Stagione difficile da analizzare quella in corso che fin’ora ha visto alternarsi al primo posto del ranking ben 4 squadre diverse (Louisville, Duke, Michigan e Indiana) ed in quest’ordine si sono alternate in testa tra la 11^ e la 14^ settimana.
Ma i ranking sono classifiche soggettive influenzate dalle opinioni di giornalisti o allenatori mentre la classifica oggettiva per antonomasia, quella RPI, mostra nelle prime 3 posizioni squadre come Miami e New Mexico che non erano in nessuna classifica di preseason con, almeno per gli Hurricanes (imbattuti nell’ACC), delle possibilità di essere una testa di serie #1 nel Tournament.
Ancora più difficili sono i ragionamenti sul Player of the Year che in preseason sembrava già assegnato a Cody Zeller salvo poi sfuggirgli di mano quando è stato evidente che l’uomo chiave degli Hoosiers non è lui ma Victor Oladipo. Poi tra Dicembre e Gennaio è stato il momento di Shabazz Muhammad che ha sospinto i Bruins a 10 vittorie consecutive con 19,6 ppg ed il 47% da 3pti, ma poi 3 sconfitte in 4 partite hanno nuovamente offuscato un giocatore da sicura lotteria. Quasi dal nulla è emerso Ben McLemore, un freshman di Kansas non particolarmente quotato in preseason, che per qualche settimana è rimasto sulle prime pagine dei giornali salvo sparirne ora che i Jayhawks hanno perso 3 partite consecutive.
In una stagione senza dominatori, la scelta del POY più che dalle prestazioni stagionali sarà influenzata dalle prestazioni dei singoli e delle squadre nel Torneo NCAA ed oltre ai citati Zeller, Muhammad e McLemore la cerchia dei papabili non può non comprendere Nerlens Noel di Kentucky, Michael Carter-Williams di Syracuse, Glenn Robinson III di Michigan e perché no James Michael McAdoo qualora UNC dovesse miracolosamente risorgere piuttosto che Otto Porter di Georgetown.
Ma facciamo un rapido giro delle principali Conference.
Atlantic10
Butler (20-5 – RPI 18) al secondo anno nella A10 sta incontrando i problemi che la scorsa stagione l’hanno portata al CBI anche se la posizione RPI le sarà molto di aiuto. Migliore squadra sulla carta, e non solo per i risultati, è VCU (21-5 – RPI 35) che quest’anno faticherà a trattenere sulla panchina Shaka Smart nonostante sia sotto contratto fino al 2019.
ACC
A sorpresa Miami (20-3 – RPI 2) è imbattuta dopo aver sweeppato UNC e Florida State, espugnato il campo di NC State e battuto Duke in casa di 27 punti e coach Jim Larranaga è un serissimo candidato al titolo di allenatore dell’anno. Anche Virginia (18-7 – RPI 78) va considerata una sorpresa sebbene si dovrebbe guardare il facile calendario ma anche le 6 sconfitte subite contro squadre che hanno posizioni RPI superiore alla 100. Di contro ci si doveva aspettare di più da NC State (18-7 – RPI 21) che sta proseguendo nella sua lenta quanto all’apparenza inarrestabile discesa in tutte le classifiche.
Big XII
E’ vero che Texas Tech (9-14 – RPI 226) è sostanzialmente allo sbando, Bob Huggins sta avendo a West Virginia (13-12 – RPI 100) la peggior stagione della sua trentennale carriera, TCU (1-11 – RPI 224) è venuta nella Big12 prevalentemente per il football e Texas (11-13 – RPI 140) ha potuto schierare il suo miglior giocatore, Myck Kabongo, solo da 2 partite a questa parte, però la stagione è complessivamente positiva. Le altre 6 squadre sono tutte tra le prime 55 posizioni della classifica RPI e In-the-bubble per un posto al Torneo NCAA.
Big East
In quella che probabilmente è la Conference più equilibrata della nazione, con ben 12 squadre su 15 tra le prime 100 RPI, il titolo di sorpresa dell’anno se lo giocano Pittsburgh (20-6 – RPI 32) e UConn (17-7 – RPI 31).
I Panthers perché nessuno se li aspettava con un tale record e così tante vittorie di prestigio ma anche UConn che dopo un anno difficile come quello trascorso, sapendo di essere esclusa dalla prossima postseason e con un coach all’esordio assoluto ed un solo anno di contratto (già a Dicembre prolungato di 5 anni) ha sorpreso con vittorie come quella all’esordio ai danni di Michigan State o la recente con Syracuse.
Big Ten
Superato il periodo nel quale Indiana (23-3 – RPI 12) non convinceva, ora gli Hoosiers devono fare i conti con la caviglia che Victor Oladipo si è slogato nell’ultimo incontro perché se anche non dovesse saltare nessuna partita, psicologicamente potrebbe far cambiare qualcosa nel gioco i Oladipo. MSU (21-4 – RPI 5) arriva alla sfida di Martedì prossimo con Indiana (all’andata gli Hoosiers vinsero di 5 punti) che probabilmente deciderà il campione di Conference. Nonostante il record nelle partite di BigTen, Minnesota (18-7 – RPI 13) è una delle squadra rivelazione della nazione perché nessuno pensava che con un calendario così duro (3^ Strenght of Schedule) potesse fare così bene (13^ RPI).
Mountain West
Una lanciatissima Colorado State (19-4 – RPI 14) con 6 vittorie consecutive si catapulta al secondo posto di Conference ed al 24° del ranking e si prepara alle 2 sfide con UNLV (18-7 – RPI 19) e New Mexico (22-4 – RPI 3) che chiariranno molti punti della sua stagione. Di contro i Runnin Rebels devono convincere i loro detrattori che la discontinuità avuta nelle partite di Conference è dovuta alla durezza della MWC mentre i Lobos devono dimostrare di meritare quel seed fra il 2 e il 4 nel tabellone che al momento avrebbero.
PAC-12
Quel titolo di campione della regular season che tutti sia spettavano sarebbe stato facilmente appannaggio di UCLA (19-7 – RPI 41), è invece nelle mani di Oregon (21-5 – RPI 39) che ha una vittoria in più e battuto i Bruins nello scontro diretto in trasferta. Arizona (20-4 – RPI 9) ha gettato al vento le sue chance perdendo le ultime 2 partite contro avversarie non insuperabili: California e Colorado.
SEC
Conference strettamente nelle mani di Florida (21-3 – RPI 4) che la sta dominando in lungo e in largo grazie ai 3 Kenny Boynton, Mike Rosario e Erik Murphy ed a quel Patrick Young che non riesce ad esplodere e fornisce sempre più strumenti ai suoi detrattori. E’ vero che giocare senza un sicuro all-star come Nerlens Noel non è facile, ma per Kentucky (17-8 – RPI 44) prendere 30 punti da una mediocre Tennessee è veramente un pessimo segnale; a prescindere dal punto da cui lo si guarda.