VERONA – Lotta con grinta e cuore una Tezenis rimaneggiata, conduce a lungo e tiene testa ad una delle squadre più in forma del campionato, arrendendosi solo agli oggettivi limiti fisici e ad una prestazione super di Mays che vale il 63-65 finale. La stella di Scafati si dedica alla difesa nel primo tempo, poi esplode a cavallo dei quarti finali con cinque triple consecutivi chiudendo a 29 punti di cui 23 solo nella seconda frazione. Westbrook esce nettamente sconfitto dal duello, non fa meglio di lui un limitato McConnell che gioca con le marce e alla fine si trova nella parte scomoda di uomo partita in negativo con gli errori decisivi ai liberi. Non basta quindi alla Tezenis una difesa di alto livello e il solito dominio ai rimbalzi griffato Lawal, anche perché Da Ros e Ghersetti combinano per 4/14 dal campo mentre Slay sonnecchia ma esce nel momento clou. Il PalaOlimpia comunque capisce e applaude i ragazzi di Ramagli, che avrebbero meritato di giungere a questa sfida in condizioni migliori.
C’è Boscagin, che però non entrerà mai, ma non ancora Chessa. Dall’altra parte fuori ancora il lungodegente Porta con spazio in quintetto per Sorrentino. La neve e la diretta tv tengono lontano qualche spettatore, con il palazzetto che non è certo gremito. Prima della partita premiato il capitano ospite Ghiacci recordman di presenze in Legadue.
La sfida inizia con Ganeto cerca di mettersi al centro dell’attacco ma con pessimi risultati, non aiuta un McConnell ancora indietro e così dopo due minuti l’unico canestro è una tripla di Sorrentino. Non segna nessuno, Scafati fa solo confusione mentre Verona controlla i rimbalzi ma ha la mano fredda da fuori, tanto che dopo sei minuti il punteggio è ancora fermo sul 6-9. Mays e Westbrook si annullano a vicenda e così è il sempre attivo Ganeto a fare 12-11 a due dalla fine. Il primo break lo firma il protagonista inaspettato De Nicolao, che prima segna in entrata poi trova due assist per il 18-13 con cui si chiude il quarto.
Ghiacci prende in mano i suoi compagni e ricuce subito il passivo ad inizio secondo quarto, mentre la partita si fa dura, con difese asfissianti e rudezze favorite dal metro pur senza mai trascendere. Una tripla di De Nicolao vale il 23-19, Verona va presto in bonus ma Scafati non ne approfitta anche perché Bushati fa 0/2 ai liberi. Slay è ovunque ma con risultati non buoni, nemmeno la Tezenis però riesce a trovare buoni tiri mettendo però a segno un mini-break chiuso da Da Ros per il 27-19 grazie al controllo dei tabelloni. Lui e Ghersetti però non incidono fino in fondo sbagliando troppo da sotto, Mays tiene in corsa la Givova e si va al primo riposo sul punteggio non memorabile di 29-23.
Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo, con Scafati in cerca insistentemente dei propri USA e Verona che paga un McConnell in condizioni precarie e che non può certo dare la solita regia Proprio due sue iniziative, assist per Westbrook ed entrata, valgono il +11 sul 36-25 con la Tezenis che potrebbe finalmente mettere le mani sulla partita ma non riesce nell’affondo decisivo. Così, dopo qualche rimpallo sfortunato sotto canestro, entra prepotentemente in partita Mays che riporta sotto da solo o quasi gli ospiti. Quando anche Tavernari riaggiusta la mira da fuori il punteggio è ormai 38-36, Verona ha la forza e l’energia di provare a riportarsi avanti con Ghersetti e McConnell e va a fine terzo quarto avanti 44-39. Il punteggio è a favore degli scaligeri ma l’inerzia palesemente no, con Mays che sembra non poter più sbagliare e le energie che se ne vanno.
