Eccoci all’atto conclusivo della stagione e chi se l’è goduta in diretta ha sicuramente capito perché l’NBA non gioca il Lunedì della Finale NCAA.
Su come sarebbe stata impostata la partita dagli allenatori, esperti e meno esperti si sono sbizzarriti nelle più diverse ipotesi sebbene tutti fossero convinti di assistere ad una splendida partita. E così è stato sebbene con protagonisti inattesi.
L’incontro inizia con 7 punti consecutivi di Trey Burke ma il vero eroe del primo tempo in maglia Blue si mette in azione subito dopo ed ha un nome inatteso: Spike Albrecht che in 11’ di grazia nel primo tempo segna 17 punti tirando 6su7 dal campo (4su4 da 3pti).
Con Michigan avanti 33-21 e poco più di 3 minuti da giocare nel primo tempo la partita pare segnata soprattutto perché emotivamente i Cardinals sembrano in ginocchio ma, come nella Semifinale contro Wichita, dal mazzo viene pescato il jolly di Luke Hancock che segna 14 punti consecutivi (2 liberi e 4su4 nelle triple) riportando i suoi ad un solo punto di distacco.
Il tempo si chiude sul 38-36 (17 punti di Albrecht e 16 di Hancock) ed un non-problema-falli per entrambe le squadre visto che a 2 ci sono Burke, Stauskas, Russ Smith, Blackshear e Hancock.
Quando ad inizio ripresa sul 40 pari capita quello che Pitino non avrebbe voluto così velocemente, il 3° fallo di Hancock che deve tornare subito in panchina, ecco un nuovo protagonista: Chane Behanan che segna 9 punti con 2 rimbalzi offensivi e porta i Cardinals a +5.
In quel momento la magia che aveva circondato Albrecht durante tutto il Torneo NCAA (fino a quel momento era 9su9 da oltre l’arco) finisce e dopo aver sbagliato la prima tripla del Torneo commette un paio di forzature.
Se a questo aggiungiamo lo stupido 4° fallo di un Mitch McGary mai in partita che salta su una finta di tiro di Hancock ben oltre la linea dei 3 punti, capiamo che diversi giocatori di Michigan sono mentalmente scarichi.
Sintomatica dell’importanza che un coach come Pitino attribuisce ad ogni singolo pallone è quanto accade a 2’35 sul +8: dopo un’azione convulsa sotto il canestro di Michigan con diversi tap-in offensivi sbagliati, Russ Smith recupera un pallone e tira subito da 3 punti sbagliando ma sullo sfondo si vede Pitino che perde il suo tradizionale aplombe e si mette ad urlargli contro perché voleva usare il cronometro prima di arrivare ad un nuovo tiro.
Il pressing a tutto campo che Michigan inizia ad applicare negli ultimi minuti non porta particolari vantaggi e la partita si chiude quando, a 52” dalla fine, Peyton Siva sbaglia un tiro forzato ma Caris LaVert dopo essere saltato per prendere il rimbalzo atterra con la punta della scarpa sulla linea di fondo segnando la sostanziale resa dei Wolverines.
Questo titolo NCAA è di Rick Pitino che dopo essere stato nominato per la Hall of Fame è diventato il primo coach a vincere 2 titoli NCAA con 2 squadre diverse, è di Luke Hancock il primo a vincere il titolo di miglior giocatore partendo dalla panchina, è di Kevin Ware che è arrivato a Louisville proveniendo da una high-school che ha sede a circa 30km dal Georgia Dome, è di Peyton Siva l’unico senior della squadra, è di Russ Smith che nelle prime 4 partite del Torneo ha avuto 25,5 punti di media, è di un gruppo di assistenti al primo o secondo anno sotto coach Pitino, è dei 21.503 tifosi che mediamente hanno assistito ad ogni partita casalinga di Louisville (nella NBA solo i Bulls a 21.857 hanno una media più alta) insomma, è di una squadra che ha vinto con merito il titolo NCAA 2013.
Sbagliando, avevo previsto la vittoria di Michigan e scritto che era chiaro per chi avrebbero tifato gli Dei del basket ma qui a vincere sono stati gli uomini, gli uomini in maglia Louisville.