Finalmente il 17° titolo è arrivato. Il primo per KG, Paul Pierce, Ray Allen e PJ Brown, il secondo per Posey addirittura il terzo per Sam “I AM” Cassel. Il primo per Doc Rivers, quasi un risarcimento per l’ex giocatore di Atlanta, passato per gli anni infausti di una ricostruzione in realtà mai avvenuta.
Un titolo conquistato contro i Lakers, in una finale dal sapore retrò, sinceramente non entusiasmante (almeno per chi vi scrive), e che ha visto vincere non necessariamente la squadra più forte, ma quella più organizzata e con più fame.
Come detto, nonostante alcuni interpreti eccellenti, Bryant, Pierce, Garnett e Allen su tutti, non è stata una finale con un tasso tecnico e spettacolare molto elevato. Per svariati motivi, primo fra tutti quello della presenza in campo di molti esordienti in finale: giocatori giovani, limitati dal punto di vista tecnico tattico, acerbi.
Rondo è un giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere in squadra, ma per quasi ogni episodio delle finali Rivers ha dovuto farne a meno per lunghi tratti per non dare un vantaggio tecnico a Phil Jackson. Stessa cosa dicasi per Perkins, che al di là dell’infortunio, è parso troppo limitato per questo livello, colpa della giovane età, ma non solo. Certo, la sua assenza è pesata e non poco nelleconomia dei Celtics, ma questo è tutto dire.
Insomma se si piange per la mancanza di un Perkins e Radmanovic è stato a tratti impresentabile, Vujacic è si giovane, è si talentuoso, ma certe sue scelte, specialmente difensive, sono imbarazzanti a questi livelli. Odom e Gasol hanno messo insieme discrete cifre, ma non hanno eliminato il loro più grande problema, quello di non avere solidità fisica e caratteriale. Appoggi sbagliati, giochi da tre punti mancati per difetto di aggressività, tante giocate di fioretto non seguite da altrettante di sciabola, inoltre, lo spagnolo è stato addirittura inguardabile in difesa.
DAL PUNTO DI VISTA TATTICO CHE SERIE È STATA?
Da una parte la grande organizzazione difensiva di Boston. Un sistema fatto di regole ferree, ma soprattutto di interpreti importanti, come Rondo, Posey, PJ Brown, Pierce ed ovviamente il difensore dellanno (premio che per una volta, negli ultimi anni, coincide con la realtà), Kevin Garnett. Il bigliettone, è infatti, il vero segreto di pulcinella della difesa dei Celtics, che è molto brava a portare il raddoppio, far uscire la palla e riaprirsi in tempo record, e chiudere alla perfezione la rotazione.
Tutte cose che solo KG è in grado di darti, perché ha braccia lunghe, una mobilità laterale inimmaginabile, unintensità pazzesca per tutti i minuti che è in campo, il tutto unito ad unintelligenza cestistica che solo i fuoriclasse hanno. E vero, si farebbe un torto a Thibodeau riducendo il successo della difesa di Boston solo alla presenza di un giocatore, ma è indubbio che Garnett da una sicurezza e una presenza in area che pochi giocatori possono dare.
Dopo aver imbrigliato LeBron James, era opinione comune che sarebbe stato più difficile per i Celtics limitare il numero 24. Per certi versi è stato vero, perché Bryant ha tirato si male, ma non malissimo, riuscendo con la sua innata classe a uscire dalle grinfie della difesa di Boston, che però non ha mai concesso punti facili a KB, costringendolo a girare al largo dallarea, ad accontentarsi del jumper da fuori, ed a coinvolgere compagni non sempre allaltezza del momento.
In poche parole i Celtics non hanno permesso a Bryant di entrare in ritmo, di fare tanti viaggi in lunetta, di accendersi completamente.
Dal canto loro i [b]Lakers[/b], hanno invece mostrato momenti di [b]pallacanestro difensiva imbarazzante.[/b] Aiuti mancati, canestri facili concessi, brutte rotazioni dal lato debole, mancanza di un preciso disegno difensivo, pessima transizione difensiva, insomma chi più ne ha più ne metta. E dire che davanti cerano si i Big Trhee, ma solo ed esclusivamente loro, visto che in attacco Rondo è stato per lo più una zavorra, e soprattutto la sua presenza in campo permetteva a Bryant di riposarsi e giocare da battitore libero, cosa che con House e (teoricamente) Cassell, non era possibile.
