Rieccoci. Con il miraggio di potersi regalare un viaggetto ad Istanbul a maggio, al seguito di qualche italiana, ci godiamo intanto la presenza di tre imbarcazioni nostrane nei mari dell’Eurolega, tutt’altro che scontata la scorsa primavera.
Delle tre, Cantù è già felice di tornare a ripresentarsi in quell’Europa che la vide padrona, senza grandi pressioni a gravare su spalle che hanno comunque dimostrato di essere ben larghe.
Passare il turno senza imbarcare acqua in campionato (l’esperienza, la scorsa stagione, di Caserta e soprattutto Roma induce qualche brivido nelle schiene lariane) varrebbe un titolo di per sé; mirare al quarto posto del girone non sarebbe stata neppure una gran fantasia, fino alla firma per Nancy di Nicolas Batum, complice il lock out NBA. E siccome, come sappiamo bene (vedi sempre Caserta col sorteggio-Khimki, l’anno scorso), la sfiga ci vede benissimo, quando il Nancy viene a giocare a Cantù? Forse verso la fine, quando le stelle potrebbero aver fatto ritorno oltreoceano? Mannò signori, alla prima giornata, che assume già valore fondamentale: vincere significa entrare in piena corsa puntando poi su Bilbao (che comunque ripresenta Raul Lopez in una squadra quadrata e con un gran fattore campo), ma perdere potrebbe già affondare le probabilità di piazzarsi ai primi quattro posti.
Anche se, a leggere bene, nel girone solo Fenerbahce e Caja Laboral sembrano fuori portata.
I turchi, come le squadre connazionali, esprimono un potenziale sulla carta ottimo, vuoi perché le finali in casa fanno gola anzichenò (si sa che la nazionale ha vinto qualcosa solo quando si è giocato in casa loro, no?), vuoi perché oggi la Turchia dispone di risorse economiche da Paese in crescita che suscitano l’invidia di non poche nazioni continentali, tanto che predire un paio di squadre turche alle finali non comporta certo il rischio di vedersi interdire.
Quanto al Caja Laboral, non possiamo trascurare un team abbonato ai playoffs europei, tanto più se al timone siede un maestro quale Prigioni.
Direte: solo due fuori portata? E l’Olympiacos? Ecco, appunto: se la Turchia cresce, il giochino in Grecia si è frantumato, com’era prevedibile e (poco modestamente, ammetto) previsto, date le condizioni economiche nazionali. Certo, c’è sempre Spanoulis a menare le danze, ma da quanto tempo non leggevate di matricole appena uscite dall’università, scorrendo il roster dei Reds?
Capitolo Siena. Ormai assisa tra le grandi europee, sono le altre a lamentarsi con la dea fortuna nell’incrociare la sua prua. Mettiamoci anche il Barcellona di Sua Maestà Navarro, e sembrano restare due caselle per le altre quattro.
Dovessi puntare – ma non lo faccio mai, vista la preoccupante tendenza alla figuraccia – direi che, quando finirà la musica, su una seggiola siederà di sicuro il Galatasaray: stessa bandiera turca, e stesso discorso del Fenerbahce, con in più la dimostrazione di forza offerta passando per le pre-qualificazioni. E poi Pachulia, Songaila e Lakovic (oltre al “nostro” Preston Shumpert) non sono certo due di picche quando briscola è cuori.
Per l’ultimo biglietto, l’Unics Kazan potrebbe far scontare a tutti trasferte scomodissime e può certamente contare su altre nostre conoscenze come Lynn Greer – certo, dopo lo scorso anno a Milano, non esattamente il terrore delle difese avversarie – e soprattutto Henry Domercant; poi, il “solito” Asseco Prokom a dar fastidio (attenzione alla coppia Devin Brown – Alonzo Gee, e chissà che Montejunas esploda definitivamente) e l’Olimpia Lubiana che come sempre si presenta con squadra “povera” e rinnovata, ma pronta a vender cara la pelle, soprattutto nel nuovo impianto casalingo.
Di Milano, e dell’offerta a Gallinari per sopravvivere al trittico d’esordio, si è già detto e letto tutto. In effetti, il gruppo C sembra deciso a priori.
Il Real Madrid aggiunge Rudy Fernandez ad un telaio spaventoso. Il Maccabi, che ora offre anche le smorfie “pro arbitri” di Papaloukas, punta deciso al titolo sfuggito lo scorso anno; anche se ad Istanbul potrebbe incontrare uno sgradevole tifo contrario, stanti i rapporti non idilliaci tra i due Paesi. E l’Efes non più Pilsen (già, perché oltre al vento dell’economia crescente, in Turchia spira pure un monsone islamico incompatibile con le pubblicità di prodotti alcolici) conclude alla grande il trittico turco, proponendosi sulla carta come maggior candidata “casalinga”: ai “nostri” Ilievski e Sasha Vujacic (ok, è passato da LA e torna con Sharapova a margine, ma è pur sempre partito da qui!) aggiungete Ilyasova, Savanovic, e l’ “asse” turco con – tra gli altri – Tunceri, Akyol e Gonlum, miscelate bene e qualcosa di buono esce di sicuro.
Insomma, confidando che Milano si batta almeno alla pari con le tre corazzate, il girone sembra attribuire a Charleroi e Partizan il ruolo di vittime predestinate. Ohi, se per lo Charleroi, sorprendentemente sopravvissuto alle prequalificazioni, il vestitino può calzare (daaai, belgi che giocano a basket, su!), non è detto che i serbi presieduti da Sasha Danilovic non si tolgano qualche soddisfazione; anche se è difficile che una squadra che annovera, dietro Nikola Pekovic, 7 (sette!) nati dopo il 1991, ed altri quattro tra l’88 e l’89, possa fare molto più che qualche selvaggia imboscata, soprattutto al Pionir.
Resta, poi, l’ultimo girone, dove Sua Immensità Diamantidis dovrebbe condurre i campioni del Panathinaikos, pur in mezza dismissione, ad un comodo approdo al secondo turno, insieme all’Unicaja Malaga, che al secondo turno ci arriva sempre da sei anni a questa parte, ed insieme al CSKA di Teodosic e Kirilenko.
Dopo il terzetto, l’ultimo visto dovrebbe essere affare di Zalgiris e Bamberg, con Zagabria lontana dai fasti del periodo d’oro.
Bene, la rotta è tracciata. Godiamoci la crociera, confidando che duri a lungo, se non addirittura…fino al Bosforo.
Maurizio Zoppolato