Final Eight di Torino 2011, la Coppa Italia entra nel vivo e giovedì si comincia. Noblesse oblige, il via alla kermesse sarà dato dalla gara dei campioni d’Italia della Montepaschi che se la vedranno con la Scavolini Pesaro di Luca Dalmonte.
Che dire, è inevitabile considerare i senesi i naturali favoriti di una manifestazione che li ha visti vittoriosi nelle ultime due edizioni. Siena sta dominando da 4 anni, e questo è il quinto, il mondo cestistico italiano e si sta ben comportando, unica realtà italiana a farlo, anche in Europa. E’ naturale, quindi, che i riflettori del pronostico si accendano sugli uomini di Simone Pianigiani ma…
Il “ma” è necessario perché non stiamo parlando del campionato, torneo “regolare” con uno svolgimento che si snoda per 8-9 mesi e che vede dei Play-Offs finali dai quali, da sempre, esce vincitrice inevitabilmente la squadra più forte. Realisticamente è difficile pensare che una qualsiasi squadra italiana possa battere 4 volte su 7 Siena in un’ipotetica finale scudetto, ma qui si parla di Coppa Italia, si parla cioè di una manifestazione che dura 4 soli giorni nel corso dei quali ci sono sfide senza appello e ravvicinatissime.
La storia senese nelle fasi finali di coppa Italia è molto molto controversa e testimonia come, a differenza del campionato, questa manifestazione sia di difficile interpretazione oltre che di difficilissima pronosticabilità. Nell’anno di grazia 2002, ad esempio, la Montepaschi era ben lungi dall’essere la corazzata che è oggi eppure eliminò la Benetton che poi avrebbe vinto lo scudetto e portò al supplementare la Virtus stellare di Ginobili, Jaric, Andersen, Rigaudeau etc etc. Da lì in poi solo eliminazioni, a volte incredibili come quelle patite contro Roma e Napoli dopo interminabili tempi supplementari, neppure nel 2004, quando Siena trionfò in campionato per la prima volta, i biancoverdi riuscirono ad aggiudicarsi una coppa che cominciava a diventare stregata, allora fu Cantù a frustrare le ambizioni senesi. E stregata la Coppa Italia lo sembrò davvero nel 2007 e nel 2008 quando la Montepaschi invincibile del campionato si trasformò incredibilmente e a Forlì venne eliminata da Treviso nel 2007, al termine di una gara incredibile con i verdi della Marca che recuperarono 14 punti in un amen grazie ad una serie infinita di triple negli ultimi 4 minuti di partita, e da Pesaro nel 2008, quella stessa Scavolini Pesaro in campionato fu battuta agevolmente sia a Siena che nelle Marche. Nel 2009 finalmente, alla Futur Show Station di Bologna, la Mens Sana riuscì a portare in Toscana l’ambito trofeo, al termine comunque di una gara tiratissima contro i padroni di casa. Solo nel 2010, ad Avellino, il pronostico fu pienamente rispettato con una Montepaschi capace di vincere la coppa in modo abbastanza facile al termine di 3 partite tutto sommato condotte con tranquillità.
Questo breve racconto storico deve insegnarci che non c’è nulla di scontato nello sport, tanto meno nel basket, tanto meno ancora in una final eight di coppa Italia nella quale giocano un ruolo decisivo variabili non ipotizzabili al momento del pronostico. Un infortunio, la giornata-no della stella, un arbitraggio infelice, il momento di forma generale bassa, la stanchezza delle 3 partite in 3-4 giorni, sono tutti fattori che molto spesso mandano a carte quarantotto ogni discorso teorico precedente. E qui l’appello non esiste: chi perde va a casa.
