E’ finita come non ci si aspettava, come non ci si sarebbe voluto aspettare. O forse no. Angelico Pallacanestro Biella ha appena concluso la sua peggior stagione di sempre in Serie A, paragonabile solo a quella della miracolosa salvezza dell’annata 2004/05 con Alessandro Ramagli sulla tolda di comando e Luca Bechi suo fedele luogotenente. Però. Però, quella squadra era partita proprio per salvarsi, e dopo aver fatto inferocire i tifosi, li aveva commossi con un finale da brividi, in cui aveva dato più dell’anima per salvar la pelle. Quest’anno la situazione era del tutto diversa, lo sforzo per sopravvivere, benchè efficace, è stato minimo. Ecco la storia di questa Biella e le prospettive della prossima.
La situazione attuale, il futuro
E’ finita tra lacrime e abbracci, giocatori, dirigenti, tifosi di Biella da un lato del Biella Forum, quelli di Ferrara dall’altro. E’ finita ed è andata bene così; e la lezione di quest’anno potrebbe rivelarsi estremamente preziosa per il prossimo futuro. Una squadra partita per stupire, anche sul suolo europeo – per la prima volta – arrivata senza fiato, come un ciclista in crisi a poche centinaia di metri dalla cima della salita, deludendo domenica dopo domenica. Tuttavia il rischio e la paura di fronte all’abisso della Lega2 costringono ora Biella a un forzato bagno d’umiltà e a un po’ di autocritica. Prima di tutto sul fronte societario: aspettando di conoscere le delibere del consiglio di amministrazione, alcune linee decisionali appaiono già definite. Marco Atripaldi sa di non poter più ricoprire più ruoli in prima persona e lascerà la presidenza a un esponente della proprietà, probabilmente il notaio Antonio Forni. Il demiurgo di tante annate eccellenti di Pallacanestro Biella dovrebbe poi ricoprire l’incarico di amministratore delegato. In veste di general manager dovrebbe restare Alessandro Giuliani. Il ritorno ai vecchi costumi sarà però ancor più significativo per quanto concerne il mercato: nell’ultima stagione lo sforzo economico è stato notevole, il budget sarà quindi ridotto – mancheranno anche gli introiti dagli sponsor di Eurocup. Atripaldi ha già assicurato che si tornerà al tradizionale metodo di scouting mirato e accurato negli Stati Uniti, a caccia di nuovi talenti affamati di vittorie. Parlando di roster, tutto è ancora in alto mare. Per il momento sembrano certe le conferme dei soli Garri, Soragna e Chessa, sotto contratto. Tra gli stranieri, con ogni probabilità nessuno riceverà nuove offerte dalla società, saranno da discutere le questioni riguardanti Achara e Ona Embo, soggetti a contratto pluriennale ma protagonisti di un’annata molto sotto tono. Pietro Aradori, eletto miglior under 21 italiano della stagione, sarà invece quasi sicuramente un giocatore di Siena. Il nodo cruciale da sciogliere prima ancora di tuffarsi nel mercato estivo sarà certamente quello dell’allenatore: Bechi ha ancora due anni di contratto, anche se ormai sembra maturata, da parte sua e della società, la consapevolezza che un ciclo si è chiuso. Nulla comunque sarà definito prima di una approfondita discussione tra le parti.
