Primo, storico campionato di Lega A per la Vanoli Gruppo Triboldi Cremona e susseguente storica permanenza, addirittura con una giornata d’anticipo.
Meritata ? Sudata ? Di più, forse anche più di quanto si possa immaginare partendo dal presupposto che il club lombardo, dopo la tipica sbornia post-promozione si è dovuta “scontrare” con la dure realtà di un Torneo nuovo per tutti loro, dal magazziniere al coach artefice della promozione, quella promozione conquistata dopo l’appassionante sfida contro Sassari.
La squadra allestita dal confermatissimo Direttore Sportivo Ario Costa era sulla carta estremamente competitiva. Addirittura considerata dagli addetti ai lavori come la potenziale sorpresa del campionato con rinforzi tipo Troy Bell, Earl Rowland, Brandon Brown, Gary Forbes e la conferma del centro più promettente del basket italiano, Andrea Cusin, affiacato dai navigati Mauricio Aguiar e Vangelis Sklavos, dal giovane Alessandro Piazza assieme a Matteo Formenti ed a Capitan Andrea Conti
Ed invece l’inizio era stato indigesto: sconfitta netta all’esordio a Roma, sconfitta interna per un solo punto contro la NGC Cantù con punteggio clamoroso (103-104 per i canturini), ma pronto riscatto a Ferrara con la prima vittoria in campionato nonostante già s’intravedesse una squadra che il coach della promozione, Stefano Cioppi, faticava a far, come si dice in gergo, piegare le gambe in difesa: troppi punti presi ed in Lega A poteva essere un problema irrisolvibile.
Altra sconfitta contro Biella in trasferta ma subito dopo un’imperiosa vittoria contro Treviso a domicilio, nuova sconfitta a Caserta ed illusoria vittoria in casa contro Montegranaro ma che qualcosa non filasse a dovere lo si poteva intravedere: da quella gara la strada si sarebbe complicata e non poco.
Cinque sconfitte consecutive, nell’ordine Pesaro, Siena Milano, Bologna e Teramo prima di battere nel derby Varese e perdere nell’ultima del girone d’andata contro Avellino. Il fatturato a metà campionato era in rosso con ben 11 sconfitte e sole 4 vittorie.
Sguardi tesi, volti contratti, per come si pensava potesse andare il campionato i conti non tornavano.
Ricominciava il girone di ritorno ed a fine gennaio, esattamente il 28 di gennaio 2010, pagavano innanzitutto Gary Forbes, reo di non aver avuto eccessivo spirito d’adattamento alle esigenze del team, e Rodolfo Valenti. Con queste premesse la gara interna contro la Virtus Roma segnava una svolta decisiva per il campionato: sotto di 20 venti punti a circa 8 minuti dal termine, Cremona riusciva in una rimonta ai limiti del leggendario ma alla fine, sull’ultima palla prima della fine, un canestro di Luca Vitali la piegava dando però alla sconfitta anche un sapore di consapevolezza che qualcosa ancora si potesse fare per non retrocedere in Lega Due.
Acquisendo il 5 febbraio ’ex-Udine, Rashard Anderson, veniva coperta la falla lasciata dall’addio a Gary Forbes ma nel derby contro Cantù crollo, mentale più che fisico, ben 21 punti di scarto e lo sguardo persone nel vuoto. Perciò a malincuore Stefano Cioppi passava la mano l’11 febbraio, a prendere le redini veniva chiamato un esperto un coach ben temprato a queste battaglie, Attilio Cajia anche perché arrivava lo scontro diretto contro la Carife Ferrara, in crescita netta dopo un appannamento durato troppo a lungo.
E nuova sconfitta ma stavolta con più di qualche attenuante: l’arbitro Evangelista Caiazza fischiava a tempo scaduto un fallo più che dubbio di Formenti a rimbalzo sul tiro da 3 sbagliato di Anderson, tiro della potenziale vittoria, ed ai danni di Luke Jackson di Ferrara il quale, segnando il primo e sbagliando il secondo, spediva letteralmente la Vanoli all’inferno.
