Settimana quantomeno interessante, quella del Thanksgiving, per le franchigie dell’East Coast. Tra certezze sempre piu rafforzate, team affaticati e alcune sorprese, andiamo a vedere cosa è succcesso durante gli scontri di Eastern Conference soffermandoci su alcune protagoniste di questo avvio di stagione.
A pensare che la scorsa stagione il roster del North Carolina ha impiegato 36 partire per raggiungere quota 5 vittorie (7 totali a fine stagione), sicuramente si rimane allibiti a vedere Charlotte tra le prime 8 della conference atlantica. Complici gli affanni di un’Orlando privata di “superman” Howard che ha preferito i fasti di El Segundo, i Pacers in attesa del miglior Paul George e Chicago affannosamente impegnata a non far rimpiangere troppo un convalescente D-Rose; i Bobcats stanno comunque legittimando la loro posizione con prestazioni sempre più convincenti e la consapevolezza della vera squadra. Seppure la stagione è ancora lunghissima, il nuovo coach Dunlap, definito un “crazy worker” da ESPN la scorsa estate e Ramon Sessions, playmaker di ruolo giunto dai Lakers, che senza troppe pressioni può sicuramente mostrare tutte le sue qualità; fanno guardare al futuro con giustificato ottimismo. Sua maestà MJ, finalmente all’ennesimo tentativo, può ritenersi soddisfatto della squadra costruita durante l’ultima sessione di mercato e guardare con positività a quello che sicuramente è un obiettivo nel mirino: ripopolare la Time Warner Cable Arena ridestando interesse nei calorosi supporters “Charlottiani”.
Settimana densa per i Bobcats impegnati in ben 4 partite. Subito in apertura ospitano in casa i Bucks di Monta Ellis che nonostante i suoi 31 punti non riesce ad evitare la sconfitta di misura 98-102. Vittoria, quella dei Bobcats, che matura in rimonta nei minuti finali grazie a 9, dei 23 punti totali, di un ispiratissimo Ramon Sessions. Insieme a Sessions da notare la prova di Byron Mullens che contribuisce con 19 marcature e 9 assist. Troppo molle Milwaukee soprattutto nell’ultimo periodo segnando solo 2 degli ultimi 11 tiri, perdendo tre palloni in fase di possesso. A testimonianza dell’incredibile momento di grazia della squadra del North Carolina, lo spettacolare record di 4-0 (dopo aver battuto Milwaukee) in partite decise da 4 o meno punti.
Due giorni dopo quindi i Bobcats si ripresentano alla Time Warner Arena contro dei Raptors, ancora in cerca di se stessi, forti di 4 vittorie nelle ultime 5 apparizioni. 90 pari a 3:30 dalla fine, possesso Raptors. Bargnani allunga di 3. Kemba Walker nel finale segna con fallo nell’ultimo minuto per pareggiare a 96. 19 per Walker alla fine. A bersaglio nel finale anche Sessions che, aiutato dal ferro 2 volte, porta in vantaggio i suoi di 1 con 35,6 secondi da giocare. 98-97.
Ultima speranza per i Raptors con DeRozan che sbaglia dalla linea di fondo dopo aver bruciato in partenza dalla destra il proprio difensore. Riesce a strappare il rimbalzo d’attacco per una seconda possibilità ma viene stoppato. Sulla palla vagante con 12,4 sul cronometro Bargnani finta da tre e arma la mano di Calderon che va sul primo ferro e prende subito il rimbalzo scaricando su DeRozan, intercettato, a 6,4. Viene speso un timeout con i Raptors che rimarranno in attacco. Sulla rimessa si va da Bargnani (25 alla fine per lui) che esce bene dai blocchi ma spara corto lamentando un fallo della difesa. Non sono dello stesso avviso gli arbitri che lasciano correre, la sirena suona per sancire la vittoria finale dei Bobcats 97-98.
La squadra di MJ può così festeggiare la 5^ vittoria nelle ultime 6.
A conclusione della impegnativa settimana, un intenso back-to-back, in casa contro Atlanta e successivamente, sabato, nella capitale al cospetto della casa bianca. Battuta d’arresto contro gli Hawks 101-91; il centro Al Horford (26 pti e 13 rimb) e Jeff Teague (13 pti e 12 assist) permettono agli ospiti di imporsi con un certo vantaggio anche grazie a un parziale 8-0 nell’ultimo quarto. Il solo Sessions (22 pti) non basta ai Bobcats che, di sicuro, non hanno “materiale” per permettersi di tanto in tanto un one-man-show-game! Non c’è tempo però per leccarsi le ferite, il giorno dopo si va in scena a Washington dove i maghi promettono ferro e fuoco per mettere la prima tacca nella colonna delle W. 0-10 il loro negativo record prima della partita. Il massimo però che i Wizards riescono a fare è impegnare Charlotte in un doppio overtime, dopo aver avuto con Crawford un centralissimo e solissimo long-two sul 95 pari a 3 secondi dalla sirena dei regolari. 108-106 Charlotte, alla fine, nonostante il rientrante Nenè che ne mette 19. Mullens, Sessions (rispettivamente 27 e 21 totali) e Co. danno l’impressione che, giocando da squadra, possano giocarsi un posto tra le final contenders.
