VCU Rams – BUTLER Bulldogs 62 – 70
E’ la sfida delle cenerentole, il confronto tra due coach “ragazzini terribili”: Smart di VCU, 28 primavere; Stevens di Butler, 34.
I Rams iniziano senza timori, mano fredda all’inizio, ma insistono e la piazzano dall’angolo, bissando subito e rispondendo ai colpi degli avversari con la loro stella, Skeen, piazzando un parziale di 11-0, frutto di una buona difesa che limita le penetrazioni, penalizzata però da molti falli.
Dall’altra parte, Mack apre il fuoco da tre dopo pochi secondi e inizia lo show, coadiuvato in regia da A.Smith, mentre in difesa non riescono a chiudere sui tiri dall’angolo, zona dalla quale VCU è mortifera. Butler rimane a contatto grazie ai rimbalzi e secondi tiri, ma fatica ad aprire la difesa avversaria quando non riesce a correre, eppure recupera lo svantaggio iniziale e sorpassa aggrappandosi a Mack e Howard, determinante in area, finendo i primo tempo in vantaggio di 6 punti.
Nella ripresa, Il pressing di VCU da i suoi frutti, e consente il ri-sorpasso. Con Veal a dare un buon contributo in area avversaria, Skeen può trovare anche la sua seconda dimensione con tiri dalla distanza, tenendo a 0 marcature gli avversari nei primi 4 minuti e costringendoli al t.o.
A questo punto Mack (24 p.ti) riprende in mano la squadra in attacco e tenta il break, aiutato dall’importante ritorno di Vanzant, talentuoso senior, e Howard(17 p.ti) . Skeen (27 p.ti) non si arrende e riporta a contatto i suoi, ma i rimbalzi in attacco (e i secondi tiri) saranno la chiave di volta della partita, oltre ai tiri liberi (20/26 Butler, contro 8/13 VCU).
La mancanza di abitudine a gestire finali sotto pressione si fa sentire e VCU si deve arrendere: la favola di Virginia Commonwealth University finisce qui. Dopo l’eliminazione rocambolesca, ad un passo dal sogno, lo scorso anno contro i campioni in carica di Duke, Butler non solo questa volta accede al gran ballo, ma arriva in finale!
KENTUCKY Wildcats –UCONN Huskyes 55-56
Inizio scoppiettante, squadre aggressive, soprattutto Kentucky, che recupera molti rimbalzi in attacco e punta su Terrel Jones, in attesa di un Knight inizialmente improponibile.
Per UConn, Kemba Walker è ovviamente il primo terminale offensivo che da sfoggio di contropiede, palleggio-arresto-tiro, fade-away, assist: tutto il repertorio da vero all-around per il piano di sopra!
A contorno un verticale e intimidatorio Oriakhi decreta la no-fly zone nella sua area, mentre l’ottimo freshman J.Lamb segna a raffica, complice un calo di concentrazione in difesa dei Wildcats che permette l’allungo ai ragazzi di coach Calhoun, chiudendo la prima frazione sul 31-21.
I Wildcats escono dagli spogliatoi come gatti arrabbiati e con Darius Miller Williams, D.Lamb e Knight da tre e riescono non solo a recuperare, ma a rimettere la testa avanti. UConn ricuce lo strappo grazie al tiro da tre, i ritmi si alzano e la sfida tra il redivivo Knight e il mai domo Kemba Walker si accende, con l’interessante partecipazione dei due Lamb sui due fronti opposti.
Alla fine la squadra di Calipari deve cedere le armi, e gli Huskyes arrivano in finale, chiudendo con un solo punto di vantaggio quella che per molti era la vera finale.
FINALE
BUTLER-UCONN 41-53
Difese aggressive e ritmi vertiginosi caratterizzano l’inizio della sfida finale del basket di College 2011, sfida “canina” tra i Buldogs e gli Huskies, ma, più seriamente, tra l’emergente coach Stevens e l’affermato Calhoun.
Butler si dimostra subito sofferente per la fisicità degli avversari, nelle file dei quali al solito Oriakhi fa la voce grossa sotto canestro, da un lato e dall’altro del campo.
Una partita , se vogliamo simmetrica (e, onestamente, piuttosto bruttina): i Bulldogs segnano praticamente solo dalla lunga distanza (soprattutto con il sorprendente Stigal, che esce dalla panchina), riuscendo a violare l’area avversaria solo quando Oriakhi si siede in panchina, mentre UConn segna solo nella zona verniciata
La partita è, ovviamente, tesa e caratterizzata da molti falli (già in regime di 1+1 dopo 10 min nel primo tempo) con un Kemba Walker miglior marcatore, che prende tutti i tiri possibili,e un J. Lamb che si ritaglia spazio, soprattutto da 3 e in contropiede. Il punteggio rimane molto basso e solo una tripla di Mack allo scadere da un mini-vantaggio (22-19) ai Buldogs al giro di boa.
Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo: si segna col contagocce, partita punto a punto fino a metà del secondo tempo, poi Uconn allunga e non si fa più riprendere.
Oriakhi non fa passare nessuno nella sua area, mentre Walker e Lamb con la collaborazione di alcuni panchinari (Napier in particolare), scavano un primo solco, andando a +13 con 6 minuti sul cronometro.
I Bulldogs, invece, non riescono più a segnare, tanto che a metà del secondo tempo non sono ancora riusciti a mettere a segno canestri dall’area verniciata! Certo, attaccano bene il canestro, facendo girare ottimamente la palla e dimostrano di essere ben allenati: semplicemente non riescono a metterla dentro, nonostante buone soluzioni di tiro.
Il solo Mack sembra avere i numeri per resistere allo strapotere degli Huskyes, ma alla fine un super-Kemba porta i suoi al taglio della retina.
SPECIAL: MC DONALD’s OPEN
E mentre l’America aspettava la Final four, a Chicago si consumava un appetitoso antipasto con i futuri talenti del Mc Donald’s Open, vetrina dei migliori prospetti delle High School e prossimi al salto in NCAA o, perché no, direttamente in NBA (un annetto al college o in Europa dovranno obbligatoriamente farselo Ndr).
Sono molti i nomi presenti, diversi figli (e fratelli) d’arte: non possiamo non citare il rampollo di casa Rivers, Austin, talentuosa guardia-ala che l’anno prossimo sarà agli ordini di coach K a Duke, dove troverà anche la terza “M” della dinastia Plumlee, Marshall, che segue le orme dei più noti Miles e Mason.
Altri nomi noti sono James McAdoo, l’interessante figliuolo del Bob nostrano, diretto nel North Carolina e il fratello del meno famoso Zeller, visto proprio a UNC nelle final eight.
Quanto ai carneadi, notiamo il “canadese” Mick Kabongo, eccitante play che ha già staccato il biglietto per Texas.
Il migliore talento pare comunque P.J. Hairston, miglior marcatore, in rotta per il North Carolina.
Quanto alla partita, schiacciate e alley-oop si sprecano come all’All Star game e non chiedete a questi ragazzi di giocare per la squadra. Eppure la partita è interessante, le difese individuali dure e le sfide uno contro uno appassionanti.
Per la cronaca, vince l’est per 111 a 96, per il resto appuntamento all’anno prossimo!
Marco Cefola