Siena si avvicina a questo appuntamento sapendo di dover rinunciare a McCalebb e con Lavrinovic in forte dubbio. Il lituano non potrà comunque essere al 100% anche se partirà per Torino dato che lo staff biancoverde conta di poterlo schierare in campo. L’inserimento dei nuovi ormai è terminato, Jaric sta crescendo esponenzialmente e Hairston, anche se fino ad oggi non ha dato quello che ci si aspettava da lui, ha avuto dei lampi che fanno ben sperare per un suo proficuo utilizzo a Torino. Inutile negarlo: Siena è favorita, è forse la più forte, ma lo era anche nel 2004, nel 2007, nel 2008, tutte annate in cui i toscani hanno vinto agevolmente lo scudetto tornando però scornati dalle finali di coppa. Chi è dalla stessa parte del tabellone della Montepaschi non ha naturalmente nulla da perdere e giocherà in tranquillità, vedremo se sarà vincente la superiorità tecnica della Mens Sana o se prevarrà la voglia di fare la superiorità tecnica della Mens Sana oppure se prevarrà la voglia da parte di Pesaro di fare la “partita della vita”, per non parlare poi di Bologna o Montegranaro.
Alessandro Lami
SCAVOLINI SIVIGLIA PESARO
Difficile dire quali possano essere le reali aspettative della Scavolini Siviglia da questa Coppa Italia; i pesaresi arrivano a questa Final Eight dopo avere agguantato in extremis l’ottava ed ultima piazza disponibile, e già questo dovrebbe lasciare intendere quanto siano poche le possibilità di vittoria della squadra di Dalmonte, ma se si pensa che l’avversaria che andranno ad incontrare nel primo turno sarà inevitabilmente la Montepaschi Siena allora è ragionevole pensare che quelle poche possibilità siano più ragionevolmente pressoché nulle.
Per far capire l’impresa improba che attende i biancorossi di Dalmonte nella sfida che aprirà ufficialmente la kermesse di Torino è forse sufficiente snocciolare una serie di statistiche che riguardano i recenti scontri diretti tra e due squadre, piuttosto che dilungarsi in analisi ormai trite e ritrite sul fenomeno senese.
La Scavolini Siviglia non batte Siena dalla stagione 2003-04, dopodiché in campionato (Play-Offs compresi), sono giunte per il sodalizio pesarese 15 sconfitte in fila, delle quali 10 dall’ultimo ritorno nella massima serie della gloriosa Vuelle, con uno scarto medio di 22,7 punti.
Peraltro non è che le cose siano recentemente migliorate, come testimonia il fatto che proprio nell’ultima trasferta in Toscana , risalente al mese di dicembre, i biancorossi hanno rimediato 43 punti sul groppone.
Davanti a queste cifre l’aspetto tecnico del match passa inevitabilmente in secondo piano: d’altra parte l’armata di Pianigiani è un meccanismo perfettamente programmato che conosce ben pochi rivali in Italia, con uno strapotere fisico e tecnico inarrivabile per la Scavolini Siviglia e 12 giocatori 12 da far ruotare alla bisogna.
L’unica speranza per i pesaresi di poter strappare una vittoria che onestamene appare inverosimile, è che la Montepaschi prenda sotto gamba l’incontro, visto che comunque questa Final Eight, pur rappresentando comunque il primo obiettivo stagionale, si colloca all’interno di un cammino di avvicinamento ad un periodo decisivo per potere approdare ai Play-Offs di Euroleague.
Se effettivamente Siena, che peraltro viene da un periodo di appannamento di forma ed è ancora priva della stella Mc Calebb (nonché con Lavrinovic ancora in una precaria condizione fisica), dovesse preoccuparsi più degli impegni futuri che di questo quarto di finale, allora per la Scavolini Siviglia potrebbe schiudersi un piccolo spiraglio, approfittando anche del fatto che una sfida unica non può che giocare a favore della squadra più debole.
In ogni caso non si può fare a meno di evidenziare come in favore della squadra di Dalmonte giochi una piccola cabala, visto che l’unica vittoria dei pesaresi in questi anni di vacche magre contro la corazzata senese, risale proprio al quarto di finale della Finale Eight del 2008 quando, come ora, la Vuelle arrivava da ottava e nettamente sfavorita contro la squadra di Pianigiani, riuscendo clamorosamente a sovvertire il pronostico vincendo in volata 78-77.
