Eccoci arrivati al giorno delle semifinali del torneo di basket delle Olimpiadi londinesi.
Le prime due squadre ad affrontarsi sono SPAGNA e RUSSIA, reduci entrambe da due partite veramente brutte da vedere e decise a continuare come avevano finito, cioè con orride percentuali (4/17 i russi, 3/14 gli spagnoli).
I primi a riprendersi sono però i figli della “Grande Madre” Russia che si portano a +9 grazie alle tre bombe di Monia e alla fine dei primi due quarti sono avanti 20 a 31.
Gli iberici entrano in campo col chiaro intento di dimenticare il pessimo 6/29 al tiro ed infatti iniziano a bersagliare la retina grazie alla mira di Rudy Fernandez e del Raptor Josè Calderon che guidano la rimonta che dice punteggio sul 46 pari alla fine del terzo quarto.
Nel quarto conclusivo la Russia va in confusione e subisce la tremenda difesa spagnola, che li obbliga a perdere caterve di palloni e nessuno giocatore riesce a invertire l’inerzia della partita, totalmente a favore di Pau e dei compagni. Deludentissimo il duo di Minnesota Kirilenko-Shved, 2 su 12 il primo e 1 su 6 il secondo, inesistente Mozgov, impreciso Khryapa.
Meglio, dall’altra parte del campo, Pau Gasol con 16+12 e Calderon con 14 punti e 4/9 da tre.
La Spagna, campione d’Europa, conquista quindi l’accesso alla finale per 67 a 59.
La seconda semifinale vede scontrarsi di nuovo l’ARGENTINA e gli STATI UNITI in una sfida impari, non tanto per il talento in campo quanto per la profondità e l’età delle due squadre.
Mentre la squadra statunitense può permettersi qualsiasi tipo di cambio senza abbassare il livello generale, i sudamericani sono troppo legati al loro anziano quintetto e così, finchè Manu Ginobili e gli altri reggono, gli americani non dilagano, anzi, subiscono un parziale di 11 a 2 che riavvicina gli avversari dopo l’iniziale sfuriata di Bryant (11 nel primo quarto, 13 in totale).
Nella squadra USA gioca però un certo LeBron James che, finalmente consapevole del suo talento dopo la vittoria del titolo NBA, diventa ogni giorno di più un fattore: è lui infatti che, avvicinando il proprio gioco all’area pitturata, diventa devastante con un gioco totale fatto di rimbalzi, penetrazioni e assist, dei quali approfitta soprattutto un altro fenomeno come Durant che ne mette 4/7 da tre e permette di conquistare la vittoria già nel terzo quarto.
L’ultimo è pura accademia, con gli argentini che preferiscono preservare le forze per la finalina per il bronzo e Carmelo Anthony che bersaglia per tre volte da fuori il canestro avversario (con l’ultima bomba sparata da distanza siderale).
Finisce 109 a 83.
19 per Durant, 18+7+7 per LeBron, 18+6r per Carmelo, 13 per Kobe, 10+7a per Paul e 9p+9r per Love.
Ginobili ne segna 18 mentre Scola e Delfino 15 a testa.
Gli Stati Uniti sono in finale, come era scritto.
Mattia Messora