Ieri abbiamo analizzato essenzialmente i lati positivi di quanto evidenziato dalla Nazionale di Pianigiani in questa fase estiva di preparazione ai prossimi oramai campionati Europei in Lituania. Vediamo adesso l’altra faccia della medaglia, quella meno “bella”.
Le cose negative.
Per non allentare il vento positivo che accompagna gli Azzurri in questa edizione dei campionati europei, più che cose negative sarebbe meglio parlare di cosa si dovrebbe correggere nella squadra per compiere quel primo, fatidico passo per arrivare ad un buon risultato, potenzialmente già molto difficile come il superamento iniziale della prima fase del girone di ferro che vede assieme all’Italia teams come Serbia, Germania, Francia, Lettonia ed Israele.
- La Difesa. A tratti molto lasca, troppo morbida per poter aspirare a qualcosa di più di una certezza sulla quale fondare legittime speranze del passaggio del turno. Molti spazi soprattutto nella difesa del pick&roll centrale: troppo lenta ad esempio la reazione di Bargnani al tipico show in movimento e rientro per fermare l’avanzata del play avversario o della guardia comunque in palleggio, troppo lenta la copertura delle guardie di turno nel liberarsi o nell’eludere il blocco del pivot o dell’ala avversaria. E se a questo si aggiunge una scarsa reattività a superare i blocchi da parte delle guardie, a non evidenziare inoltre qualche blocco portato in maniera poco ortodossa ed una scarsa consistenza strutturale a rimbalzo (il solo Bargnani, che di per sè non è certo considerato uno specialista è troppo poco), ecco che il quadro non è certamente esaltante. Va però di contro osservato, come già rimarcato prima, che non si è mai subito tantissimo dagli avversari incontrati, anzi, ma si è ecceduto nei secondi ed a volte anche nei tripli possessi consecutivi.
- La fase offensiva e l’attacco. La media dei canestri all’attivo delle 11 partite disputate è di 78,3. Non è una cifra malvagia ma neanche eccellente se si pensa che adesso ci sono i 3 NBA. Il peso dell’attacco grava quindi molto sulle loro spalle per il 70% circa del fatturato, il che significa che il resto della truppa non offre validissime alternative. Ma la cosa più preoccupante è che, eccezion fatta per la morbida gara contro gli universitari della Brigham Young all’Acropolis, la sfera ha spesso fatto fatica a girare con cura alla ricerca del passaggio, del momento buono per piazzare una soluzione ad alto coefficiente di realizzazione. Troppe volte si sono viste soluzioni individuali del Mago, di Belinelli e di Gallinari, ma se uno dei 3 steccasse, come potrebbe andare a finire ? Lasciando poi a casa l’unico playmaker “di corsa” nel gruppo dei convocati, Beppe Poeta, Pianigiani ha da un lato lanciato due messaggi forti e chiari alla squadra. Il primo: giochiamo con il cronometro, non forziamo quindi eccessivamente il contropiede così facciamo respirare i 3 Tenori. Il secondo: piena fiducia al trio Maestranzi-Hackett-Cinciarini, incurante del fatto che per questi ragazzi questa è decisamente la prima vera esperienza di spessore nella loro seppur giovane carriera. Ma è un rischio e bisognerà limare questo grosso limite perchè nessuno dei tre appare ad oggi come il potenziale faro reale del gioco, attendiamo ovviamente speranzosi di essere prontamente smentiti già da mercoledì 31 sera, dopo la Serbia.
- Il settore Lunghi. Lo sapevamo fin dalle convocazioni di questa estate che sotto le plance, e più specificatamente a rimbalzo, si sarebbe sofferto ma purtroppo al momento il movimento del basket tricolore non riesce ad esprimere di meglio. Andrea Bargnani sta facendo bene il suo, in doppia doppia costante ad Atene nonostante tutti conosciamo alla perfezione una sua qual certa….Idiosincrasia alla reattività quando c’è da difendere il proprio canestro ma comunque va bene così. I suoi compagni di settore specializzati nel ruolo, e cioè Cusin e Renzi, offrono poche garanzie. Il primo, dopo un anno in chiaro-scuro in quel di Pesaro, si applica molto quando c’è da difendere e questa è già una buona base di partenza perchè dovrà essere determinante quando Bargnani dovrà rifiatare in panchina essendo il suo naturale sostituto, ma mostra lacune di piazzamento a volte e di concentrazione quando deve lui giocare il cuoio. Eppure non si può certo dire che sia meno mobile del Mago, purtroppo sente anche lui molto il gap tecnico a questo livello e, nonostante la sua enorme apertura “alare”, ha faticato molto ad emergere contro squadre di medio livello. Analogo discorso per il veronese Renzi anche se i minuti per lui saranno pochi, lui lo sa e crediamo che lo sappia benissimo anche tutto il gruppo. Comunque sia, tutti dovranno applicarsi sui tagliafuori in difesa altrimenti, concedere troppi extra-possessi a questi avversari, potrebbe rivelarsi alla lunga fatale.
- I Blackout. E’ stata una caratteristica, negativa, delle partite della Nazionale. Non appena ci si è spinti in avanti nel punteggio o quantomeno nel momento in cui la squadra di Pianigiani ha dovuto gestire il punteggio con uno scarto a se favorevole, rintuzzando perciò il tentativo di rientro degli avversari, in poche azioni il vantaggio si è dissolto, spesso a causa di azioni dissennate e forzature varie e con una strana deconcentrazione in difesa. Questo è un difetto da limitare assolutamente, a Siauliai non verrà perdonato alcun errore di questo tipo, pena l’uscir fuori dai posti che contano.
- La gestione di Belinelli. Anche in queste gare d’avvicinamento agli Europei, esattamente come l’anno scorso durante il Qualifyng Round, Marco Belinelli si è lasciato andare più di una volta a pittoresche iniziative di definizione cestistica ma che alla fine si sono rivelate solo come delle brutte, pessime scelte d’attacco e basta. La domanda però a questo punto sorge spontanea: è possibile che il giovanotto di San Giovanni in Persiceto quando indossa la maglia degli Hornets ci confermano in tanti che sembra disciplinatissimo, ordinato ed esecutore quasi da manuale degli schemi di Monty Williams e che invece appare esattamente il contrario, ai limiti dell’anarchia quando veste i panni della Nazionale ? Cosa accade a questo talento vero e proprio quando deve calarsi nel ruolo che gli si riconosce con la maglia azzurra ? Belinelli è una risorsa di questa squadra ma preferiamo che giochi di più con la testa accesa e non con l’obbligo forse di far vedere che lui non è certamente inferiore a Bargnani oppure a Gallinari. Non riusciamo infatti a trovare un’altra spiegazione plausibile a questo strano modo di comportarsi in campo del ragazzo, letteralmente una sentenza quando ha spazio e piedi piantati a terra, per non dire della sua buona capacità di passatore.