Segna Ganeto in entrata ma è un fuoco di paglia, l’ormai scatenato Mays trova di nuovo tre punti e viene seguito da Slay per il 46-44. Verona potrebbe rimettere le mani sulla contesa ma sfrutta con solo un punto un antisportivo fischiato su Ganeto, Scafati da fuori vede il canestro grande come non mai e quando non segna da fuori trova il canestro e fallo di Bushati in entrata per il 51-50 a sette dalla fine e poi supera con l’infallibile Mays dalla lunetta. Scafati ha più energia, impedisce qualunque conclusione comoda alla Tezenis e corre in contropiede appena può, ben diretta da un super Mays. Nemmeno un giusto fallo tecnico a Ghiacci porta ossigeno all’attacco scaligero dato che arriva solo un punto, e non è facile non perdersi d’animo quando hai contro un Mays che segna da otto metri per il nuovo sorpasso e poi annulla Westbrook sull’azione successiva. A tre dalla fine Slay decide di chiuderla, prima segna da fuori per il 54-58 poi da sotto per il 56-60 e l’impressione che la partita sia ormai indirizzata. La Givova vola a +7 a due dalla fine, Lawal a rimbalzo dà l’ultima speranza per aprire l’ultimo minuto sul 60-63, trema la mano a Bushati e Mays dalla lunetta e Verona la raddrizza quando sembra già persa. Arriva però la peggiore delle beffe, McConnell ha i tiri liberi del supplementare ma sbaglia, finisce 63-65.
Tezenis Verona – Givova Scafati 63-65 (18-13;11-10;15-16;19-26)
Sala Stampa
Ramagli
L’energia non si compra al supermercato. Finché ne abbiamo avuto abbiamo condotto costantemente la partita, poi qualcosa è venuto meno e siamo stati puniti nell’ultimo quarto dalla squadra che ne aveva di più e che si è potuta allenare. Pensavamo e volevamo che fosse una partita sporca, con una brillante ne avremmo presi venti, purtroppo siamo arrivati al capolinea con la spia rossa accesa e le ultime difese non sono state all’altezza del resto della gara. Chiaramente ci ha messo del suo anche Mays con due o tre canestri molto complicati che avevano spaccato la partita. Rimane il rammarico di non allenarsi mai, non essere mai assieme, non avere nei momenti caldi l’idea di potere fare qualcosa perché non hai provato abbastanza. Messo da parte questo, rimane che i ragazzi hanno dato tutto e anche qualcosa di più, chiaro che alla fine giocarla così avrebbe richiesto per quaranta minuti una tenuta che oggi non avevamo.
Avevamo 100 di energia, abbiamo deciso di metterne 80 in difesa e 20 in attacco, cercando di produrre qualcosa in contropiede e se non ne avessimo sprecato qualcuno di troppo avremmo creato un gap leggermente più alto. La partita doveva essere questa, fosse stata una partita diversa e giocata con una diversa spavalderia sarebbe stata persa nettamente. Dovevamo correre solo quando c’erano i numeri dalla nostra, poi cercare qualcosa a metà campo che non abbiamo trovato anche perché non stavamo bene.
L’abbiamo persa lasciando 26 punti nell’ultimo quarto, perché a quel punto le energie erano finite. Ai ragazzi ho detto semplicemente che è vero che ci sono stati tanti errori e poca comunicazione offensiva, però a livello di cuore e forza di volontà nulla da dire. Questo deve essere quello che ci dobbiamo portare dietro la prossima settimana. Non vedere mai le stesse facce in allenamento è drammatico, per dirne una questa settimana non abbiamo avuto nemmeno Mario Gigena. Io vedo il tabellino, vedo 63-65 contro una squadra che aveva 87 di media, quindi la squadra ha fatto quello che doveva ma è mancato quello che si ha solo conoscendosi di più. Noi in questo momento possiamo chiedere questo: difendere, sbattersi, correre.
C’è l’amaro in bocca, io sono il primo ad averlo ma in questo momento si fa fatica ad avere tanto di più.
MVP: e chi se non D’Wayne Mays, che si nasconde un po’ nel primo tempo limitandosi alla difesa e decide quasi da solo la partita nella ripresa? La guardia di Scafati inizia a non sbagliare praticamente più nulla proprio quando si decide la partita, ed eloquente è il tabellino che recita 29 punti con 5/6 da 3. Qualche palla persa di troppo viene mitigata da una difesa che cancella dal campo il proprio dirimpettaio Westbrook, e che sale anch’essa di livello di pari passo con l’incisività in attacco.
WVP: sale sul banco degli imputati Charlie Westbrook, che non incide mai davvero sulla partita e subisce il proprio avversario Mays nel momento decisivo. Wookie non sbaglia nemmeno troppo, anche se comunque chiude con 5/13 dal campo per 10 punti, ma non riesce mai ad essere il trascinatore che dovrebbe essere e dopo undici giornate di campionato anche l’alibi dell’infortunio iniziale ormai non può più valere. La sfida contro Ferentino sembrava dare il via ad un’inversione di tendenza, evidentemente così non era.ù
Lorenzo Peretti