Quando si parla di final four non si può prescindere dal citare il CSKA Mosca che con quella di Parigi arriva alla sua ottava consecutiva. Possiamo dire che in Russia la concorrenza non è cosi spietata in campionato e questo permette all’armata rossa di concentrarsi sull’eurolega? Vero in parte, perchè squadre come il Khimki, l’Unics Kazan e la Dinamo Mosca, nella nostra lega farebbero i playoffs sbadigliando. L’armata rossa ha sempre avuto molti soldi da spendere nei migliori giocatori d’Europa? Altrettanto vero, ma perchè una società che in un anno perde il miglior allenatore d’Europa (Messina), uno dei migliori lunghi (Lorbek) e due fondamentali backup come Morris e Zisis, riesce a riciclarsi ugualmente e raggiungere per l’ennesima volta l’olimpo?
La risposta è molto semplice e si chiama solidità tecnica. Hanno avuto il coraggio di coltivare e lanciare giovani come Sasha Kaun e Andrey Vorontsevich, riportarsi a casa Anton Ponkrashov, dopo lo svezzamento al Khimki, e Victor Khryapa che per rendimento è stato senza dubbio il miglior lungo dell’anno.
Coach Pashutin non si prende meriti per aver spostato l’ex Bulls da ala piccola a “numero quattro”, rendendolo un rebus irrisolvibile per ogni difesa, ma attribuisce il giusto merito al giocatore che è stato in grado di interpretare al meglio il ruolo, diventando senza dubbio il giocatore chiave della squadra.
La stagione non era iniziata sotto i migliori auspici e se sulla carta il CSKA non rientrava nel novero delle favorite, il campo aveva confermato questa impressione nelle prime partite. Record di 1-2 e l’unica vittoria arrivata contro il Maroussi è frutto di un canestro da tre allo scadere di Khryapa. Da quel momento l’armata rossa non si è più fermata, ha inanellato dieci vittorie consecutive, di cui sette per chiudere la regular season al comando del gruppo C, mietendo vittime illustri come nella quinta giornata il Caja Laboral a domicilio.
Nelle top 16 la partenza è stata lanciata, infatti dopo la combattuta vittoria contro l’Unicaja grazie ai 23 punti di Siskauskas sono arrivate due solide vittorie contro Zalgiris e Prokom. L’unica battuta d’arresto arriva nel rematch contro i Polacchi dove la striscia di vittorie si interrompe, ma è solo un incidente di percorso perchè poi arrivano due vittorie per chiudere il gruppo in testa, dimostrando anche un certo dominio. “Siamo una squadra che compete, gioca grande difesa e si sacrifica. Dobbiamo essere un team vincente ed arrivare in fondo è il nostro unico obiettivo”dice JR Holden.
Quando arrivano i playoffs tutte le vittorie precedenti, vengono rimesse in discussione in una serie a cinque partite che li mette di fronte al bel, ma narciso, Caja Laboral già battuto in regular season. Le prime due partite sono a senso unico con il CSKA che vince 86-63 e 83-63, non dando mai l’impressione di poter perdere e con un Khryapa a dominare ogni aspetto del gioco (non a caso è stato nominato l’MVP del mese di marzo). “Avevo paura dell’atteggiamento dei ragazzi dopo gara 2 perchè avvertivo una mancanza di rispetto per l’avversario” – dice Pashutin- “dobbiamo prepararci al meglio perchè nei playoffs tutto può succedere e il Caja Laboral in casa sua gioca un basket diverso.”
Puntualmente gara 3 è il sussulto d’orgoglio degli spagnoli che vincono di 13 in una partita dal basso contenuto spettacolare e quando, dopo 33 minuti di gara 4, il tabellone dice +10 Vitoria, sembra che il ritorno a Mosca sia più che una possibilità, ma 16 dei 19 punti del veterano Holden ribaltano il match e regalano al CSKA il dubbio privilegio di giocarsi la semifinale contro la favorita della competizione, il Regal Barcellona.
La chiave dei successi moscoviti è sicuramente Khryapa, ma l’apporto di incredibile sostanza dato da Sasha Kaun dal suo rientro in squadra dopo l’inizio di stagione ai box, è stato decisivo.
“All’inizio abbiamo fatto fatica sotto le plance” – ha detto Pashutin – “ma con il rientro a pieno regime di Kaun abbiamo trovato più equilibrio, un Khryapa che poteva giocare da battitore libero e un’ imponente presenza in area che canalizza attenzioni.” Tutt’altro che da tralasciare è anche la presenza di Smodis che dopo un lunghissimo periodo di stop è tornato a lavorare con i compagni e ad assaporare il campo. E’ tutta da valutare la sua condizione fisica, ma indubbiamente sarà una pedina fondamentale nello scacchiere dell’armata rossa.
La squadra è un mix di giocatori di conclamata esperienza e valore come Siskauskas, Holden e il sempre silente ed efficace Langdon. Ha la faccia tosta e la freschezza dei giovani leoni, Vorontsevich, Kaun e Ponkrashov, il tutto ben shackerato da un allenatore che rappresenta assieme al fratello (Zakhar Pachutin) un pezzo di storia del basket targato CSKA Mosca. Sicuramente sono davanti allo scoglio più duro da superare, ma come dice giustamente Pashutin in queste partite conta molto l’esperienza e la capacità di gestire le difficoltà. Da underdog sarà una semifinale diversa, ma ugualmente intrigante da vedere e giocare ed è probabile che la vincitrice finale della competizione, uscirà proprio da questo match.