Olympiacos. L’Eurolega l’ha vinta…l’Olympiacos! Massì, quello che “quest’anno è dismesso, lancia i giovani, e sarà già tanto se passa i primi gironi, e bla bla bla”. E chi diavolo l’avrebbe detto? Io, di sicuro, no: quindi mi cospargo di cenere il capo, e procedo a percorrere avanti e indietro in ginocchio sui ceci tutta la lunghezza di un campo da basket.
Tra i tanti spunti belli della storia, anche l’orgoglio di un Paese in difficoltà; davanti alla TV, trascinava vederli così numerosi tra gli spalti, nell’unica nazione UE dove i greci sono malvoluti anzichenò.
Conta poco, poi, che si sia trattato soprattutto di un suicidio del CSKA, al cui confronto il black-out di Milano contro il Partizan appare una modesta disattenzione di gioco. Siskaukas 0/2 ai liberi decisivi (già…), e prima Kirilenko in panca nel momento sbagliato, Teodosic che non sapeva più neanche in quale canestro doveva tirare… Ma conta poco, dicevo, se si considera che i greci avevano in campo nomi che a sentirli pronunciare in TV sorgeva un legittimo “chiiiiiii?”. Insomma, non stupiamoci se tra 5 anni, finita l’epopea della generazione d’oro Diamantidis & co., i vari Sloukas e Mantzaris (appunto, “chiiiii?”) oltre al Papanikolaou da oggi non più “l’omonimo di Demetrios”, torneranno a prendere a ceffoni i nostri ventenni che appena una partita di regular season è un po’ tirata vengono spediti sul pino perché “se perdo con l’americano in campo, nessuno mi dice niente; ma se perdo con Melli, o Polonara, o così via, mi scuoiano”.
Già si sono sprecati, su siti e carta stampata, i commenti sulla possibilità di vincere “spendendo poco”. Ci torno, ci torno. Intanto, noto che se i biancorossi mettono in bacheca il coppone, un gran po’ di merito ce l’ha l’unico che è rimasto senza accettare tagli allo stipendio.
Vassilis Spanoulis. Pochi di voi ricorderanno una mitica intervista a Coach Krzyzewski, allenatore degli USA ai mondiali 2006, dopo una epica scoppola rimediata in semifinale dalla Grecia, più o meno così: “il loro numero 4 ed il numero 7 hanno giocato molto bene…”. Bene, al di là delle risate per la crassa ignoranza, il “numero 7” che ne aveva messi 22, quella sera, era proprio lui, Spanoulis.
Stavolta, tra semifinale e finale, ne ha combinate delle altre. Solo per limitarci agli ultimi due minuti della semifinale, ed all’ultima azione della finale, per chi non era davanti alla TV:
Semifinale, dopo aver sparato un cross e col Barça tornato a -2 (63-61), zingareggia palleggiando per 8 secondi buoni senza neanche avvicinarsi al canestro, poi da 8 metri in step back mette una tripla. Azione dopo, Barça tornato a -3, zingarata sempre ben oltre la linea da 3 punti ma stavolta penetra a destra con una muta di maglie blaugrana alle costole, servendo a Dorsey un assist che quello incredibilmente si mangia. Fotogramma successivo, Barça a -2, e Spanoulis rizingareggia poco oltre centrocampo per far passare il tempo (siamo negli ultimi 30″) e poi entrata a sinistra, con arresto e assist no look ad una mano per Dorsey che stavolta non sbaglia il canestro decisivo.
Finale, Siskaukas ha appena sbagliato i liberi a -9”, e col tabellone che dice CSKA ancora avanti di 1 il nostro bel “numero 7” prende l’arancia, palleggia come se fosse un’azione qualunque con un tempo qualunque sul cronometro, salta l’uomo, “convoca” gli altri 4 difensori in maglia rossa e serve a Printzis la palla decisiva; certo, quello ha pure dovuto metterla, con un movimento anche non elegantissimo, ma che regista ragazzi!
Bye bye Kirilenko, che incautamente, il giorno prima della partita, ricordava di aver rifiutato l’NBA quest’anno per le olimpiadi e per vincere l’Eurolega col CSKA. Difficilmente lo rivedremo sui parquet europei, se non per partite dimostrative o con la nazionale; intanto, sai come sarà contento per il premio di MVP del torneo? (dai, almeno su quello ci ho preso. Bella forza…)
Tirando le fila, al clan dei delusi si aggiungono alle turche anche le squadre spagnole: cinque in lizza, due tra le favoritissime, e nessuna in finale.
Vero, anche noi non possiamo dirci troppo soddisfatti, ma Siena dopotutto è stata eliminata dai campioni, mentre sia Milano che Cantù alla fine sono rimaste fuori dai playoff solo per un tiro sbagliato.
L’apprezzamento per il comportamento dei nostri portacolori, del resto, sta nella voce in circolazione, secondo cui l’anno prossimo sarebbe garantita la partecipazione per Milano, portando da 13 a 14 i posti “fissi” e riaffidando all’Italia il jolly che fu di Roma.
In termini pratici, questo comporterebbe tre posti complessivi all’Italia solo se la finale non fosse Milano-Siena; altrimenti, il “visto” in più potrebbe restare quasi irrilevante, anche se, dato l’astruso sistema di qualificazione, bisognerà aspettare la fine di tutti i campionati nazionali delle nazioni titolari di “diritti fissi”, e confidare in congiunzioni astrali come finale Barça – Real in Spagna, Partizan campione in Serbia, CSKA vincitrice in quattro campionati diversi, i treni italiani in orario, l’Alitalia che guadagna e non perde, e così via (l’Eurolega prevede posti per i vincitori e i finalisti dei vari campionati, ma se la casella è appannaggio di una squadra già titolare di diritto di partecipazione “fisso”, si scala nell’elenco. Un sudoku, insomma…).
Tra l’altro, quest’anno entrerà in vigore la nuova formula, con gironi a otto e un maggior numero di partite; il che imporrà alle nostre di dotarsi di roster ancor più attrezzato, per evitare di finire la stagione col fiatone…
A proposito di roster adeguato, e di fiatone a fine stagione. Durante la Final Four è arrivata la notizia del trasferimento di Shermadini al Maccabi per la prossima stagione: complimenti a Cantù, che ancora una volta ci ha visto giusto. Ma l’Eurolega rischia di diventare sempre più un torneo a “circuito chiuso”, dove le squadre con meno risorse valorizzano il sommerso garantendo la (per loro saltuaria) vetrina continentale, per poi vedersi scippare dalle corazzate che invece al torneo hanno l’abbonamento. Direte: ma l’Olympiacos ha dimostrato di poter vincere anche con mezzi inferiori; già, ma a parte il discorso Spanoulis, a parte la serie di fortunate coincidenze di cui ha goduto, ed a parte il fatto che comunque a parità di ingaggio si va all’Olympiacos e non a Cantù, riparliamone tra due anni di perdurante crisi greca, e vediamo se il Pireo è ancora alla Final Four…
Maurizio Zoppolato