La prima giornata del week-end dedicato al cosiddetto Terzo Round del Torneo NCAA parte al rallentatore con sfide per certi versi intriganti ma sul campo prive di particolari emozioni, almeno nelle prime partite, che invece la Domenica non sono mai mancate.
Ma analizziamo rapidamente le singole partite.
#5VCU-#4MICHIGAN 53-78
Nel primo incontro, l’unico che vedeva una #4 contro una #5 del tabellone, si affrontavano la squadra che in stagione ha forzato più palle perse, VCU, a quella che ha la media per partita più bassa (9,2), Michigan.
La partita è durata poco più di 10 minuti, quelli che sono serviti ai Wolverines per prendere le misure alla pressione di VCU e non subirla più rischiando di vederla riaprire solo all’inizio del secondo tempo quando sul 33-45 i Rams sono riusciti a rubare un pallone con un raddoppio ma nel 2contro1 seguente l’hanno sprecato con una stupida persa. Dopo questo i Wolverines hanno aperto un parziale da 12-2 al quale i Rams non hanno più risposto.
I Wolverines sono stati bravi a perdere “solo” 12 palloni equamente distribuiti nei 2 tempi e a dominare sotto le plance (36 a 21 la conta dei rimbalzi) con i 5 titolari che segnano 75 punti.
Man of the match è stato il grezzo freshman Mitch McGary che ha trovato il momento giusto per la 3^ doppia-doppia della stagione con un 21+14 definitivo.
I ragazzi di coach Shaka Smart non sono riusciti a mantenere la partita sui ritmi abituali grazie alla pressione uomo-a-uomo e sono stati pessimi da 3pti con 10 errori consecutivi dopo il primo realizzato ed un 3su16 complessivo.
#3MICHIGAN STATE-#6MEMPHIS 70-48
Al termine di una partita che non entrerà negli annali del basket se non per il pareggio 1-1 nella statistica delle “scarpe perse durante la partita”, gli Spartans portano a casa il passaggio del turno grazie al dominio a rimbalzo ed alle 10 palle rubate.
Già nel primo tempo MSU aveva preso il controllo della partita ma i Tigers con un 16-6 negli ultimi 8 minuti l’avevano riaperta portandosi 32-29 all’intervallo.
Rientrati in campo con una maggior determinazione ed una difesa più attenta, gli Spartans concedono a Memphis solo 3 punti nei primi 9’ della ripresa chiudendo ogni discorso.
Alle telecamere non è sfuggito un litigio sulla panchina di MSU durante un time-out tra Keith Appling ed un Derrick Nix che coach Tom Izzo ha fulminato un paio di volte con lo sguardo (in campo solo con quello). Come nella partita precedente il migliore in campo è stato un freshman, Gary Harris che con 23 punti ha avuto il suo season-high anche se non è passato inosservato il 14+10 e 5 stoppate di Adreian Payne ma soprattutto le 2 schiacciate ad inizio secondo tempo che hanno riacceso lo spirito Spartans.
Josh Pastner è un ottimo allenatore e quest’anno ha nuovamente dimostrato le sue capacità portando una squadra mediocre a concludere imbattuta la Conference USA ed al Third Round del Torneo NCAA.
#1LOUISVILLE-#8COLORADO STATE 82-56
Sin dalla palla a due si è avuta l’impressione che i ragazzi di coach Pitino giocassero come il gatto col topo aspettando solo il momento buono per la zampata decisiva. In effetti una vera e propria zampata non c’è stata sebbene il parziale da 12-2 verso la fine del primo tempo ha aperto un divario che i Rams non sono più riusciti a chiudere.
Ottima la prestazione di squadra di Louisville dove in 7 hanno preso almeno 3 rimbalzi, 5 hanno almeno 2 rubate e 9 hanno segnato punti con Russ Smith top-scorer a quota 27.