Ma questa brutta tegola, invece di mortificare la squadra nel morale e nello spirito lo rafforzava e la tenacia nel credere alla salvezza, voluta a tutti i costi dal Presidente Secondo Triboldi e dal Vice, Aldo Vanoli, si concretizzava nell’ultimo ingaggio possibile a norma di regolamento, l’ingaggio che avrebbe dato letteralmente la svolta positiva alla squadra: Marco Milic.
Annunciato il 24 febbraio 2010, la vecchia volpe slovena faceva già sentire il suo apporto 4 giorni dopo con 8 punti nel carniere nella vittoria importantissima, in casa di nuovo, contro Biella, trascinando emotivamente un sontuoso Troy Bell da 22 punti ed un Aguiar da 14 punti totali.
Sì, era la svolta, sette giorni ecco la vittoria anche a Treviso contro pronostico, “scivolata” interna contro una battagliera e mai doma Caserta sotto anche di 18 punti all’intervallo e sconfitta anche a Montegranaro ma riscatto contro la Scavolini e, soprattutto, dopo le prevedibili battute d’arresto consecutive contro Siena e Milano, capolavoro a Bologna: concessi solo 65 punti alla Virtus con Anderson-Rowland-Bell e Milic in cattedra in attacco ma tutto il roster impegnato, seriamente, a difendere attivamente.
La vittoria poi in casa contro Teramo sanciva aritmeticamente la tanto agognata salvezza e le due ininfluenti gare, sconfitta a Varese e vittoria contro Avellino, partita questa che costerà ai campani i Playoffs, che mettevano la parola fine ad una stagione ricca di emozioni contrastanti successive e contrastanti: entusiasmo, stupore, incredulità, rabbia, sollievo ed infine gioia per il traguardo raggiunto.
Definire gli artefici di questa impresa è facile statistiche in mano: se Earl Rowland è stato il trascinatore della squadra nel suo complesso (terzo posto per lui nel ranking della valutazione della Lega, 18 di media dietro solo a gente del calibro come Sharrod Ford e Ksistof Lavrinovic), Troy Bell è stato invece colui che, soprattutto nella parte finale della stagione, ha retto buona parte del peso offensivo della squadra (anche lui ben posizionato in questa speciale classifica della valutazione, tredicesimo con 15 di media), indicando che la scelta sul loro apporto alla causa sin da settembre fosse corretta. Ma non si possono sottolineare che le scelte fatte a torneo in corso, quelle cioè di Rashad Anderson e soprattutto di Marco Milic, hanno donato al roster una sorta di “collante” consentendo perciò ai vari Brandon Brown, Andrea Cusin e Mauricio Aguiar, apparsi a volte spaesati ed incostanti, il giusto assetto in campo, oltre che un innegabile senso di fiducia nei propri mezzi.
Applausi anche ad Attilio Caja. Pochi avrebbero raccolto la sfida che la Dirigenza della Vanoli ad un certo punto della stagione aveva lanciato e la sua fredda pragmaticità, la sua capacità di gestire momenti difficili (andare con la memoria, subito dopo il suo arrivo a Cremona, alla durissima sconfitta subita in casa contro Ferrara), ha fatto la differenza pur riconoscendo a Stefano Cioppi un lavoro d’amalgama positivo ma non risolutivo. Il grande merito di Caja è stato infatti quello di sistemare i meccanismi difensivi della squadra e di motivare giovani promesse e navigati passeggiatori dei marciapiedi cestisitici internazionali, il tutto in un mix di talento e dedizione alla causa.
Cosa accadrà per la prossima stagione è ancora troppo presto per poterlo dire, a Cremona si godono la permanenza in Lega A ma siamo certi che stanno in silenzio progettando una stagione 2010-2011 di rilievo assoluto.