Sette partite sono poche per dare giudizi definitivi su un campionato di trenta gare. Ma da questo primo scorcio di stagione si possono trarre indicazioni importanti, tendenze, pregi e difetti delle protogoniste di un torneo che in sede di presentazione si preannunciava equlibrato, come confermato da queste prime uscite.
La battaglia al vertice è quella che tutti si aspettavano: Milano e Siena, o Siena e Milano, come preferite. Quel che è certo, è che gli unici veri avversari credibili dei toscani sono i lombardi, intesi come quelli di Milano, perché al momento ci si potrebbe confondere con Varese (che Siena l’ha già battuta). Roma è distante anni luce, per rendimento e solidità, la terza forza dello scorso campionato, Caserta, ha avuto un inizio disastroso (0-5), si sta riprendendo ma ora dovrà puntare molto sull’Eurocup, almeno nella prima metà di stagione (le F8 di Coppa Italia sono troppo lontane). Cantù ha tutto per far bene, ma anche lei deve affrontare l’impegno in Europa, che prosciuga energie mentali e fisiche. Dunque al momento Siena deve guardarsi dalla sola Milano, che affronterà nel primo big match stagionale domenica, dopo un turno di Eurolega decisivo per Milano, importante per Siena. La squadra di Pianigiani parte con qualche vantaggio: giocare in casa di fronte al proprio pubblico, aver un giorno in più di riposo (gioca Mercoledì, mentre l’Olimpia sarà di scena giovedì ed in trasferta), affrontare Milano dopo la prima sconfitta in campionato dell’Olimpia, che in più dovrà fare a meno di due giocatori fondamentali e insostituibili (per caratteristiche e valore assoluto), come Pecherov e Maciulis, oltre ad un Petravicius che con ogni probabilità sarà a mezzo servizio. Non c’è che dire, un bel banco di prova per Bucchi e i suoi uomini.
Da una metropoli ad un’altra: la crisi di Roma continua, ed il canestro sulla sirena di Smith per sconfiggere un Bamberg non certo irresistibile, sembra essere stato il classico brodino caldo che fa respirare ma non sconfigge la malattia. Detto senza giri di parole e con la massima stima per Boniciolli: una società che ha speso tanto, che si è autocandidata tra le anti-Siena, e che al momento vanta un bilancio in campionato di 2 vinte e 5 perse, deve fare qualche valutazione. A causa di un precampionato sfortunato la Lottomatica ha già utilizzato 14 dei 16 tesseramenti concessi in una stagione, e comunque al momento il problema non risiede nel roster (che è chilometrico), ma nella sua gestione e nella reale convinzione di un gruppo che sembra, almeno in campo, sembra sfaldato e senza identità. Questa non vuole essere un polemica sterile, ma è evidente che i giocatori di Roma non hanno familiarità in campo e questo può essere attribuito, oltre ad un loro difetto caratteriale, anche ad una rotazione caotica da parte di Boniciolli. Giocatori che stanno in campo il tempo di ambientarsi per sentirsi richiamare in panchina, poca chiarezza nei ruoli e nelle competenze. Tutto questo si riflette anche nell’atteggiamento di alcuni giocatori: Washington ha sempre l’aria contrariata, Traorè è sullo sbuffante andante per la maggior parte del tempo in cui è in campo, stessa cosa per Vitali che non sembra al settimo cielo. Ovviamente una buona parte della colpa l’hanno i giocatori, che sono professionisti nello stipendio e devono comportarsi in quanto tali anche quando le cose non vanno bene, ma la loro gestione lascia spesso perplessi (Heitvelt ha fatto qualcosa di male per entrare pochi minuti e non toccare più il campo?). In un modo o nell’altro la società deve muoversi e farsi sentire, oppure può stare ferma e sentirsi accusare da tanti tifosi di essere il vero problema di questa Virtus Roma.