Molto negativa l’ultima partita in maglia Rams del senior Dorian Green che dopo aver segnato le prime 2 triple della partita ha sbagliato 11 tiri consecutivi; per Colorado State è stato fatale il numero 19 che rappresenta il numero di canestri realizzati ma anche il numero di falli e quello delle palle perse.
#14HARVARD-#6ARIZONA 51-74
Sarà la tensione, sarà l’emozione, sta di fatto che per Harvard la partita non è mai iniziata.
Segna i primi punti con 2 tiri liberi al 3° minuto, il primo canestro solo all’8° e supera quota 7 punti col secondo canestro dal campo solo quando sul cronometro restano 8’33” del primo tempo e Arizona è a +16.
La ripresa è quindi una formalità che i Wildcats disbrigano senza alcun patema.
Impressionante la prestazione di Mark Lyons, trasferitosi ad Arizona da Xavier lo scorso anno, che segna 27 punti con un 12su17 dal campo. Non è chiaro perché coach Sean Miller abbia scelto di non dar riposo ai suoi titolari che hanno giocato tutti almeno 30 minuti tranne Parrom limitato dai falli. Ma lui conosce i suoi ragazzi e probabilmente l’ha fatto per non far scendere la tensione del Tournament.
In conferenza stampa un Tommy Amaker molto deluso per il modo in cui i suoi ragazzi hanno affrontato la partita e subito la sconfitta ad una precisa domanda ha risposto “We have tried to build a first-class program at a first-class school. We’re proud of who we represent. We’re proud of what we have been able to accomplish up to this point. Next year is a new year and we’re hopeful that we can keep gettin’ better.”
#12OREGON-#4SAINT LOUIS 74-57
La favola di Saint Louis guidata da un interim coach dal modesto passato come Jim Crews nominato a fine agosto quando Rick Majerus si è auto sospeso per i motivi di salute che poi l’hanno portato alla morte è finita. Finita con un upset teorico visto che Oregon aveva vinto il PAC10 Tournament battendo in finale UCLA e la scelta del Committee di assegnargli una testa di serie così alta era parsa iniqua.
Della partita non c’è molto da dire, basta guardare le statistiche per vedere che i Ducks hanno numeri nettamente migliori in quelle fondamentali: 52,8% vs 37,7% dal campo, 8su11 vs 3su21 (14,3%) da 3pti, 37 rimbalzi a 23.
Migliore in campo è stato Damyean Dotson che ha tirato col 66% dal campo e addirittura 5su6 da oltre l’arco per 23 punti complessivi, 3 rimbalzi e 2 rubate anche se va evidenziata la prestazione di Arsalan Kazemi. Kazemi è un ala iraniana transfer da Rice che in stagione è andato vicino alla doppia-doppia di media e qui ha chiuso con 8 punti e 16 rimbalzi 7 dei quali offensivi.
Nell’intervista di fine match Crews è stato chiaro “We didn’t play very well, and when you don’t play very well, especially against a team that’s very good, it’s not a very good formula. It’s one night. I’m not going to let that overshadow, these guys did remarkable job” ed in effetti solo Dwayne Evans ha giocato una partita accettabile segnando 16 punti con un 8su13 dal campo e prendendo 9 rimbalzi.
#6BUTLER-#3MARQUETTE 72-74
In questa partita giocata punto a punto per gran parte del primo tempo l’equilibrio viene rotto con 6’30” da giocare da 3 giochi consecutivi da 3 punti di Butler che riesce ad andare all’intervallo con 8 punti di vantaggio. Forse questo vantaggio illude i Bulldogs che mollano mentalmente e permettono a Marquette di rientrare sfruttando una prestazione monstre di Vander Blue che nel solo secondo tempo segna 19 punti dei suoi 29 complessivi.
