La Turchia in questi campionati mondiali ha fornito prestazioni di altissima qualità sui due lati del campo risultando, così, l’unica alternativa credibile agli States al netto dell’eliminazione spagnola.
La semifinale, però, ha fornito ben altre indicazioni con una Serbia che pur perdendo di un solo punto per una leggerezza di goventù, ha messo in mostra una qualità di pallacanestro, offensiva e difensiva ai limiti della perfezione.
Alla squadra di Tanjevic piace creare mismtach dal pick and roll soprattutto con Turkoglu da palleggiatore, per poi innescare una serie di penetra e scarica che può regalare tiri comodi da tre punti a cecchini quali Onan, Tunceri ed Arslan. La Serbia invece ha reso tutte queste armi praticamente inoffensive, offrendo delle rotazioni difensive e dei recuperi in situazioni disagiate, da vero clinic per i coaches. Nei pick and roll spesso si venivano a creare cambi scomodi, ma il difensore rimasto sul blocco nove volte su dieci riusciva a sporcare la linea di passaggio diretta per servire il secondo mismatch creatosi e così la vita per lunghi veri come Gonlum, Erden e Asik è risultata assai più difficile e solo una folata di Tunceri nel finale in versione clutch player ha evitato una sconfitta quasi certa ed a tratti anche meritata.
Con 10″ sul cronometro la palla è in mano a Teodosic che abbozza una penetrazione chiamando l’aiuto e scarica per la linea di fondo presa in backdoor da Savanovic. Scatta la rotazione forsennata dei lunghi per ostacolare il giocatore più concreto ed essenziale del mondiale, che con calma olimpica serve uno scarico nel pitturato a Velickovic che segna il sorpasso a 4″ dal termine del match. Azione da manuale con tre passaggi smarcanti nel fazzoletto di due metri di campo per una soluzione che, considerato il momento della partita, la pressione e il contorno di pubblico, è da tramandare ai posteri.
Spendiamo due parole ora per tre giocatori serbi che sono usciti molto più che con l’onore delle armi:
Teodosic: il vero leader di questa squadra con le sue visioni di pallacanestro. E’ un giocatore dal talento puro e cristallino, una meccanica di tiro splendida e una garra tipica dei grandi interpreti del gioco. E’ ancora ad un passo dall’essere il grande campione che tutti si aspettano, dovrebbe gestire molto meglio i suoi nervi, ma soprattutto i suoi istinti primordiali perchè quando tiri da 8 metri e decidi una partita sei un Dio, quando ne sbagli due da un metro più avanti ma della stessa selezione, diventi presto un colpevole. Un pizzico di lucidità in più e parliamo di materiale di elitè eurolega, cosa che già parzialmente è.
Keselj: 1988 è il suo anno di nascita, è un tiratore da tre di livello altissimo, ma è un giocatore a tutto tondo con grandissime qualità e soprattutto una capacità innata di alzare il proprio rendimento quando la partita si decide. In questo mondiale moltissimi canestri nei momenti duri sono arrivati dalle sue mani ed anche contro i turchi un rimbalzo d’attacco volando sopra la testa dei lunghi è arrivato da lui. Un talento da seguire.
Savanovic: semplicemente il miglior giocatore del mondiale “pound per pound” come direbbero gli americani. Un’ala del nuovo millennio in grado di tirare con grande naturalezza ed efficacia ma essere ugualmente pericoloso mettendo palla a terra ed attaccando i pariruolo più lenti e pesanti. Un grande conoscitore del gioco per la qualità dei suoi passaggi ed anche perchè a lui la mano non trema; che siano tiri liberi, jumper dai 5 metri o triple per lui fa poca differenza: li mette.
Nonstante tutto è la Turchia ad andare in finale con un canestro di Tunceri a 0.4″ dalla fine su una piccola ingenuità proprio di Keselj che cercando il pallone gli ha lasciato un’autostrada libera per il canestro. Tanjevic ha orchestrato e messo in campo benissimo una squadra dal grande talento e dalla grande solidità, ora è davanti al test più difficile del proprio mondiale, ma il pubblico di casa, gli stimoli di “brother Hedo” e un mago della panchina potrebbero giocare un bello scherzetto ai figli di un dio minore del Team USA.
Simone Mazzola