Brindisi, 30 dicembre 2012 – Quest’ACEA Virtus Roma edizione 2012-12 non ne vuol sapere di smettere di stupire il proprio pubblico e la platea italica e vìola uno dei campi più caldi del momento, quello del Palapentassuglia di Brindisi, regalandosi un Capodanno con i fiocchi e lanciandosi decisamente alla conquista di uno degli 8 posti disponibili per le F8 di Milano.
E’ stata un’ACEA maldestra, arruffona per buona parte del match, una Virtus Roma che ha prima concesso per quasi tre quarti di gara ad una Brindisi quasi perfetta un controllo sereno ma non totale della sfida per poi sferrare un micidiale parziale da 0-19 sino al 36° (da 61-57 alla sirena del terzo intervallo, 61-76 appunto a 4 minuti dal termine), che ha letteralmente mandato in overload di giri la bella macchina costruita quest’anno da Piero Bucchi sino alla vittoria finale, non propriamente comoda nell’andamento convulso dei minuti decisivi allorquando Reynolds & Co. davano il meglio di loro stessi per ricucire lo stappo generatosi in quei pazzeschi 6 minuti iniziali del quarto finale.
Una vittoria tonante quindi, proprio come il rumore susseguente al fatidico lampo nel bel mezzo di un temporale perché arrivata quando pochi avrebbero scommesso sulle chances di una Virtus capace di portare il match dalla propria parte con grande, grande fatica. All’inizio l’atteggiamento dei capitolini era incarnato dalla prova del peggior Datome della stagione: lenta, compassata, quasi molliccia contro una Brindisi non trascendentale ma coerente sin dalla prima palla a due con il proprio piano di gioco nella sua concretezza nello sfruttare le solite palle perse degli avversari. Era quello che Roma avrebbe dovuto evitare, facilitare cioè tiri in transizione ai fucilieri biancoblù, specialmente Gibson e Richardson. Ma, “controllati” abbastanza benino le due guardie pugliesi, il proscenio l’occupava l’azzurro Jeff Viggiano che nel solo primo quarto metteva a segno poco più di quanto mette a segno in media durante la stagione, Signori e Signore serviti 12 punti al 10°, Brindisi avanti 20-11 e Palapentassuglia, splendidamente gremito in ogni ordine di posto tanto da consentire la diretta anche nella zona del brindisino, a spellarsi le mani.
E Roma? Come le stelle del famoso romanzo di Cronin, a guardare i padroni di casa con un solo canestro da tre di un Goss che si sarebbe poi rivelato letteralmente come il trascinatore della serata.
Bicchiere mezzo pieno: ma come, giochi così malino e perdi solo di 9? Bicchiere mezzo vuoto: non funziona niente in attacco, quasi come capita in tutte le trasferte di quest’anno nel primo periodo: Taylor poco deciso; Czyz presente ma molto casinista nel pitturato; D’Ercole poco rapido nel circolare la sfera; Lorant non pervenuto e Datome da due stoppate subite da Super Viggiano in due minuti. Bene solo Goss e Lawal, quest’ultimo con due falli sul groppone in attacco.
Dal secondo periodo il passo di marcia della Virtus. Passato lo scoramento del 13° per il +11 regalato a Brindisi da Grant sul 30-19, vantaggio assolutamente meritato e giusto, la lenta risalita firmata Phil Goss prima firma (prestazione conclusiva da ben 30 punti e 25 di valutazione con 4/5 dalla lunga), ma globalmente denotando una tenuta mentale ai limiti del mostruoso che avrebbe poi schiantato di fatto l’avversario nei primi 6 minuti del quarto finale. Contro questa ENEL e contro questo assordante e sfavillante pubblico sarebbe stato logico perdersi nelle pieghe di questi dettagli per naufragare, in fin dei conti ci può stare dopo un girone vissuto al di sopra di ogni rosea previsione. Invece no.
