BAMBERG – Partiamo dalla fine, come spesso capita in questo indefinibile, pazzo, amabile, ma per questo straordinario ed inimitabile sport chiamato basket.
Un secondo e 9 decimi dalla fine di una partita orrorifica e del quale parleremo più avanti; palla alla Virtus sotto di due punti in zona d’attacco, tramortita pochi attimi prima da una tripla di un glaciale Roberson che ha portato il Bamberg sopra di due punti sul 67-65 nel tripudio generale della Stechert Arena e spedito nell’incubo più nero una solita, snervante Lottomatica incapace come al solito di portare a casa una gara già praticamente vinta (esattamente come qualche giorno fa a Milano). E così, dalle mani di Djedovic che rimette in gioco, parte la palla a Charles Smith che la riceve completamente spalle a canestro in quei pochi centimetri in cui il campo da gioco divide la linea da fondo dalla linea dei 3 punti. Il Ragno s’eleva in aria, routa di 360° e contemporaneamente tira a canestro con il suo tipico spin del polso, quasi come se la palla subisse una sorta di leva ulteriore dal polso. E nell’assordante urlo contrario dello sportivissimo pubblico tedesco dell’Arena di Bamberg la palla vola, e finisce la propria corsa adagianosi docile nel cotone cadendoci di colpo, togliendo il fiato ai poveri padroni di casa e spedendo in paradiso un fenomenale Charlie Smith, che viene letteralmente assalito e spianato dalla gioia da parte di tutti i suoi compagni che quasi non credono ai propri occhi per le bellezza del gesto atletico e, soprattutto, per la vittoria: come nel tennis, punto, game e match per la Virtus !!
Basta, potremmo chiudere quì il racconto di questa gara vitale per il futuro in Europa di questa pasticciona e “sgangherata” Lottomatica Virtus Roma edizione 2010-11, perchè come purtroppo spesso capita quando si assiste alle sue partite da almeno un anno a questa parte, ci si trova alla fine delle stesse con troppa frequenza a dover decodificarne i gesti tecnici, le fasi di gioco e molto spesso ci accorgiamo che le cose positive si sovrappongono a quelle negative e viceversa, in un tourbillon di giudizi troppo contrastanti tra loro, così nettamente contrastanti e diversi che riuscire a commentare una partita della Virtus diventa a volte quasi una prova titanica.
Ma proviamo a “fissare qualche paletto”.
Nessuno s’offenderà se scriviamo che la bruttezza di questa gara è stata a tratti insuperabile, almeno in riferimento a quanto visto finora sui campi d’Italia e d’Europa (e siamo appena a fine novembre, ndr).
Difficile attribuire le colpe di questo brutto spettacolo, generato forse per la tanta tensione e quindi per l’importante posta in palio, o forse per l’atmosfera di questo pieno autunno che sa già d’inverno, o forse per quello che è decidetelo Voi, insomma, la partita andata in scena questa sera alla Stechert Arena di Bamberg è stato un inno al “Ciapa no!” come da diverso tempo non ci capitava di vedere.
Intendiamoci, un risultato importantissimo per l’Urbe ma, per carità, da cancellare per chi ama il basket inteso come sport, come filosofia di vita e come estetismo rappresentativo del bello della vita.
Per i primi due quarti si è vista la solita Virtus Roma delle ultime prestazioni, esattamente come a Milano domenica scorsa.
L’avversaria parte male, per demeriti propri o per meriti della Virtus ? Non importa, ci pensano i ragazzi di Boniciolli a farla rientrare in partita collezionando errori od orrori in attacco da far invidia ad una simpatica squadretta di periferia: inutili falli in attacco, tiri affrettati o passaggi sbilenchi, palleggi sui piedi o, se preferite, il pezzo “forte” del repertorio: la palla persa in contropiede, spesso in sovrannumero, a pochi passi dal facile canestro a favore. A nulla vale, dopo l’ennesima scempiaggine di Dasic in contropiede che butta alle ortiche due punti sicuri, un urlaccio decisamente arrabbiato di Charlie Smith, mai vista da parte sua una cosa del genere in tanti anni di onorata carriera.
In verità a Milano la Lottomatica non aveva dato sfoggio di cotanza insipienza se non nel solo quarto finale di gara: ma questa sera a Bamberg l’incapacità endemica di chiudere l’avversario all’angolo e riempirlo di punti al passivo per stroncarne ogni velleità si è puntualmente ripetuta, scientifica quasi. Un Bamberg annichilito, incapace di trovare punti dal campo che sparava a salve e perdeva palloni a iosa, avrebbe chiuso il primo quarto con appena 6 punti all’attivo se non fosse intervenuto uno sciocco fallo tecnico (ma sacrosanto), fischiato a Vitali a regalare tiri liberi al Bamberg che tamponava alla meno peggio il possibile e chiudendo il primo mini-intervallo “solo” sotto di 10, 9-19 per la Virtus.
Si rivedeva per Roma in campo Angelo Gigli, finalmente, a dar fiato a Dasic ed Heytvelt nel pitturato contro un deludentissimo Tibor Pleiss ma si capiva che il Bamberg non avrebbe potuto giocare così male per tanto tempo ancora, sarebbe quindi riuscita Roma a fare tesoro della situazione capitalizzandola al massimo nel secondo quarto ?