Regular season 2009/10
La squadra è partita, come si è detto, per stupire. Cominciando da una buona base, retaggio della formazione semifinalista scudetto lo scorso anno, Atripaldi e Giuliani hanno costruito un roster di valore, con un quintetto sfavillante: il capitano Joe Smith confermatissimo in regia, l’ex stella NBA – divenuta purtroppo bidone – Fred Jones da 2, un Pietro Aradori in rampa di lancio da 3. Sotto canestro la tecnica superiore (a detta degli esperti, soprattutto in post alto e sul perimetro) di Vanja Plisnic e la potenza dell’esperto e solido Pervis Pasco. La panchina si presentava abbastanza corta e povera soprattutto riguardo agli esterni: playmaker di riserva Ona Embo e Chessa, l’uno grande promessa implosa, l’altro speranza tutta da scoprire, entrambi in ogni caso poco adatti a recitare una parte così importante. L’esperienza del cavallo di ritorno Soragna doveva assicurare duttilità per dare il cambio a guardia e ala piccola. Tra i lunghi, Achara prometteva di mostrare progressi, mentre Garri era chiamato al solito discreto contributo. Le cose si sono messe male fin da subito: infortuni a Jones e Plisnic nella preseason. Lo slavo non si riprenderà più, eccetto le buone prestazioni nelle ultime due gare dell’anno contro Avellino e Ferrara, in cui farà vedere ottime cose. L’americano tornerà alla seconda di campionato e darà subito la vittoria su Bologna. Finchè il fisico di Jones ha retto, l’Angelico non ha tradito le aspettative: 4-1 il record dopo il sacco di Roma, che è costato però un nuovo infortunio al coloured; 6-3 dopo la vittoria casalinga su Treviso. Da qui, a fine dicembre, in concomitanza con un’immeritata eliminazione europea, è cominciato il declino. Tre sconfitte di fila, vittoria contro Avellino, altre cinque L e finalmente la prima W del girone di ritorno. Tra le suddette sconfitte, quelle con Pesaro, Cremona e Varese avrebbero poi pesato ben più del previsto nel momento in cui si sarebbe caduti in piena lotta retrocessione. Infatti Biella passerà da 8-11 a 8-15, dopo aver gettato alle ortiche la trasferta di Treviso. La vittoria di misura su Montegranaro sembrava presagire un ritorno nella acque calme, subito smentito dalla figuraccia di Pesaro. L’Angelico si è trovata così con due gare casalinghe e una fuori casa e la miseria di 18 punti in saccoccia, con Cremona e Ferrara a soffiare sul collo. Il primo scontro decisivo, con Milano, è stato la Caporetto laniera: dopo un buon inizio la truppa di Bechi si è repentinamente arresa cedendo il passo a quella meneghina. Ad Avellino si è avuto un mezzo match point, ma Joe Smith, al 40′, su punteggio pari, ha deciso di temporeggiare e sparare da 9 metri anzichè cercare un fallo per vincere. I supplementari hanno poi parlato biancoverde. Dopo un record di 16-3 a partire dalla 9° giornata di andata, si è giunti così alla resa dei conti, l’ormai mille volte raccontata e chiacchierata sfida all’ultima goccia di sangue con Ferrara. L’Angelico davanti a 5000 biellesi invasati e 300 orgogliosi ferraresi ha prima distrutto la Carife (primo tempo da 11/13 da tre e +20), poi ha quasi fatto harakiri concedendo anche il -1 a pochi secondi dalla fine. I tiri liberi di Aradori hanno salvato Biella, dando fuoco alle micce della festa. L’ultima nota concerne le dichiarazioni poco cavalleresche e realistiche del presidente ospite Mascellani a fine gara e in settimana, smorzati in seguito dal presidente della FIP Meneghin.
Eurocup
Biella, targata Lauretana, ha dovuto dare battaglia in un gruppo solo apparentemente abbordabile. I cechi del CEZ Nymburk si sono subito rivelati squadra tosta, venendo sconfitti appena 78-77 al Biella Forum nella prima uscita europea assoluta di Pallacanestro Biella. I rossoblu hanno poi immediatamente avuto il match point per chiudere il discorso qualificazione in casa del Brose Baskets di Bamberg, ma due triple impossibili nell’ultimo minuto hanno dato la vittoria ai teutonici (87-85). Le due sole formalità sono state le gare contro il derelitto Ventspils (80-54 in casa, 63-77 fuori). Poi, il crollo a Nymburk (84-60) che ha pregiudicato l’intero cammino europeo della Lauretana, visto l’estremo equilibrio nel girone. Biella infatti si è trovata obbligata a vincere almeno di 19 all’ultima partita casalinga contro il Brose, ma non è andata oltre un comunque ottimo 80-72. Il risultato di 4-2 è da ritenersi eccellente considerata l’inesperienza generale e l’apporto nullo dei due giocatori cardine in campo continentale: Jones ha giocato solo l’ultima gara, mentre Plisnic non ha proprio visto il parquet.
Coppa Italia
La manifestazione di metà stagione non ha certo portato l’Angelico agli onori delle cronache. Forte di 8 vittorie (divenute 7 dopo l’esclusione di Napoli) e 7 sconfitte al termine del girone di andata, Biella, già visibilmente appannata sia fisicamente sia mentalmente, ha partecipato a febbraio alla Final Eight di Coppa Italia. L’Angelico ha centrato la semifinale dopo una sfida indecorosa per bruttezza e mancanza di intensità con una delle peggiori Cantù viste quest’anno (70-65 il punteggio finale); qui s’è però incrociata nientemeno che con Siena, la quale si è sbarazzata dei rossoblu con un perentorio 83-53.
Roberto Lodovico