Sul 69 pari e 60” da giocare Butler ne combina di tutti i colori con un tiro stoppato, uno sbagliato, una persa, un libero sbagliato, una tripla sbagliata e 3 falli, si trova 70-74 con 4” sul cronometro. Dopo aver segnato un tiro velocissimo ed aver costretto Blue a sbagliare la rimessa, Butler si trova con 3 secondi ed una rimessa in attacco, ma proprio quando sembra aver riacciuffato la partita per i capelli qualcosa salta e la palla finisce a 2metri dall’arco dei 3pti in mano al centro Andrew Smith che non riesce nemmeno a tentare il tiro della disperazione.
La giornata di Buzz Williams era iniziata con il ricovero della moglie per una appendicectomia di emergenza e termina con un biglietto per le Sweet Sixteen, cosa che a Marquette non capitava dai tempi di coach Al McGuire nei primi anni ’70.
Nel tabellino dei Bulldogs spiccano i 24 punti di Rotnei Clark, un senior transfer da Arkansas, ma realizzati grazie a 17 tentativi dal campo ed un paio di air-ball non da lui ed un 17+8 del citato Smith.
#9WICHITA STATE-#1GONZAGA 76-70
Ed ecco il primo vero upset previsto da pochi che porta all’eliminazione della 6^ delle prime 8 teste di serie del West Regional e la prima #1, testa di serie che diversi analisti avevano criticato prima del Torneo. La partita gli Zags l’avevano in mano ma è sfuggita loro negli ultimi 6’ quando gli Shockers hanno segnato 25 punti con un 5su5 da 3pti mentre Kelly Olynyk ha sbagliato altrettanti tiri dal campo.
E come ha poi sottolineato coach Mark Few “They deserve ton of credit. It’s the first time in a while someone made 50 percent on us, and to bang in 14 3s (overall) is pretty amazing”. In effetti Wichita State ha tirato 25su50 dal campo con 16 assist e 14su28 da 3pti con 6 giocatori a segno da oltre l’arco, percentuali che hanno permesso loro di sopravvivere nonostante Gonzaga abbia dominato 36 a 27 a rimbalzo con addirittura 20 di questi offensivi.
Per Wichita State hanno segnato 16 punti sia Ron Baker che Cleanthony Early dalla panchina mentre tra i Bulldogs i 26 punti di Olynyk sono arrivati con un pessimo 8su22 dal campo (10su14 dalla lunetta) ed i 19 di Kevin Pangos con un modesto 6su17 (4su12 da 3pti).
#12CALIFORNIA-#4SYRACUSE 60-66
A California non riesce il secondo upset ed esce sconfitta in maniera più evidente di quanto il risultato finale potrebbe lasciar intendere perché i Golden Bears non sono mai stati in partita: dopo 7’ il punteggio era 2-11 e nel secondo tempo il distacco è sempre stato tra i 6 ed i 10 punti. Con questo non che gli Orangemen abbiano di che bearsi visto che nel secondo tempo hanno realizzato solo 6 canestri rimanendo 12’ senza segnarne ed hanno sbagliato ben 15 tiri liberi. Jim Boeheim riassume così la partita “It was not pretty, honestly, I don’t think I can describe it. It was about as ugly as I think it can get”.
Il migliore in campo questa volta si trova tra gli sconfitti perché i 22 punti e 14 rimbalzi di Richard Solomon rappresentano la sua 4 doppia-doppia ed entrambi career-high mentre l’atteso Allen Crabbe, giocatore dell’anno della Pac-12, con 8 punti e 4 rimbalzi non riesce a ripetere quanto fatto nell’upset di UNLV.
Sulla sponda Syracuse i meno peggio sono stati James Southerland con 14 punti, 9 rimbalzi, 2 assist e 4 rubate insieme a C.J.Fair che finisce con un 18+6 e 2 rubate.
