Siamo arrivati alla resa dei conti nel torneo di basket alle Olimpiadi di Londra 2012 e restano da giocare soltanto due partite, la finalina per il terzo posto Russia-Argentina e la finale per la medaglia d’oro tra Stati Uniti e Spagna.
Il bronzo è stato vinto dalla Russia per 81 a 77, dopo una partita in cui gli argentini hanno abusato del tiro da tre punti, non riuscendo a trovare una risposta al dominio nell’area pitturata dei lunghi avversari, ed hanno dimostrato una volta ancora la poca profondità della propria panchina.
Con Scola tenuto a due punti nel primo tempo infatti, Manu e gli altri si mantengono a contatto tirando da fuori ma appena le bombe non entrano più Kirilenko & Co. piazzano il primo parziale di 12 a 0, subito recuperato da un controparziale di 9-0, frutto sempre del bersagliamento dalla lunga. La partita procede così, con i sudamericani che ogni volta riescono ad annullare gli allunghi degli europei, incapaci di gestire il vantaggio. Nel quarto periodo si sveglia il prossimo rookie dei Minnesota T-Wolves, il play-guardia Shved, che realizza 7 punti consecutivi e illude la tifoseria, ma gli argentini sono duri a morire e recuperano per l’ennesima volta, passando in vantaggio grazie ad un canestro “reverse” di Ginobili. Shved però ha la mano calda e mette l’ultima, pesantissima tripla che regala il +2.
Il finale riserva anche qualche protesta e recriminazione perchè sul 79-77 per loro, i russi perdono palla ma la recuperano subito con un’azione che gli arbitri non reputano fallosa e la partita finisce così.
Per la Russia è la prima medaglia olimpica nel basket dai tempi dell’Unione Sovietica, mentre per l’Argentina si è probabilmente trattato del canto del cigno di una squadra fantastica che ha segnato il basket mondiale.
Nello scontro da medaglia d’oro si sono affrontate, come già detto, gli Stati Uniti e la Spagna in una finale facilmente pronosticabile prima dell’inizio del torneo olimpico ma che, per la scarsa qualità del gioco espresso dalla Spagna, nessuno si sarebbe realmente aspettato.
Invece non solo gli iberici hanno raggiunto la possibilità di giocare per la medaglia d’oro ma addirittura sono arrivati vicini a vincerlo, come possiamo notare dall’osservazione dei risultati parziali quarto per quarto: 35-27 USA, 31-24 SPA, 24-24, 24-18 USA.
Una vittoria non certo schiacciante per gli americani che devono ringraziare essenzialmente il talento di alcuni, pochi giocatori, che sono usciti nei momenti cruciali: primo tra tutti Kevin Durant, autore di 30 punti e 9 rimbalzi, praticamente immarcabile tanto da aver costretto Scariolo ad impostare una difesa a zona con una marcatura a uomo su di lui.
Il secondo grazie a stelle e strisce va a LeBron James che quest’anno ha mostrato a tutti quanto sia maturato come giocatore e soprattutto come persona imponendosi nei momenti decisivi col suo gioco a 360 gradi fatto di difesa (7 rimbalzi e 2 palle rubate), gestione del gioco (4 assist, migliore di squadra), punti (19 con 7/10) e tanta, tanta grinta.
Il terzo ringraziamento va a Carmelo Anthony e Kevin Love, il primo per le straordinarie doti balistiche e la presenza sotto canestro (8+5r), il secondo… anche, in quanto unico vero giocatore d’area della squadra e per la mano estremamente educata (9+9r).
Nota di merito anche per Kobe Bryant, che si è sbattuto il minimo indispensabile fino alla semifinale per poi piazzare due buone prestazioni tra cui l’ultima da 17 punti per la conquista della medaglia, e per Chris Paul, che ha gestito bene il gioco e ha piazzato spesso delle zampate decisive quando il risultato era in bilico (11 punti).
Per la cronaca, l’inizio è tutto di stampo spagnolo con Navarro (21p) che parte forte con 10 punti ma deve subire la risposta di Durantula che ne mette 17 nel primo tempo. Con l’ingresso di Anthony (che ne mette 8) c’è anche il parziale di 18 a 2 per gli assi NBA che però non trovano risposte al tuono Ibaka (12+9r) e a Rudy Fernandez (14+6r) che ricuciono lo svantaggio. Quando si chiude il secondo quarto, la Spagna è sotto soltanto di 1 punto e l’unica nota stonata sono i falli del più giovane dei fratelli Gasol (17 punti alla fine), che ne ha già collezionati 4.
Tocca allora al più grande prendere in mano la situazione: Pau ne mette 13 consecutivi e riporta in vantaggio la Spagna, che oltretutto trova in Ibaka una buona contromossa a James in difesa ed un’opzione in più in attacco col suo tiro dalla lunetta.
Nell’ultimo quarto, che si apre ancora con un vantaggio minimo per gli USA (82-81), Paul e Bryant allungano fino a +10 ma la squadra non riesce a scrollarsi di dosso gli avversari anche a causa di errori nella gestione della palla. La svolta la danno l’ingresso di Kevin Love che si mette a difendere forte su Pau, fino ad allora immarcabile con 24 punti, 8 rimbalzi e 5 assist, e il parzialino realizzato da LeBron con una schiacciata ed una tripla per il 102-93 a 2 minuti dal fischio finale.
Finisce 107 a 100 una partita vera, bella e combattuta fino all’ultimo e che vede ridursi sempre di più il gap tra l’eccellenza NBA e l’eccellenza del vecchio continente.
Chissà cosa succederà a Rio 2016…
MATTIA MESSORA