Il giorno di Natale è iniziata la NBA che normalmente catalizza le attenzioni di tutti gli appassionati di basket a stelle e strisce, ma perché questo non deve portare ad abbandonare il basket college?
Beh, i motivi sono tanti. Proviamo ad analizzarne alcuni.
Incertezza
Se nella NBA ad inizio stagione non è difficile identificare le 4-5 squadre che si giocheranno il titolo, nella NCAA è sostanzialmente impossibile farlo, e anche quando si dispone del tabellone del Torneo NCAA è molto difficile battezzare chi andrà alle Final Four dal momento che solo una volta nella storia del Torneo, per la precisione nel 2008, le 4 squadre col #1 sono arrivate in fondo. Pensate che lo scorso anno sono arrivate in semifinale Butler con il #8 e VCU come #11; se non sono sorprese queste!
Tradizioni
Il primo Torneo NCAA risale al 1939 da alcune università che ancora oggi sono tra quelle di cui si parla con interesse: Oregon che poi ha vinto, Villanova, Ohio State, Wake Forest, Texas e Oklahoma.
Ma bisogna ricordare che ci sono rivalità consolidatesi negli anni che hanno portato a incontri che, per noi, significano poco ma che nelle università sono molto sentite come il “Crosstown Shootout” tra Xavier e Cincinanti che per la prima volta è stato giocato nel 1927 e quest’anno ha avuto notevoli strascichi, la “Backyard Brawl” tra West Virginia e Pittsburgh che risale al 1905, la “Border War” Missouri-Kansas che ha visto la prima edizione nel 1906 ed al momento i Jayhawks guidano la serie 171-94, la “Battle for the Bluegrass” Kentucky-Louisville, i deby dello stato come le “Bedlam Series” Oklahoma-Oklahoma State e il “Sunflower Showdown” Kansas State-Kansas iniziato nel 1907, la nota “Braggin’ Rights” tra Missouri e Illinois piuttosto che il “Philadelphia Big 5”, un torneo improprio iniziato nel 1955 dai 5 college maggiori di Philadelphia (La Salle, Pennsylvania, Saint Joseph’s, Temple e Villanova) che pur essendo in conference diverse si sfidano comunque l’un l’altro per arrivare al vincitore stagionale.
Spettatori
Avreste potuto immaginare che nella scorsa stagione ben tre college (Kentucky, Syracuse e Louisville) hanno avuto una media di spettatori per partita superiore a quello della squadra NBA più seguita (Chicago Bulls con 21.791) e che un college non molto conosciuto dalle nostre parti come Creighton ne ha avuti quanto la squadra NBA meno seguita, gli Indiana Pacers.
Solo con questa parola si spiega come mai college “minori” senza particolari successi ed in alcuni casi a noi poco noti come Creighton, Dayton e Iowa State siano più seguiti di UConn, campione nazionale 2011 e come sia possibile che in un’arena come “The Pit”, ufficialmente il Bob King Court, casa dei New Mexico Lobos, il rumore generato dai tifosi abbia raggiunto i 125 decibel, poco più di quanto si può registrare durante un concerto rock davanti alle casse amplificate.
March Madness
Quello che, a ragione, può essere definito l’unico evento sportivo che dura un mese, serve per definire le 68 squadre del tabellone NCAA e catalizza l’attenzione di tutti gli appassionati statunitensi in un continuo crescendo che inizia con le First Four, le partite di ammissione al tabellone a 64 squadre, che poi si riducono a 32 per diventare le Sweet Sixteen, le Elite Eight, le Final Four ed infine il Campione nazionale.
Rating
I telespettatori hanno sempre ragione perché posseggono lo scettro del potere (telecomando) diceva un esperto di comunicazione e questo rating non è quello che settimanalmente definisce le 25 migliori squadre, ma quello televisivo che indica la percentuale di televisori esistenti sintonizzati sul singolo programma. Beh, nel 2011 nonostante alle Final Four ci fossero college dai nomi non elettrizzanti come VCU e Butler, il rating complessivo è stato il migliore dal 2005 ad oggi.
Senior
Se per i college tutti i giocatori al quarto anno rappresentano l’esperienza, il nucleo attorno al quale formare la squadra, per gli scout NBA solo alcuni meritano attenzione in quanto potenziali scelte al draft ma tanti vengono seguiti da osservatori europei perché in ottica europea costano il giusto e possono rappresentare piacevoli sorprese. Nella nostra Lega Basket basta guardare l’ottimo scouting fatto dall’Angelico Biella che nel 2010 si è salvata anche per merito di Edgar Sosa uscito da Louisville e quest’anno sta facendo pure meglio anche grazie a Jacob Pullen da Kansas State; due giocatori “undrafted” ma che hanno funzionato a meraviglia nel sistema di Biella.
Talento e atleticismo
Un detto della NBA recita “l’altezza non si insegna” ma anche talento e atleticismo o li hai oppure devi fare senza perché si può allenare tutto ma non queste peculiarità che nel basket NCAA brillano di luce propria. Poi ci sono e ci saranno sempre giocatori che getteranno alle ortiche tutto il talento concesso loro dagli Dei del Basket, altri che non saranno in grado di controllare i mezzi fisici a loro disposizione ed altri ancora che sapranno ottimizzare delle capacità limitate perché, per fortuna, il basket non è una scienza esatta ma lo sport più bello del mondo.
Ricordiamoci che
“Nei pro conta quello che hai scritto sulle spalle.
Nella NCAA è importante quello che hai scritto sul petto.”
Zamax