Proprio mentre Charlotte batteva Toronto, nella notte tra mercoledì e giovedì, Milwaukee tentava di risollevarsi dopo la sconfitta andando però a cercar gloria in casa dei campioni NBA. Per l’occasione gli Heat ritrovano Wade e festeggiano Haslem che supera Alonzo Mourning e diventa il miglior rimbalzista di sempre nella storia della franchigia di South Beach. Sul finale Dunleavy segna in tuffo col fallo a 90 secondi dal fischio finale portando avanti i Bucks, che non mollano fino all’ultimo. A 27 secondi scarsi su errore di Bosh, James pulisce tutto con un rimbalzo d’attacco e porta i suoi sul pari 98. Ultima chance per Milwaukee con Monta Ellis che va corto da tre. Ultimissima chiamata per gli Heat su rimessa con 1,2 da giocare, Ellis si fa perdonare l’errore precedente stoppando Wade che stava tirando dall’angolo. Nell’over time Wade e Lebron costruiscono insieme la vittoria degli Heat coinvolgendo il sempreverde Allen dall’arco. 113-106 il punteggio finale con 28 punti per Wade e 19 per Jennings dei Bucks. Per la prima volta nella loro storia gli Heat partono con un record di 5-0 in casa. 6-0 prima della fine della settimana con la vittoria di misura 110-108 sui Cavaliers sempre privi della stellina Irving. James e Allen combinano per un parziale di 9-3 che nei secondi finali regalano la sesta W di fila per le partite in casa. La difesa salva il risultato sull’ultimo possesso Cleveland. Ancora una volta, una delle migliori difese della lega rischia di passare inosservata a causa della fase offensiva forse senza eguali.
I Bucks incontreranno successivamente Chicago, impegnata in settimana in un’impegnativa trasferta ad ovest in quel di Houston. Un indiavolato Robinson nel quarto periodo porta i Bulls sul +3 a 5 minuti dalla fine. La squadra di coach T vuole evitare a tutti i costi la prosecuzione della striscia di sconfitte consecutive, ora a 2. Mai successo nella gestione Thibodeau che si arrivasse a 3. +2 di Douglas a 1,11 dalla fine per Houston. Nate Robinson esce sul fondo su tentativo di penetrazione e arriva così la terza sconfitta consecutiva. 93-89. Non accadeva dal marzo 2010. Belinelli ancora in cerca di se stesso, 0 punti in 6 minuti per lui. Forse la consapevolezza dell’incertezza del ritorno di Rose, non permette la serenità necessaria ai Bulls per giocare come sanno e come già dimostrato lo scorso anno dopo l’All Star weekend in cui inanellarono un record più che positivo senza il loro uomo migliore. Chicago ha subito la chance per dimenticare le 3 sconfitte durante il weekend a Milwaukee. Un ritrovato Boozer (22 pti e 19 rimb) e il veterano Hamilton, 22 anche per lui alla fine, permettono di chiudere la settimana in bellezza vincendo 93-86. Di fatto, i Bulls ritrovano quella compattezza difensiva che gli ha permesso nel recente passato di sognare l’anello (ginocchio di Rose a parte); concedendo infatti solo 34 punti nella seconda metà di gara, impongono il loro ritmo e i 23 finali di Brandon Jennings a nulla valgono se non a rinforzare le statistiche personali.
Tre partite anche per i Boston Celtics questa settimana, che sono valse almeno a pareggiare l’incredibile record di 37 partite consecutive con almeno 10 assist da parte di Rondo. Record ora condiviso con un’icona del recente passato: John Stockton. Se 37 partite consecutive sono un record incredibile, c’è difficoltà a pensare che ce ne sia ancora un’altro, più in su, a quota 46, che risponde al nome di Magic Johnson. Probabilmente ci sono poche persone pronte a scommettere su un senso di appagamento da parte di Rondo. Lo scopriremo tra 9 gare. Per il resto poche altre novità per i Celtics questa settimana, ospitano due grandi dell’ovest, San Antonio (L 112-100) e Oklahoma. Buona la seconda 108-100. Nella notte si impongono in quel di Orlando 116-110; grazie a degli ottimi Pierce e Garnett (rispettivamente 23 e 24). Risultati altalenanti che rispecchiano alla perfezione il comportamento in campo. Sebbene Allen abbia portato, anche lui, i suoi talenti a South Beach i big three rimangono nella forma; nella sostanza leggete Rondo invece che Allen; unico, si fa per dire, punto a sfavore è che gli altri hanno ovviamente un anno in più questa stagione che si va a sommare a già non verdi età. Qui tutti i limiti di un organico che fatica ancora a trovare un sesto uomo degno per il titolo (vedremo se la scommessa Green sarà vinta in tempo per i playoffs). Sempre a rincorrere gioco e risultato contro gli Spurs (primo e unico rimbalzo d’attacco nel quarto periodo!!!), meglio con OKC quando la difesa funziona veramente da Celtics costruendo di fatto la vittoria tra secondo e terzo quarto (56-37 per i verdi). Prestazioni quindi altalenanti come già dalla preseason, certo è che quando gli interpreti giocano onorando la casacca bianco-verde, pochi possono opporsi al team di coach Rivers. Il grande punto interrogativo rimane, appunto, il “quando”. Let’s see!
2 Comments
Benedetta
Complimenti!!!grande Betto
SteRocc
Un ing. che scrive articoli sull’NBA è il TOP!!!