#10IOWA STATE-#2OHIO STATE 75-78
Il mio titolo di un articolo su questo incontro sarebbe “Craft vince la partita ma non convince nelle scelte di gioco”. Se ci limitiamo all’ultima azione è evidente come la vittoria stia in quel tiro da fuori col difensore in faccia ma se analizziamo l’ultimo minuto ci sono diversi appunti da fare: col punteggio di parità e 59” sul cronometro normalmente si gioca sui 2 possessi con un tiro veloce che lasci palla agli avversari con 45-50” in modo da avere l’ultimo tiro della partita con almeno 10-15” a disposizione mentre Craft ha giocato col cronometro andando ad un tiro dopo 28”; questo tiro è stato forzato giocandoselo 1contro1 e solo perché il rimbalzista di Iowa State non è riuscito a controllare la palla i Buckeyes hanno avuto la rimessa per l’ultimo tiro della partita; nel time-out prima della rimessa, non essendo Thad Matta l’ultimo degli allenatori ed avendo 30” da gestire, non credo abbia disegnato uno schema che prevedesse un 1contro1 di Craft, tiratore piazzato mediocre, con un tiro da fuori forzato e in faccia a un difensore alto 5” più di lui. In ogni caso, qualunque cosa si dica o scriva, Craft ha segnato e portato nuovamente Ohio State alle Sweet16.
Al termine di una splendida partita dove l’atletismo dei Cyclones ha avuto il sopravvento sul fisico dei Buckeyes dominando 35 a 20 a rimbalzo, Fred Hoiberg, coach di Iowa State, non ha nulla da rimpiangere perché i suoi sono arrivati ad un passo da un upset con uno dei migliori difensori sulla palla, Chris Babb, fuori dopo l’intervallo per una distorsione ed una decisione arbitrale che ha già aperto una discussione: a 1’41” dalla fine e ISU sopra di 1 punto a Will Clyburn viene fischiato uno sfondamento ed annullato il canestro quando il difensore, il solito Craft, non pestava la linea del semicerchio sotto canestro solo perché aveva un piede sollevato: se fosse una posizione difensiva legale o meno lo deciderà in off-season la commissione arbitrale NCAA. Per ora resta la vittoria di OSU.
#9TEMPLE-#1INDIANA 52-58
Questa partita ha sicuramente chiarito chi è il giocatore dell’anno di Indiana. Nooooooo, non Cody Zeller bensì Victor Oladipo che oltre alla tripla che ha suggellato la vittoria aveva già messo tutta la sua solita energia oltre a 16 punti e 8 rimbalzi. Zeller sicuramente ha fatto la sua parte aggiungendo 15 punti e 6 rimbalzi ma anche 6 perse ed un trattamento “di riguardo” da parte degli arbitri che hanno limitato l’atletismo difensivo degli Owls. Da notare poi che il vero gioco chiave della partita è venuto prima della tripla di Oladipo quando a 2’21” dalla fine sul 52-50 per Temple, Christian Watford con una imperiosa stoppata ha impedito una schiacciata a Anthony Lee ed aperto il 10-0 che ha chiuso l’incontro.
Anche qui il migliore in campo è stato un giocatore della squadra sconfitta e precisamente Khalif Wyatt che giocando tutti i 40’ ha segnato 31 punti con 12su24 dal campo.
Quando a Tom Crean è stato chiesto cosa fa un’allenatore quando la sua squadra, favorita, incontra le difficoltà che oggi hanno avuto gli Hoosiers lui ha risposto candidamente “That’s when you just pray”.
#8NORTH CAROLINA-#1KANSAS 58-70
Dai nomi delle squadre si potrebbe pensare di essere ad un Regional oppure alle Final Four mentre siamo solo alla seconda partita del Torneo ed una squadra si fermerà qui. Per la prima parte dell’incontro UNC aveva assaporato il dolce gusto di una sorpresa grazie alle pessime percentuali al tiro dei Jayhawks (25% con 0su6 da 3pti) ma nell’intervallo coach Self ha tranquillizzato i suoi dicendo ” Hey, just keep doing what we’re doing, we’ll be fine” e così è stato: nel secondo tempo Kansas tira col 63% dal campo chiudendo il parziale 49-28. Se si aggiunge che UNC ha continuato a tirare malissimo e Jeff Withey si è riconfermato da draft diventando il 4° giocatore a registrare 15 punti, 15 rimbalzi e 5 stoppate in una partita di Tournament (prima di lui solo Joakim Noah, Tim Duncan e Joe Smith), il risultato si spiega.