Al di là dei corsi e ricorsi storici per la Scavolini Siviglia l’obiettivo più realistico rimane quello di fare bella figura, cercando di giocare alla pari l’incontro fino alla fine e cercando di dimenticare il complesso di inferiorità di questi ultimi anni; non sarà facile visto ciò che è successo nell’ultima gara di dicembre, quando la Scavolini Siviglia, al contrario di adesso, veniva da un buon momento di forma.
Giulio Pasolini
FABI SHOES MONTEGRANARO
Cinquina volevano i dirigenti e cinquina è stata.
Quinto anno di serie A e quinta partecipazione consecutiva della Sutor targata Fabi Shoes, alle Final Eight di Coppa Italia, un motivo di grande vanto per tutti coloro che gravitano a vario titolo intorno al pianeta Montegranaro e che testimonia, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la bontà e la qualità del lavoro svolto quotidianamente da tutte le componenti societarie.
Nelle precedenti quattro uscite però la Sutor non ha mai superato il primo turno e quest’anno l’obiettivo minimo dichiarato è quello di giocare almeno due partite, anche se l’ostacolo iniziale dei quarti non autorizza certo ottimismo e fiducia.
I ragazzi di coach Pillastrini dovranno infatti vedersela con la Virtus Bologna di coach Lino Lardo, una formazione dal palmares infinito, appaiata in classifica alla Fabi, che dopo un periodo di appannamento dovuto a vari infortuni ed alle vicende extra-cestistiche di cui si è reso protagonista Kemp, ha ritrovato nelle ultime uscite lo smalto giusto, avendo anche superato in modo positivo il delicato trapianto del neo arrivato Rivers: dopo due partite tutto sembra perfettamente riuscito.
I Gialloblu invece si trovano in una situazione diametralmente opposta. dopo un bel filotto di tre vittorie consecutive, due delle quali ottenute in trasferta, le ultime due uscite hanno visto altrettante sconfitte e se la prima in casa contro la Montepaschi, maturata solo nel finale, autorizzava un cauto ottimismo, l’ultima sul parquet della Benetton ha un che di sconcertante per l’approccio molle ai limiti dell’indolenza mostrato da alcuni elementi, atteggiamento che il coach ha stigmatizzato in sala stampa e del quale, molto onestamente, si è assunto tutte le responsabilità.
Una sconfitta inopinata, non perchè non si possa perdere a Treviso, ma per come è arrivata, una prestazione che ha dolorasamente riaperto ferite che parevano essersi rimarginate ma che purtroppo stanno diventando piaghe con le quali si dovrà convivere per tutta la stagione.
Inutile negare che al riguardo c’è grandissimo rammarico sia tra i tifosi che sopratutto tra i dirigenti, consci perfettamente del fatto che bastava molto poco in più per avere una stagione fantastica. Ed è altrettanto inutile nascondersi dietro ad un dito perchè se le cose non stanno andando come dovrebbero le colpe sono molte ben individuabili: quando in un roster con tre USA due di loro si dimostrano palesemente non all’altezza, ci sono pochi margini per i ragionamenti tattici.
Altrettanto inutile mettersi a ricercare colpe e responsabilità su chi ha operato queste scelte, bisogna guardare avanti e cercare di salvaguardare il gruppo, magari togliendo qualcosa per evitare che le mele marce guastino tutto il cesto, a volte sottraendo si cresce e l’esempio di Hite dello scorso anno sta lì a dimostrarlo.
Ma di questo si parlerà da lunedì prossimo, ora è tempo per i tifosi gialloblu, di mettere nel cassetto la cartella coi problemi e godersi l’ennesima festa che la Sutor ha saputo loro regalare, cinque partecipazioni consecutive le ha collezionate soltanto Siena nell’ultimo lustro e questo per Montegranaro è motivo di grande orgoglio.
Via allora alla festa e che questa volta duri almeno un giorno in più.