Da una squadra in crisi ad un’altra: la Banca Tercas Teramo, che dalla settimana scorsa è stata affidata a Ramagli, arrivato al posto di Capobianco. L’ottima dirigenza di Teramo avrà fatto le sue valutazioni, però qualcuno mi deve spiegare quali. In estate è arrivato Mike Hall, giocatore talentuoso, alterno, dall’indubbia classe ma altrettanto incostante nel rendimento. Bene, il giocatori si conosceva, è stato a Milano per due anni, è stato avversario di Teramo in una bella e avvincente serie di playoff. E cosa succede? Dopo quattro giornate viene tagliato perché? Perché è troppo alterno? Parliamo seriamente, perché si è preso Hall e gli si è chiesto di fare reparto da solo (Fletcher, Shaw e il giovane Polonara gli altri lunghi), salvo accorgersi che ovviamente non è quel tipo di giocatore, a maggior ragione se sul perimetro si è scelto di andare con giocatori che difficilmente sono in grado di creare opportunità per i compagni. Il trio Zoroski, Ahearn (che faticherebbe in A2), Diener, è il meno atletico dell’intera serie A, con Zoroski chiamato a cantare e portare la croce e Diener a giocare da numero 3. Al posto di Hall è arrivato Josh Davis, giocatore forse più solido di Hall, ma che nelle prime tre uscite sta tirando col 16% da tre punti. Insomma, quegli zero punti non sono tali per niente.
Tra la testa e la coda c’è una situazione più o meno fluida. Ci sono squadre che hanno fatto un inizio di campionato scintillante, come Varese, Pesaro, Montegranaro, Sassari, Biella e Cremona, altre che stanno facendo più fatica, specialmente rapportate alle attese, come Cantù, Bologna, Avellino ed in maniera maggiore Treviso, oltre ovviamente a Caserta che però sembra essersi ripresa.
Partiamo con ordine dalle prime tre citate: Varese non vuole aprire gli occhi da questo sogno. Per Recalcati il ritorno in panchina è stato dei migliori, ed in una situzione a lui congeniale: gestire un gruppo che sembra unito, con gerarchie precise, stranieri coinvolti emotivamente e tecnicamente, ed un pubblico che è un valore aggiunto. L’arrivo in extremis di Slay ha portato in dote oltre che i kg da smaltire, anche tanta fisicità, muscoli, tecnica e palle da vendere. Se a questo aggiungiamo che Galanda è la guida spirituale, Thomas il bravo ragazzo tiratore, Kangur il giovane che mette muscoli ed anche precisione chirurgica dalla distanza, Fajardo e Righetti due veterani dal rendimento sicuro, cosi come Ranniko e che Goss sta dimostrando di essere fondamentale senza giocare quaranta minuti e dominare la palla, ecco spiegato il terzo posto che fa sognare l’intera città.
Stesso discorso si potrebbe fare per Montegranaro, che ha riportato sulla sua panchina Pillastrini (lo scorso anno proprio a Varese), sotto canestro Ford, ed ha creduto veramente sui giovani italiani. La follia di Cavaliero, la grande stagione di Cinciarini (che al momento nella corsa tra i play italiani è nettamente il migliore), e il riscatto di Antonutti, più le due colonne d’Ercole sotto canestro, con Ford e Ivanov che sono la coppia di lunghi più redditizia e meglio assortita di tutta la serie A. Il resto è contorno, importante ma contorno, e così capita di veder seduti nei minuti finali gente come Alla Ray o Jones, o il play titolare della nazionale Maestranzi. Fino a quando si vince tutto ok, la prova del nove ci sarà quando le cose non andranno per il meglio. La vittoria contro Milano è molto merito dei ragazzi del Pilla, ma non scordiamoci che l’Olimpia era reduce dalla partita col CSKA e che aveva fuori tre uomini importanti.
