Possiamo parlare di aspetti tecnici; è stato inconcepibile il non raddoppio per tutto il primo tempo su Schortsanitis che ha fatto il bello e il cattivo tempo nel pitturato, possiamo parlare di come Bourousis e Nicholas siano completamente avulsi mentalmente dalle partite, di come questa squadra non riesca ancora a misurarsi con le grandi d’Europa, ma la questione più spinosa è la mancanza di concentrazione e decisione sui quaranta minuti. Ormai troppi indizi portano ad una prova. I tre quarti di Casale Monferrato che hanno portato sino al -13, il -8 nel quarto periodo raggiunto in Belgio contro lo Spirou, il +13 di Madrid gettato via in un amen, per chiudere poi con la disfatta di settimana scorsa in casa contro il Partizan. Milano ha un serissimo problema di continuità e questo si manifesta con momenti di gioco in cui, anche stasera, sembrava di vedere una squadra che gioca insieme da anni (inizio di terzo quarto con fluidità offensiva invidiabile) e altri in cui se non succede qualcosa dal cielo sotto forma di Danilo Gallinari, la squadra non attacca, non gioca e di conseguenza perde fiducia. Non nascondiamoci dietro alle difficoltà, comprensibili o meno, di Nicholas e Bourousis, perchè questa squadra quando gira a pieno regime può permettersi di attendere questi due ragazzi, ma quando non gioca facendo girare la palla, ma sembrando impaurita e senza attributi, non può esserci fuoriclasse che tenga: si perde.
La partita di stasera a Tel Aviv è l’ennesima prova di una squadra che gioca un primo tempo imbarazzante, culminato con un inspiegabile canestro in lob di Schortsantis a 0,2″ dalla fine del primo quarto. L’unica cosa che può fare un attacco, con questo residuo di tempo, è buttare la palla verso il canestro sperando in un tap-in e, se hai Schortsanitis, ci puoi provare. Il problema è che in quel momento l’area era completamente vuota con il solo Radosevic a fare il solletico a Baby-Shaq che non ha nemmeno dovuto fare fatica per appoggiare a canestro. Nessuno sapeva che il minimo consentito dalle regole per un catch and shoot è 0.4″? Perchè lasciare vuota l’area in questo modo?
I canarini di Israele hanno fatto il loro dovere, conducendo una partita sagacemente preparata (come al solito) da Blatt che ha cavalcato sin che ha potuto uno Schortsanitis devastante, salvo poi nel secondo tempo affidarsi a quintetti più piccoli per adattarsi a Gallinari da quattro, creando buone soluzioni per Farmar. Senza Papaloukas e, con un Langford ancora evidentemente indietro sia di condizione che di inserimento nella chimica di squadra, il Maccabi non ha mai dato l’impressione di poter perdere questo match, anche quando Milano con una scarica di triple ben costruite era tornata sino al -3 nel terzo periodo.
Milano, dal canto suo, dopo un primo tempo di bruttezza epocale, è riuscita a rimettere in piedi una partita che sembrava chiusa grazie a un Gallinari sontuoso (24 punti, 11 falli subiti e 33 di valutazione), coadiuvato da un più che positivo Fotsis e da un buon Cook. Andando a guardare le statistiche è inveitabile ricadere sugli 0 punti e altrettanta valutazione di Nicholas e ai 6 punti con 1 di valutazione di Bourousis. Se a questo aggiungiamo sedici rimbalzi offensivi concessi, molti dei quali per mancata o tardiva rotazione difensiva sui penetratori (grottesche le scorribande con assists e rimbalzi offensivi di Ohayon nel terzo quarto), è davvero impensabile pensare di vincere alla Nokia Arena.
Ora Milano ha definitivamente le spalle al muro. L’unico modo per uscire da questa situazione è fare un filotto di tre vittorie consecutive contro Real Madrid e Spirou in casa e Efes in Turchia. Questo permetterebbe alla squadra milanese di andare al Pionir l’ultima giornata con un record di 5-4 e poter pensare di giocarsi una qualificazione. In caso contrario sembra difficile, se non impossibile, una qualificazione per la truppa di Scariolo, che sembra ancora lontana dagli alti livelli di eurolega. Giova dire che il gruppo in cui è capitata è, senza il minimo dubbio, il più difficile dell’intera competizione con almeno tre squadre costruite per arrivare in fondo, ma per diventare grandi bisogna misurarsi con le grandi e Milano, ora, è assai lontana dalla vetta di questo monte.
MVP: Sofoklis Schortsanitis 28 punti, 6 rimbalzi, 8 falli subiti e quasi la metà dei punti del Maccabi nel primo tempo, quando è stato scavato il solco.
WVP: Ioannis Bourousis. Aveva le cosiddette mani piene con Baby Shaq ma il suo approccio e la sua cattiveria, cominciano a destare più di un sospetto sulla possibilità che possa diventare un leader, almeno tecnico di questa squadra.
La conferenza stampa di coach Scariolo tratta da Olimpiamilano.com
Simone Mazzola