No, niente di tutto questo, anzi, esattamente il contrario. E così, piano piano, il Bamberg grazie a qualche bomba del trio Gavel, Goldsberry e Roberson, risaliva la china mentre la Virtus dava pieno sfogo a tutto il suo solito campionario dell’anti-basket con il povero Boniciolli che quasi incredulo iniziava le sue rotazioni vorticose togliendo ora uno spento Djedovic per Heytvelt, ora un timido Crosariol per Gigli o di nuovo Heytvelt, il tutto mentre Kyle Hines iniziava a scaldare i motori partendo, come sempre, dalla panchina. E così, l’orribile Bamberg del primo quarto si trovava al suono dell’intervallo lungo sotto di un solo, misero punticino, 30-31. Dall’altra sponda facce preoccupate e dannatamente nervose, consce di poter ripetere la prova di Milano con l’aggravante che, questa volta, il Bamberg continuava a non sembrare questa micidiale arma da guerra vista nei turni precedenti contro ben altri squadroni.
Inizio del terzo periodo e Roma appariva più ordinata ma i padroni di casa andavano avanti per la prima volta nel punteggio. E da in poi ancora la fiera degli errori su entrambi i fronti del campo, da una parte e dall’altra, indistintamente e costantemente e così marchiani da non sembrare una gara di Eurolega. Unica, bella parentesi tecnica del periodo e di tutta la gara quando, dal 27° al 29° tre triple consecutive rispettivamente di Heytvelt, Jacobsen e di Charlie Smith davano lustro alla sfida, lampo di luce nel grigiore generale. Roma lo chiudeva sopra di due, 51-53 ma per il resto erano solo rimpianti e lacrime, nella speranza di non veder comunque vanificato quanto di buono (molto poco in verità, ndr), prodotto.
Ed all’inizio del periodo decisivo Terry, anche per l’ex-V Nera prova ai limiti dell’inguardabile, con una tripla ridava ossigeno al Bamberg ma Roma s’aggrappava in attacco ad un buon Washington, Top Scorer della gara con 16 punti e MVP della stessa. Ma l’Urbe, masochisticamente e quasi per non “farsi mancare nulla” o quasi, tirava malissimo anche dalla lunetta, alla fine sarà un mortificante 41% da consegnare alle statistiche con forte imbarazzo, consentendo al Bamberg di restare in gara. Nonostante tutto, e nonostante gli orrori tedeschi, Roma riusciva anche a mettere il naso avanti sul 61-65 grazie ad Heytvelt e Dasic al 38°, bravi in difesa quanto in attacco ma con un mortifero parziale di 6-0 il Bamberg ribaltava tutto grazie al sopracitato tiro ad un secondo e nove decimi a bersaglio di Brian Roberson, dopo che Vitali aveva bellamente sprecato l’azione che avrebbe potuto chiudere i giochi.
Il resto lo abbiamo commentato all’inizio, stop.
Prima di chiudere…..Francamente, all’atto stesso in cui stiamo scrivendo, non sappiamo cosa sarà della stagione di questa Lottomatica ma alcune piccole cose possiamo affermarle, ponendoci anche qualche domanda con la speranza che ci venga data una risposta nelle prossime gare.
1. Avere nel roster 3 playmaker (Washington, Vitali e Giachetti), e non vederne mai uno a pieno regime per almeno tre quarti della gara è un delitto che nessuna squadra di basket può permettersi, figuriamoci la Virtus che non fa mistero dei propri obbiettivi. Washington ha fatto sì 16 importantissimi punti ma raramente ha dato la sensazione questa sera (ed il altre occasioni), di leggere bene quanto accadeva dinanzi a sè, di tenere in mano le redini del gioco e, soprattutto, di far giocare la squadra. Pietoso velo su Vitali e Giachetti, non scriviamo altro per rispetto dei ragazzi e per amor di patria.
2. Alì Traore. Anche questa sera l’ex-MVP del campionato francese ha fatto infrazione di passi alla prima azione palla in mano e, se non sbagliamo, è la quarta volta consecutiva che accade nelle ultime quattro gare. Poi una bella stoppata in difesa, un tiro sbilenco e tanta panchina, per complessivi 4 minuti di gioco. Cosa sta accadendo a questo ragazzo ?
3. Bene Heytvelt. Silenzioso, presente, cattivo quanto basta e determinante in certe fasi. Perchè così pochi minuti in campo nel complesso ?
4. Il Ragno è tornato. Diceva Tanjevic che aveva bisogno di “carburare”, bene, finalmente Roma ha il tanto atteso leader così a lungo evocato. Speriamo duri però perchè di altre certezze non ce ne sono.
5. La vittoria di questa sera al 90% significa TOP16, basterà non suicidarsi la settimana prossima contro lo Charleroi in casa. Ma siamo certi che non avverrà ???
Per il resto, questa è la Virtus di oggi Egregi Signori, prendere o lasciare, fate Voi, ne riparleremo domenica sera, dopo Roma-Cremona.
Brose Bamgerg – Lottomatica Virtus Roma 67-68
Parziali: (9-19; 21-12; 21-22; 16-15 )
Progressione: (9-19; 30-31; 51-53; 67-68 )
Tabellini:
http://www.euroleague.net/main/results/showgame?gamecode=66
MVP: Charlie Smith. Segna leggermente meno rispetto a Washington, 16 punti per lui contro i 17 di D-Wash ma soprattutto mette la stupenda tripla della vittoria. Il Ragno è tornato. Encomio anche al cecchino del Bamberg, Casey Jacobsen, 15 punti vitali per i suoi.
WVP: è stata una partita brutta, pochissimi si son salvati con una sufficienza di stima. In casa Virtus Giachetti, Traore e Vitali protagonisti in negativo con Djedovic a ruota. In casa Bamberg male Tibor Pleiss, troppo male per quello di bene che si dice di lui.
Fabrizio Noto/FRED