Pesaro cade in modo pesante sul campo di Treviso, ma è indubbio che i marchigiani siano un’altra grande sorpresa di questo campionato, e che purtroppo sul più bello hanno dovuto affrontare infortuni importanti come quelli di Diaz, Cusin e Collins. Però Dalmonte non può non sorridere, visto queste prime sette partite hanno riconsegnato al basket italiano un Hackett decisamente diverso da quello visto a Treviso, un Cusin devastante prima dell’infortunio, ed un Traini che ha personalità e classe da vendere. Tornando su Hackett, non bisogna pensare che a Pesaro abbiano la bacchetta magica mentre a Treviso non abbiamo capito niente su come gestirlo. Certo, tornare a casa propria può essere un vantaggio, ma il vero salto di qualità il buon Daniel l’ha fatto nella sua testa: al suo arrivo a Treviso probabilmente era convinto di poter essere già un fattore per il solo fatto di aver giocato al college ed essere figlio d’arte. A Pesaro invece, dopo i richiami del padre e “l’addestramento” negli USA, l’approccio è totlamente diverso e, visto che le qualità ci sono sempre state, il bel campionato disputato fino ad ora è solo la normale conseguenza.
Solida, organizzata e con giocatori in grado di dare quel pizzico di talento che serve a fare di una squadra completa una squadra vincente. Forse esagerando, ma questo è quello che viene in mente guardando Cremona. Col suo blocco di giocatori dell’est Europa, la Vanoli è una delle squadre meglio allenate dell’intera serie A, con Mahoric che non lascia nulla al caso, dimostrandosi un allenatore dai principi solidi ma anche elastico, perché sa di non poter imbrigliare il talento di alcuni giocatori. Cremona vince e convince, fin dalla prima giornata dove per 38 minuti ha accarezzato il sogno di fare lo sgambetto ai campionissimi di Siena. Cremona ha gerarchie precise, giocatori poco appariscenti che però danno un apporto costante (come il trio Perkovic, Sekulic, Drodzov), un veterano, Milic, che ha visto e conosciuto tanto basket italiano ed europeo e con la sua atipicità può essere ancora un fattore, e due esterni di talento che si complementano alla perfezione. Le prime sette giornate hanno detto che Cremona sarà un cliente difficile per tutti, anche quando giocherà in trasferta.
Alzi la mano chi aveva previsto una Biella a quota otto punti dopo sette partite. Pochi, pochissimi, chi vi scrive non è uno di questi. Lottatori e lavoratori sotto canestro, atletismo, giovinezza e talento sul perimetro, il tutto tenuto assieme dalla super chioccia Teo Soragna. Il trio d’esterni formato da Slaughter, Sosa e Viggiano in questo primo scorcio di stagione combina per oltre 42 punti a partita, che salgono a 54.6 se si considerano anche gli altri due membri del quintetto iniziale, Salyers e Suton. Le rotazioni sono corte (di fatto Biella gioca in otto, con Chessa poco oltre i 13 minuti), ma è indubbio che Biella stia stupendo tutti. Come sta facendo Sassari, che nonostante un Diener neanche a mezzo servizio, ha vinto quattro partite, mettendo in mostra un grande James White ed una forte identità di squadra. Meo Sacchetti ha trovato nel saltatore ex NBA, un giocatore completo, splendidamente calato nella realtà sarda e nel campionato italiano, un atleta straordinario che sta dimostrando di non essere solo schiacciate e balzi impressionanti. L’altro moro, Hunter, è il lungo perfertto per giocare nel sistema di Sacchetti. Attenzione, perché quando tornerà Diener Sassari potrebbe trasformasi da piacevole sorpresa a solida e scomoda (per molti) realtà.
