Paradossalmente è meglio per gli appassionati vedere un Team USA pieno di giovani ragazzi che vogliono dimostrare il loro valore, piuttosto che grandi star affermate che si presentano con la spocchia tipica dei nuovi fenomeni e che ha garantito molto spesso becere figure non solo dal punto di vista dell’approccio.
La partita tra USA e Croazia dura sostanzialmente 10 minuti con la squadra di Josip Vrankovic a contatto nel punteggio, ma soprattutto ancora provvista del giocatore che più si avvicina a Pau Gasol nel vecchio continente.
Ettore Messina se lo è assicurato a metà stagione, dimostrando di vederci, come al solito, molto lungo ed Ante Tomic lo ha ripagato subito.
Il giovane centro croato è stato l’unico a dare del filo da torcere agli States con la sua triplice minaccia sempre viva. Partenza in palleggio con totale ambidestrismo, tiro dai quattro metri affidabile ed un gioco esiziale dal post basso dove alterna senza batter ciglio mano destra e sinistra con tocchi fatati.
Se ne sono accorti Odom e Chandler che questo ragazzo rischiano di rivederselo di fronte tra un paio d’anni con magari qualche chilo di corazza in più e nella lega più famosa del mondo.
L’unico altro a salvarsi dei croati è Marko Tomas che è molto migliorato dai tempi di Madrid e ha attaccato il ferro avversario senza timori reverenziali ed anche con grande efficacia. Ukic e Planinic, invece, hanno deluso in maniera quasi imbarazzante e sono sembrati lontani parenti dei giocatori incisivi e tonici visti nei campionati turco e russo della scorsa stagione.
Dall’altra parte i giocatori americani si dividono in “prettamente NBA” ed “europeizzati”. Nella prima categoria c’è l’ultimo taglio di coach K ovvero Rajon Rondo che con la sua lucida follia è fatto dal sarto per una finale NBA, molto meno per una competizione mondiale; chi invece va bene in tutte le ricette ed ha sempre quel gusto di torta di mele è Kevin Durant. Nel secondo quarto ha mostrato in tre azioni tutto il suo immenso repertorio: dall’alto dei suoi 2.06 m. ha segnato da tre da 8 metri, schiacciato col fallo e segnato in step back dalla punta, annichilendo una difesa che era intenta più a contemplarlo che ostacolarlo. E’ il giocatore che porterà in fondo gli States con la sua immarcabilità e sarà uno stupendo spot per la sua sobrietà e semplicità con cui muove ogni passo sul campo.
Nota di merito all’approccio di tranquillo controllo della situazione di Billups che è insindacabilmente il leader emotivo della squadra anche con l’esempio in difesa e la voglia di sacrificarsi. Un bel “+” se lo merita anche Eric Gordon che ha conquistato subito coach K, ma anche i tifosi, per la grande efficacia e i pochi fronzoli nel suo basket, poi avere le caratteristiche perimetrali “europee” di cui si parlava precedentemente aiuta e non poco.
Il risultato finale parla di ordinaria amministrazione per gli States e se consideriamo che la Spagna, ovvero quella che più gli ha dato filo da torcere nel pre-mondiale, ha già perso contro la Francia si può pensare ancor più positivamente al prosieguo del mondiale che li vede ancora, nonostante tutto, i favoriti d’obbligo.