Okay, si dovrebbe presentare la partita dell’ultimo turno di Eurocup. Ma non è importante: San Pietroburgo è già matematicamente prima e nessuno può insidiare il secondo posto di Treviso. Allora è meglio parlare di questa Benetton, che, pensando a tutte le vicissitudini delle ultime settimane, sta davvero sorprendendo in positivo.
Con Gentile se ne è andato il quarto elemento del quintetto base disegnato in estate; il quinto, Mekel, è inutilizzato da diverse partite a causa di una fascite plantare. L’unico inserimento, per ora, è stato Jobey Thomas. In una situazione del genere ci si sarebbe aspettati che la squadra sprofondasse ed invece il biancoverdi sono alla quarta vittoria consecutiva. A dire la verità uno sbandamento c’è stato: al termine del lock out in NBA, quando i rumors di mercato hanno investito Treviso. Scalabrine se n’è andato senza avere un contratto (e dopo qualche, “sospetta”, prestazione fiacca), spiazzando un po’ tutti, ed è arrivata la sconfitta di Montegranaro in una settimana in cui il rendimento della squadra ha toccato il fondo. A logica, le successive partenze di Moore e Adrien avrebbero dovuto allungare la serie di sconfitte. La squadra invece ha avuto una grande reazione psicologica, vincendo con ampio margine due partite di coppa da “dentro o fuori”, contro avversarie quotate come Cedevita e Bayern. Ed in campionato sono arrivati altri due successi con Roma e Sassari.
Le chiavi di questo buon momento? Un bel gruppo, nel quale i ragazzi cresciuti insieme nel vivaio hanno un’importanza ben maggiore di quello che la giovane età potrebbe far pensare. In assoluta emergenza, Djordjevic ha avuto bisogno che Cuccarolo e Andrea De Nicolao non si limitassero a fare i tappabuchi ed entrambi hanno risposto alla grande. In ogni conferenza stampa il coach spende parole di elogio per Daniele Sandri, che non ha (né forse avrà mai) cifre da urlo, ma che quando entra in campo dimentica di avere un ginocchio mal concio (sarebbe da operare…) e trasmette energia a tutti. Poi, certo, c’è anche l’esperienza di Becirovic (è sempre un piacere per gli occhi vederlo con la palla in mano) e Bulleri (che nelle giornate poco ispirate in attacco, si sbatte comunque in difesa come un ventenne), i notevoli progressi di Moldoveanu, il rapido inserimento di Thomas… Ma, se la barca non sta affondando, è grazie soprattutto all’inaspettato rendimento dei giovani: sono loro l’identità di questa squadra.
Ovviamente non sto dicendo che non si pagherà dazio da saccheggio di giocatori. Valore di Gentile a parte, garantisco che, pur con molti difetti da limare (su tutti la scarsa conoscenza del basket europeo), Scalabrine, Adrien e Moore formavano un terzetto di americani di assoluto talento. Senza di loro è chiaro che le ambizioni della squadra, che avrebbero potuto essere più alte di quanto non si osasse dichiarare, vadano ridimensionate. E, calendario alla mano (la trasferta di Bologna apre un filotto di sfide assai ostiche), è da mettere in preventivo un periodo difficile dal punto di vista dei risultati. Ma forse, nell’attuale situazione, non sarebbe poi così grave.
Il mondo non finirà nel 2012, spero. Ma è certo che si chiuderà l’avventura nel Basket della famiglia Benetton. I tifosi si augurano che questa sia la stagione del passaggio del testimone ad una nuova proprietà. Ma, speranze a parte, questo campionato finora è stato più che altro un lievitare di in incertezze (l’escape inserita nei contratti degli americani è conseguenza della materiale impossibilità di programmare), di silenzi che riempiono d’ansia (ma le ultime dichiarazioni Enzo Lefebre ha ridato un po’ di ottimismo), di frustrazioni (manca solo che tra un po’ anche Ghigo, la mascotte, faccia le valige). Ed allora è giusto accontentarsi di quel che passa il convento, che, ben inteso, è tutt’altro che poco: una squadra che entra in campo con il sangue agli occhi, che nelle difficoltà sa esaltarsi che è sempre più apprezzata dal pubblico, non è affatto poco. Ed allora non si può che elogiare il lavoro di Djordjevic (nella foto tratta dal sito www.benettonbasket.it), capace di creare un gruppo solido, per il quale non lesina elogi e da quale, evidentemente, è stimato e seguito.
Ed ora attendiamo i rinforzi. Jeff Viggiano è cosa fatta. Giocherà con il passaporto da comunitario in quanto il posto da “italiano passa portato” è già di Becirovic, che prolungherà il contratto (aveva firmato fino a gennaio) per il resto della stagione. Il reparto lunghi va rimpinguato. La società ha ancora a disposizione due tesseramenti e, naturalmente, non vuole fare scelte avventate. Si parla dell’imminente arrivo di Boris Savovic dall’Hemofram e non è tramontata nemmeno la pista di Ben Ortner. A Bologna ci sarà già senz’altro un lungo in più.