Cantù e Bologna sono in due situazioni diverse: i brianzoli hanno lasciato qualche punto per strada per qualche episodio andato storto (vedi proprio la partita persa con la Virtus), ma sono indubbiamente una delle squadre più belle da veder giocare, ed una delle meglio allenate. Deve metabolizzare il doppio impegno, ma ha tutto per riconfermare la grande stagione disputata l’anno scorso, a patto che l’infortunio alla caviglia di Ben Ortner si risolva in poco tempo, e che Green cominci ad essere più solido e costante. Più difficile decifrare il vero volto della Canadian Solar Bologna. La Virtus, che ha comunque un bilancio di quattro vittorie ed una sconfitta, non sembra la squadra ideale per coach Lino Lardo. Sul perimetro ci sono quattro giocatori che amano avere la palla in pano per creare (Koponen, Poeta, Kemp e Winston), mentre sotto canestro l’unico giocatore che unisce quantità e qualità è Amoroso, che però in difesa ha si aggressività ma non è certo il prototipo del giocatore che piace a Lardo. Se sul perimetro la (presunta) poca compatibilità tra i giocatori è compensata da una dose di talento comunque importante, è sotto canestro che in questo inizio di stagione la Virtus sta evidenziando dei limiti: di Amoroso abbiamo detto, Homan ha muscoli e massa per farsi sentire ma poca qualità, stesso discorso che si può fare per Sanikidze, mentre Martinoni non ha ancora fatto vedere miglioramenti rispetto alla stagione scorsa, ed al momento non può stare in campo in serie A, almeno non al livello sperato dalla Virtus. La sconfitta di Varese è la seconda consecutiva (85 punti subiti di media nelle ultime due), e se il rientro di Winston riconsegnerà a Lardo un giocatore di assoluto talento, potrebbe anche tornare a limitare l’impatto di Kemp.
Avellino e Treviso, due squadre unite dai colori della maglia e dai punti in classifica (6). Due squadre che potrebbero e dovrebbero fare meglio, specialmente Treviso, che ha roster e ambizioni importanti. Gli irpini, che hanno cominciato la stagione perdendo proprio contro Treviso (nell’unica serata davvero positiva di Toolson), procedono a strappi, ma hanno potenzialità per far bene. L’aria dei monti campani ha rigenerato Green, Thomas si sta confermando tra i migliori giocatori anche in serie A, e Troutman è uno dei più efficaci lunghi del campionato. Cosa manca? Coach Vitucci e Avellino devono ancora capire quanto vale Johnson, giocatore da piccole cose, un difensore duro, che però ha bisogno di un sistema che funzioni a puntino per essere veramente utile, e soprattutto hanno bisogno che Dean trovi continuità di rendimento, come anche Szewczyk, che in trasferta sembra mandare il fratello brocco e timido. Attenzione all’Air però, perché ha tutte le carte in regola per stupire. Stesso discorso per Treviso, attesa alla stagione del rilancio ma frenata dai problemi di Toolson e dall’infortunio a Brunner. Il Benetton come detto ha profondità d’organico, qualità sotto canestro dove Motiejunas, Brunner e Nicevic sani sono un bel reparto, e alternative valide sul perimetro. Repesa ha bisogno che Toolson si sblocchi, perché è l’unico vero esterno tiratore assieme al giovane Gentile. Ottimi segnali da Devin Smith, che come nell’anno di Avellino sta venendo fuori come ottimo rimbalzista e stoppatore allucinante (viaggia a 1.7 stoppate di media).
Di Caserta abbiamo accenato prima. Poche parole: la bruciante uscita ai preliminari di Eurolega ha lasciato il segno in un ambiente che era gasato al massimo per il ritorno in Europa. Nelle prime giornate quello che non ha funzionato è la difesa, ma coach Sacripanti ha avuto pazienza e con la crescita di Williams ed il ritorno di Ere e Bowers ai livelli dello scorso anno, Caserta potrà tornare a recitare un ruolo importante nel nostro campionato, anche se la partecipazione alle F8 di Coppa Italia sembra compromesso.
Per chiudere un cenno alla situazione di Brindisi. Per una matricola perdere subito un giocatore importante come Monroe, è un duro colpo da subire, specialmente perché è arrivato a seguito dell’addio di Big E Williams (Lang, il sostituto, sta facendo comunque bene). Se a questo aggiungiamo che a Brindisi si sono accorti che Radulovic non era più un giocatore da serie A, e che l’impatto di Bavcic è stato a dir poco deludente, ecco in larga parte spiegati i due punti in classifica. Diawara e Dixon stanno facendo bene, ma lo sceriffo Perdichizzi ha bisogno di ultra bocca di fuoco. L’arrivo di Tourè e la sua costante crescita dopo la brutta esperienza di Roma potrebbero aiutare, ma il vero campionato dei pugliesi comincerà col ritorno di Monroe, sperando che in puglia l’entusiasmo per questa serie A, non fomenti l’impazienza.