Da quel 30-19 cominciava la risalita della Virtus seppur con qualche ricaduta al 25° ad opera di Gibson che portava sul 52-41 l’ENEL. Goss su tutti e finalmente un Bobby Jones che vergava a chiare lettere il proprio nome sul referto della gara (16 p.ti, 22 di valutazione): difesa dura su di un Richardson perfetto, a tratti imprendibile in attacco per un troppo macchinoso Czyz nel terzo periodo, rimbalzi e falli subiti in difesa a rimbalzo contro Ndoja e Simmons nel terzo e quarto periodo ma, soprattutto, 10 punti fondamentali per consegnare alla propria squadra quel +15 al 36° con un repertorio completo fatto da due triple, due liberi ed un coast-to-coast d’applausi. Sarà stata forse l’aria del Palapentassuglia che ha evocato nell’ala in maglia Virtus la sfida persa questa estate con addosso la casacca di Pistoia per andare in Lega A, sarà stata la sensazione di dover far vedere qualcosa di positivo dopo alcune prove insipide, sarà stato quel che volete ma oggi Jones ha fatto vedere cosa potrebbe fare se il suo interruttore cerebrale avesse un voltaggio adeguato, evitando vistosi cali d’energia.
Jones e Goss su tutti ma non si può dimenticare il contributo di un Lawal, meno roboante del solito rispetto al mostruoso risultato di domenica scorsa con 13 p.ti per lui stasera ma con 8 rimbalzi in carniere, esattamente quanti presi da un confusionario ma efficae Czyz (7 p.ti alla fine ma poca cattiveria palla in mano a pochissimi centimetri dal ferro avversario), ma una minaccia costante per i lunghi brindisini, surclassati a rimbalzo con un nettissimo globale 46 a 28. Per il resto bene ma non benissimo D’Ercole, oscuro nel suo lavoro difensivo e con il solito 50% da tre mentre da rivedere nella dinamica della gestione del possesso Taylor ma si sa, quando si è giovani gli sbalzi di rendimento sono dietro l’angolo. In ombra Lorant apparso insolitamente poco incline alla battaglia come invece da caratteristica. Unica nota stonata complessiva, il 38,3% da dentro l’arco che però si compensa con un ottimo 50% da fuori lo stesso arco.
Dipinta quindi per l’ACEA l’ottava meraviglia della stagione su tredici gare, la quinta su sette in trasferta e vincendo su campi decisamente al calor bianco come appunto Brindisi, Avellino e Venezia. Una stagione esaltante contro ogni pronostico, aspettando una Final Eight che promette bene se verrà affrontata con questa convinzione e ferocia psicologica.
Cosa dire di Brindisi infine? Vertigine da quartieri alti? Troppa pressione per un roster ancora troppo tenero per queste sfide? Al momento la stagione dei pugliesi è esattamente identica nei concetti espressi per Roma con però “l’aggravante” che l’ENEL deve ancora vedersela contro Bologna e Milano nelle ultime partite prima della fine del girone d’andata, perciò F8 al momento non sicure anche alla luce di una solidità venuta meno questa sera, nel momento in cui Roma ha sferrato l’uppercut definitivo. Benissimo Viggiano, bene Gibson e bene anche Richardson ma è difficile puntare in alto senza un pacchetto di lunghi adeguato ed un playmaker come Reynolds non in grado di gestire con l’opportuna lucidità i possessi importanti nel momento di massima crisi nel periodo finale, se l’ENEL avesse un buon centro potrebbe essere decisamente competitiva. Attendiamo la fine del girone d’andata per capire come andrà a finire ma al momento solo applausi per Bucchi ed i Suoi Ragazzi.
All’anno prossimo !
ENEL Brindisi – ACEA Virtus Roma 82 – 86
Parziali: 20-11; 23-26; 18-20; 21-29
Progressione: 20-11; 43-37; 61-57; 82-86
MVP: Phil Goss griffa una prestazione da urlo. Si carica letteralmente quasi tutto il peso dell’attacco e tiene a galla l’ACEA sonnacchiosa e lenta dell’inzio gara per poi guidarla oltre le secche nel momento decisivo, anche grazie ad un ottimo Bobby Jones. Bene anche Jeff Viggiano.
WVP: Taylor si becca un -2 in termini di valutazione. Un passo indietro dopo le belle prove passate ma il ragazzo c’è e si farà. In maglia biancoblu male Simmons, se Brindisi vuole crescere deve crescere anche il rendimento del suo centro.