Nel tabellino di Kansas la prestazione complessiva di Withey viene in parte oscurata da quella di Travis Releford che segna 22 punti e prende 8 rimbalzi con 3 rubate tirando 9su13 dal campo mentre in quello di UNC spicca P.J.Hairston che sfiora la doppia-doppia con un 15+9 pur tirando col 33%.
#11MINNESOTA-#3FLORIDA 64-78
Ennesima partita decisa già a metà del primo tempo, chiuso poi 48-27 per i Gators, grazie alla prestazione di Mike Rosario che segna 20 dei suoi 25 punti complessivi e dopo 12’ era a quota 15, gli stessi punti segnati fino a quel momento da Minnesota. La ripresa è stata poi una formalità da sbrigare prima della sirena finale che ha portato Florida e Billy Donovan alle Sweet16 per il terzo anno consecutivo.
Tra i Gophers la delusione era palpabile tant’è che coach Tubby Smith ha detto “We couldn’t get any flow. When your point guard is your best shooter and your best scorer, it makes it tough” (Smith è stato licenziato da Minnesota il giorno dopo la partita, ndr).
Oltre a Rosario che ha chiuso 6su9 da 3pti, in doppia-doppia sono andati Erik Murphy (15+4) e Scottie Wilbekin (12 punti e 6 assist).
Minnesota porta in doppia cifra 4 titolari ma complessivamente tira col 40% dal campo (56,8% la percentuale di Florida) e dalla panchina arrivano solo 4 punti.
#15FLORIDA GULF COAST-#7SAN DIEGO STATE 81-71
Se coach Andy Enfield di FGCU fin’ora era conosciuto (e invidiato) per la moglie, la supermodella Amanda Marcum, adesso potrà vantarsi di aver fatto la storia NCAA portando per la prima volta nel Tournament una #15 tra le Sweet16. Come avevamo fatto notare nell’articolo di presentazione delle prime qualificate al Torneo, FGCU ad inizio stagione aveva battuto Miami (FL) e 3 delle 5 sconfitte in partite di off-Conference erano venute con squadre di rango come VCU, Duke e Iowa State. Dopo la sorprendente vittoria con #2Georgetown, gli Eagles affrontano a viso aperto anche SDSU e ripetono una prestazione da incorniciare questa volta conclusa col 55,9% dal campo.
Difficile dire se il migliore in campo sia stato Bernard Thompson che bissa i 23 punti segnati a G’town, Brett Comer che ripete la doppia-doppia con 10 punti e 14 assist oppure Sherwood Brown con 17 punti (6su8 dal campo), 8 rimbalzi, 2 assist e 2 rubate.
Per gli Aztecs è emblematica l’affermazione di coach Steve Fisher “They play with a swagger, and they have a right to do that, You can have that look and feel, but you have to compete and play to earn your spurs, and they’ve done that”.
#13LA SALLE-#12OLE MISS 76-74
Nella sfida tra Cinderella ha la meglio La Salle che l’ultima volta tra le Sweet16 c’era stata quando il Torneo era a 24 squadre, al termine di una partita molto equilibrata con una Ole Miss mai doma.
