Eppure la squadra non è male. Questo era il pensiero di molti tifosi, che magari ora, dopo 3 sconfitte su 4 partite, tendono a cambiare idea. Questo era anche il mio pensiero; e credo che cambiarlo sia prematuro. Premetto che sono troppo vecchio, nonché troppo ben abituato dagli anni dell’era Gherardini, per scambiare petite per patate: i pezzi di questa Benetton non sono magari prodotti di gioielleria, ma nemmeno di un triste campo dell’Idaho. E non sono nemmeno tanto disperato da dovermi drogare di illusioni: semplicemente, come già riferito, ritengo che questa squadra sia stata costruita con idee chiare (già un notevole passo avanti rispetto allo scorso campionato), e che perciò sia fisiologicamente destinata a migliorare e, chissà, a rendere la vita difficile anche a team sulla carta più attrezzati. Del resto, se anche la squadra senza capo né coda della scorsa stagione è stata l’unica a fare sudare un po’ Siena nei play off…
Ma allora cosa non è funzionato in questo avvio, senza mezzi termini da dimenticare?
Primo. Il calendario. Dopo la sfida in casa con Avellino, sono arrivate due trasferte difficili, a Milano e Montegranaro: sfide che, a prescindere dal come, si potevano perdere (così come quella di domenica prossima a Roma…). Meno pronosticabile la sconfitta interna con Varese (per quanto avesse superato una settimana prima addirittura i Campioni d’Italia): se, di riffa o di raffa, la Benetton l’avesse spuntata, guardare la classifica farebbe un diverso effetto.
Secondo. La giovane età del roster. Vedo solo 3 giocatori che possono definirsi “esperti” (Bulleri, Nicevic e Smith), e addirittura 3 “lattanti” (Gentile, Motiejunas e Wojciechovski: 58 anni complessivi), con un minutaggio importante. Ci sta allora, soprattutto in trasferta e ad inizio stagione, che non tutto fili come sperato.
Terzo. I rimbalzi. Questa squadra si esprime al meglio se corre e se tiene i ritmi alti. Che questo roster abbia nel dna la corsa lo si capisce dando un occhio ad una statistica: le 81 palle perse in 4 partite rappresentano un dato da “muro del pianto”, ma se si confrontano con gli 85 recuperi… Per correre però è indispensabile il controllo dei rimbalzi ed in questo la Benetton ha finora toppato. Con Motiejunas che non ha nell’aggressività la sua caratteristica migliore (e, in generale, è partito molto male), e Nicevic lontano dal top, a causa dell’infortunio al polso che l’ha tenuto fermo per buona parte dell’estate, lo stop di Brunner si è ahimè rivelato molto più deleterio del previsto.
Quarto. Lo scarso rendimento di alcuni giocatori. D’accordo, si soffre a rimbalzo, ma in casa con Varese si deve vincere comunque. È, questo, un pensiero di molti tifosi. Difficile non condividerlo. Sarà una considerazione banale, ma, tanto più in un periodo di rodaggio in cui certi meccanismi di squadra ancora stentano, è chiaro che il contributo dei singoli può essere particolarmente importante. Ecco che allora la nota lieta rappresentata da Peric (il solo ad avere avuto finora un rendimento molto al di sopra della sufficienza), non può essere sufficiente, di fronte allo scarso impatto di Toolson (ok solo all’esordio), e di Smith (sorprende che su questo sito sia stato nominato wvp ben 2 volte in 4 gare…).
Repesa ha dichiarato (e condivido) che la situazione è difficile ma non drammatica. E dallo spogliatoio, almeno nelle dichiarazioni, traspare serenità. Stiamo a vedere che aria tirerà tra qualche settimana…