Francesco Andrenacci
CANADIAN SOLAR BOLOGNA
Attesa come una protagonista storica delle Final 8 di Torino la Canadian Solar Bologna si appresta a questa impegnativa trasferta con alcuni punti interrogativi e poche certezze.
L’innesto di K.C. Rivers pare aver risolto i problemi offensivi della Virtus, come gli oltre 90 punti di media superati nelle ultime due prestazioni dimostrano, però a questo punto si palesa un problema: la famosa tenuta difensiva e gestione del ritmo di coach Lardo dove sono andate a finire ?
Contro l’Enel Brindisi non vi sono stati soverchi problemi, complice anche la ristrettezza del roster avversario che ricordiamo, dalla panchina, ha prodotto solamente 2 punti nella sfida alla Futurshow Station. Nella trasferta di Avellino invece i problemi si sono riproposti in tutta la loro impellenza, e sono coincisi con la partita monstre del polacco Szewczyk, unico lungo di ruolo degli irpini.
I problemi della Canadian Solar paiono a questo momento quattro e tutti di non facile soluzione.
Primo: il calo di forma di Koponen, che da un mese a questa parte non riesce a dare la solita solidità difensiva ed anche offensivamente pare fare sempre più fatica, tanto da sembrare in iperventilazione tutte le volte che va in panchina.
Secondo: il difficile coinvolgimento dei lunghi nell’ attacco bolognese. Né Homan né tantomeno Amoroso sembrano fare parte di un gioco di squadra armonico, tutti e due appena ricevono un pallone lo trattengono come fosse l’anello di Smeagol, ma tutta la colpa a loro non si può dare. Le guardie bianconere sembrano aver saltato la lezione del servire il lungo in post, non riescono a trovare mai l’angolo di passaggio di 45°, che viene sempre insegnato appunto come condizione ideale per servire la palla in post basso, ed a questo punto si capisce come il tutto diventi disarmonico. Il problema, a mio modesto avviso, è la scarsa intelligenza cestistica dei giocatori bolognesi, ed in una flex offense come quella lardiana, che prevede giocatori capaci di letture: perciò questo è un problema quasi insormontabile.
Terzo: la possibile problematica convivenza fra Rivers e Winston, visto che i numeri dell’ ex-Lottomatica paiono in calo dall’arrivo dell’ ex-Roanne, ma non vorremmo si trattasse, anche in questo caso, di un calo fisiologico da parte di uno di quei giocatori che causa le assenze, le fughe o gli infortuni, ha dovuto tirare la carretta, a fronte di una condizione fisica non sempre perfetta.
Quarto, ma forse primo dei problemi, è la difficile convivenza fra le varie anime di questo team: quella corsaiola e garibaldina del duo ex-Battipaglia e quella di Lardo, allenatore tattico per antonomasia. Questa Canadian Solar ha dimostrato che per vincere deve riuscire a gestire i ritmi, infatti, quando si è lasciata andare ad uno scriteriato ciapa e tira, ha sempre perso. Si vedano a riguardo le partite di Brindisi o di Avellino, o quella casalinga contro Montegranaro, già, proprio quella Fabi Shoes che sarà il primo ostacolo dei virtussini in questa Final 8.
Da rimarcare positivamente, invece, il ritorno a livelli sempre più alti di Viktor Sanikidze, vera cartina tornasole dell’intensità bolognese. Quello che riesce a dare negli ancor pochi minuti di impiego è veramente impressionante, e da lui dipenderanno le possibilità degli uomini di Lardo.
Curioso, ma neanche tanto, come il patròn Sabatini cerchi sempre la polemica, anche preventiva, su una eventuale riuscita o meno di queste Final 8 sabaude, già prevedendone forse un flop. Essendosi lui chiamato fuori, non sarebbe il caso per una volta di evitare inutili e sterili attacchi alla Lega, che non hanno mai portato a nulla, e magari provare a far parlare il campo attraverso i risultati della sua squadra ?
Andrea Cesari