Quando i Rebels riguarderanno il finale di questa partita avranno di che mordersi le mani perché sopra di 2 punti con 1’32” da giocare e palla in mano sono più le partite che si vincono di quelle che si perdono ma in questa occasione Ole Miss sbaglia 3 tiri e perde un pallone sanguinoso sul 74 pari con 32” da giocare. A quel punto ci mette del suo Tyrone Garland, sesto uomo di lusso degli Explorers, che segna in penetrazione tirando fuori equilibrio in faccia a Reginald Buckner di Ole Miss ed al termine della partita afferma “He (Buckner) blocked my shot a couple times during the game, but I ain’t scared of nobody, I went in there and knew if I could get an open shot, I could make it”.
Fondamentale per La Salle l’apporto di Ramon Galloway che segna 24 punti tirando 8su13 dal campo (6su10 da 3pti) e di Tyreek Duren che aggiunge 19 punti con il loro allenatore, John Giannini, che afferma “We’re not Cinderella, We didn’t get lucky. This isn’t a fluke”.
Il miglior giocatore dei Rebels in stagione, Marshall Henderson, in questa fondamentale partita con 21 punti mantiene la sua media di realizzazione stagionale ma gestisce male i palloni finali e ad un intervistatore dice “We’re going home and it stinks because I know a lot of people that are around are going to pat us on the back and tell us we did a great job but the way I played there at the end I feel that I was totally a disgrace to my teammates and let them down”.
#7ILLINOIS-#2MIAMI (FL) 59-63
Come nella partita Iowa State-Ohio State il risultato finale è stato influenzato da una decisione arbitrale che in questo caso lascia molti dubbi circa la sua correttezza.
Sul 57-55 per Miami, con 42” sul cronometro D.J.Richardson di Illinois prende una tripla che non tocca il ferro e viene deviata fuori da un tocco che, per tutti tranne che per gli arbitri, è di Kenny Kadji di Miami. Per quanto la panchina degli Illini protesti gli arbitri non riguardano l’azione assegnando la rimessa agli Hurricane che poi dalla lunetta suggellano la vittoria finale.
Ammirevole la sportività di coach John Groce che nelle interviste del dopo partita stoppa qualsiasi eventuale polemica affermando “You saw the same video I did, hard game to officiate … 50-50 calls are hard sometimes”. Tra i suoi da evidenziare positivamente la doppia-doppia da 12+12 di Nnanna Egwu ed i 18 punti di Brandon Paul mentre più che della chiamata arbitrale, la sconfitta è figlia del 1su11 di D.J.Richardson.
Per Miami il miglior giocatore è stato Rion Brown che, uscendo dalla panchina, segna 21 punti con 5 triple su 10 tentativi e 5 rimbalzi in 29 minuti.
#7CREIGHTON-#2DUKE 50-66
Nell’ultima partita del week-end i Blue Devils sapevano che per passare il turno dovevano limitare Doug McDermott e per questo hanno impostato la difesa con dei continui cambi difensivi sui blocchi. Questa scelta che normalmente non viene utilizzata nella NCAA ha dato i suoi frutti perché ha consentito di mantenere sempre un uomo sl tiratore anche a costo di concedere alcune opportunità al bloccatore o commettere qualche fallo in più. Il risultato è stato che McDermott offensivamente ha chiuso 4su16 dal campo segnando dalla lunetta 12 dei suoi 21 punti mentre il resto della squadra ha tirato molto male, soprattutto da 3pti dove hanno segnato 1 canestro su 15 tentativi.
Oltre a McDermott che ai 21 punti ha aggiunto 9 rimbalzi, nessun Bluejays è andato in doppia cifra con Gregory Echenique che si è fermato a 9 punti e 6 rimbalzi e Grant Gibbs che ha segnato 8 punti e preso 5 rimbalzi.
Con Mason Plumlee e Ryan Kelly limitati dai falli i punti son venuti dalle guardie con i 21 punti di Rasheed Sulaimon ed i 17 aggiunti da Seth Curry anche se Duke ha tirato con un modesto 38,8% dal campo. A parziale scusante Krzyzewski ha detto “It was just so difficult, It was the best defense we played all year”.