Venezia – Dopo aver perso Gara 5 della finale playoff, priva di Young, e ad aver intrapreso una lunghissima azione legale, dovuta al ritardo nel pagamento wildcard da parte di Teramo, la Reyer torna nel massimo campionato cestistico italiano.
Dopo un travaglio durato 17 anni, ultima stagione in serie A è datata 93/94, gli orogranata ritornano nel massimo campionato grazie allo sforzo del presidente Brugnaro, che fin da subito ha creduto nella possibilità di riportare la propria società ai fasti del passato. Venezia prima del fallimento avvenuto nel 1996, anno in cui aveva riconquistato la sere A1 grazie alla vittoria su Rimini, aveva vinto due scudetti (1942, 1943) e si era sempre dimostrata società capace di competere nelle due serie professionistiche. La crisi economica che ha investito la Reyer nel 1996 porta la squadra a dover ripartire dalla serie C2. Bisognerà aspettare dieci anni per assistere ad una vera rinascita del club veneziano, che dopo molteplici tentativi vince il campionato di B2. L’annata successiva sarà trionfale con Venezia che vince lo scudetto dilettanti e conquista nuovamente la Legadue.
Il resto è pura cronaca e vede la squadra lagunare disputare degli ottimi campionati nella seconda serie, culminati dall’annata appena trascorsa che li ha visti giungere secondi (solo per differenza canestri), in campionato e perdere Gara 5 della finale Playoff contro Casale. Il tutto condito da un’estate passata più tra tribunali e sede amministrative che in palestra, per aver ragione del torto subito nel ritardo del versamento della wildcard. Tale torto ha portato l’Alta Corte del Coni ad ammettere Venezia nel massimo campionato.
La vicenda wildcard, fortemente voluta da Meneghin, non ha mai convinto gli appassionati del basket, persuasi che sia meglio lottare per qualcosa e non pagare per restare in serie A. Gli strascichi portati dalla situazione Teramo-Venezia hanno fatto si che il prossimo sia l’ultimo anno in cui essa avrà ancora valore. Vincere e perdere fanno entrambi parte dello sport, fin da piccolo ogni giocatore è abituato a gestire gioia e dolore, e uno sport che si è sempre definito “sano” come il basket non può permettersi di diseducare le nuove leve facendo passare il messaggio che anche se non ti impegni e c’è qualcuno che merita più di te, basta pagare nella vita per andare avanti. L’ammissione dell’Umana Reyer in serie A chiude un bruttissimo capitolo fatto di avvocati e cavilli burocratici, che con la passione per lo sport più bello del mondo non hanno nulla a che fare. La speranza è che questa situazione non si debba ripetere anche al termine di questa stagione, poiché i problemi del nostro basket sono altri, vedi la figuraccia della nostra nazionale agli europei, e tutto il movimento sarebbe ben contento di lasciare le controversie legali e le prime pagine dei giornali ad altri tipi di ambienti sportivi, più abituati a questo genere di situazioni.
Francesco Codato