Fabrizio Noto/FRED
3 Comments
Roberto
Sono contentissimo, questa squadra ha ancora dei limiti enormi, però ha un cuore grande così. L’essere riusciti a vincere su un campo tanto difficile come Brindisi, nel giorno della peggior partita di Datome dall’inizio del campionato, è la dimostrazione che Roma è in primo luogo una squadra. Infatti solo attraverso uno sforzo collettivo si possono compensare le giornate storte dei singoli. Goss, che era mancato contro Sassari, si è ampiamente rifatto a Brindisi, tenendo a galla praticamente da solo l’Acea fino all’inizio del quarto quarto, quando i romani hanno messo le mani sulla partita grazie a un parzialone di 19 a zero! Roma ha i pregi e i limiti di una squadra giovane: tanto entusiasmo, energia, forza fisica ma anche inesperienza e discontinuità di rendimento anche all’interno della stessa partita. Lo si è visto chiaramente nei minuti finali con Brindisi, con tutti quei palloni persi banalmente. E qui mi tocca dare la solita tirata d’orecchi a Taylor: va bene che non sei Mike D’Antoni, va bene che ti fai intercettare i passaggi e non riesci a battere il pressing, però non puoi sgambettare il giocatore avversario che ti ha appena rubato la palla! Sono sicuro che se avesse avuto a disposizione Dagunduro, Calvani avrebbe rispedito Taylor in panchina fino al fischio finale. Errori di gioventù, direbbe Fred, e sicuramente è così. Però in quel ruolo una squadra che si rispetti deve avere giocatori affidabili. Per il resto sono d’accordo con Fred: Czyz troppo casinista, Lawal appena sufficiente, Lorant impalpabile. Alla fine il fattore imprevisto che ha deciso la partita è stato il risveglio improvviso di Bobby Jones, favorito anche da un regalino della terna arbitrale (il tiro da tre che è costato il tecnico a Bucchi era chiaramente viziato da una infrazione di passi). Meglio così: ho notato che quest’anno Roma, con il suo gioco, è riuscita a guadagnarsi anche il rispetto degli arbitri (tranne che con Siena e Bologna…). Adesso che il primo obiettivo stagionale è stato praticamente raggiunto, la F8 di Milano, chiedo a Calvani una ultima soddisfazione: devono asfaltare Biella. Poi possono anche perdere due partite di seguito, non mi interessa. Ma con Biella non devono avere la minima pietà!
FRED
Sai Roberto, Roma quest’anno è così: gioca bene Jones, non si vede Lorant e viceversa, è una squadra assemblata da squadra nel vero senso della parola, i progressi si faranno perchè ancora non s’è vista la partita dove tutti danno il massimo (forse contro Reggio Emilia?), quando la vedremo potremo dire che il progetto è giunto a termine, il problema sarà mantenere costante il rendimento ma questo è un altro discorso. Godiamoci queste F8 e se il sorteggio ci da una mano (evitando subito Siena o Sassari), si può sperare in una buona Coppa Italia.
Roberto
Hai perfettamente ragione, del resto Calvani lo ricorda spesso: la continuità la si raggiunge con il tempo, giocando assieme mesi e mesi. Lui fa sempre l’esempio di Cantù e di Sassari, che c’hanno messo due-tre anni per diventare team di prima fascia. Ovviamente mi auguro che Roma bruci le tappe, ma razionalmente mi rendo conto che sarebbe già tanto se questo progetto continuasse anche l’anno prossimo. Speriamo che con i risultati di quest’anno si riesca ad attirare l’attenzione di qualche altro imprenditore disposto a investire. Per quanto riguarda la Coppa Italia invece non sono d’accordo. Ovviamente Siena e Sassari sono due squadre fortissime, le abbiamo viste vincere a Roma. Però, a mio avviso, sono meno “quadrate” rispetto a Cantù e alla Varese di quest’anno. A me non piace il modo di giocare nè di Siena nè di Sassari, anche se ne riconosco l’efficacia. Un gioco troppo perimetrale, essenzialmente fondato sul tiro da tre punti e molto poco sul gioco nel pitturato. Ovviamente Siena e Sassari sfruttano al meglio le caratteristiche dei loro giocatori, vista la presenza nei rispettivi roster di molti grandi tiratori da fuori. E tuttavia si sa che il tiro da tre punti è un’arma a doppio taglio: se entra ti fa vincere le partite, ma se non entra te le fa perdere. Siena ha vinto a Roma anche perchè, nel momento clou, Ress ha infilato un tiro dalla linea dei 6,75. Sassari ha vinto a Roma grazie alla consueta vena dei fratelli Diener ma anche grazie a un tiro da tre di Vanuzzo inspiegabilmente lasciato solo. La controprova di quanto sto dicendo sta nelle sconfitte casalinghe di Sassari contro Brindisi e con i francesi dell’Orleans. Insomma, mentre contro Siena e Sassari puoi sperare in una giornata no dei loro tiratori, Varese e Cantù devi batterle. Per cui preferirei giocarmela con le prime due, anche se Roma resterebbe comunque sfavorita.