Perkins ha giocato poco ed in generale i panchinari di Boston sono giocatori di cuore ma non certo dal grande talento offensivo.
Pur con un Garnett un po freddo offensivamente, [b]L.A. non ha saputo trovare giocate difensive nei momenti importanti della serie[/b], non riuscendo ad arginare Paul Pierce, sul quale Radmanovic e Vujacic sono stati in grande difficoltà, perdendo spesso e volentieri Allen, e difendendo veramente poco il canestro, in particolare quando Boston giocava il pick and roll.
[b]LA SFIDA TRA LE DUE PANCHINE[/b]
Confrontare i due allenatori ora, sarebbe ingeneroso nei confronti di Phil Jackson. [b]Ovviamente bisogna dare atto a Doc Rivers di aver costruito un gruppo solido[/b]uniito, in grado di rialzare la testa nei momenti difficili (i primi due turni finiti a gara 7). Durante la serie gli infortuni e la rotazione limitata hanno costretto Rivers alle scelte che ha fatto.
Con Perkins fuori, Doc si è dovuto per forza affidare allesperienza di Brown e allenergia di Powe, mentre la cronica inaffidabilità al tiro di Rondo ha costretto Rivers a dare più minuti del previsto (e del dovuto), a Cassell.
[b]Non è sicuramente stata la miglior serie allenata da Jackson[/b]. Ma le colpe che si possono dare a Zen Master non sono tanto quelle di aver sbagliato delle scelte durante le 6 partite di Finale, ma quanto di non essere riuscito a creare un minimo di mentalità difensiva, una parvenza di solidità che avrebbe forse fatto la differenza tra la sconfitta e la vittoria.
Anche la scelta di affidare Pierce a Radmanovic e Vujacic è stata criticata da molti, ma qui sinceramente le scelte non erano infinite, considerando che [b]lopzione Bryant non era percorribile[/b], primo per non stancare il miglior giocatore della squadra, secondo per non caricarlo di falli, e terzo perché effettivamente il numero 24 non è un grande difensore per tutti i 48 minuti.
Ariza poteva dare cm e atletismo, ma era appena rientrato da un infortunio, ed in attacco avrebbe tolto più di quello che avrebbe potuto dare in difesa.
[b]MVP[/b]
LMVP a Pierce non era nemmeno quotato. Il capitano bianco verde, luomo fedele alla maglia, è stato autore di una [b]grandissima finale[/b], passata anche per linfortunio che lha costretto ad uscire dal campo sulla sedia a rotelle, prima del rientro in grande stile. [b]Offensivamente è stato il più costante[/b], con momenti in cui è stato veramente un rebus per la difesa dei Lakers, ed anche in difesa ha dimostrato il suo valore.
Ed è proprio su questo che forse si può discutere. [b]Da sempre nella NBA il fascino dellattaccante fa presa su tifosi e addetti ai lavori[/b], ma il vero motivo per cui i Celtics hanno vinto il titolo è stata la difesa, ed è paradossale che la peggiore serie dal punto di vista statistico di [b]KG[/b], non abbia lasciato dubbi sullimmensa importanza del giocatore sulla squadra. [b]Poteva vincere lMVP?[/b] Non con quelle cifre, ma se lanello è arrivato, molto merito va alla ferocia agonistica di Garnett, che seppur tirando male è stato unira di Dio in difesa.
[b]I BIG TRHEE[/b]
[b]Unire tre stelle, specialmente se di prima grandezza, non è sempre facile.[/b] Certo, allinterno della Lega ci sono squadre dove sono presenti terzetti di grande, grandissimo valore, ma sono nati con modalità diverse e soprattutto non sono formati da tre stelle assolute, come quelle dei Celtics sono. Washington per esempio ha in Arenas, Jamison e Butler, tre giocatori da 20 punti di media, ma Butler è un emergente e Jamison non è mai stato tra i top 20 della Lega.
Stessa cosa per San Antonio, dove le gerarchie sono sempre state chiare, dove Duncan è la super star, Ginobili il giocatore da 20 di media e Parker il giovane in grande ascesa. A Boston invece, lesperimento poteva sembrare azzardato. Inserire due super star come [b]KG e Allen[/b] nella squadra di un grande solista, Paul Pierce.
E vero, fin dallinizio sono state sottolineati la [b]grande intelligenza cestistica e laltruismo dei due nuovi arrivati[/b], ma non era per niente scontato che i tre avrebbero automaticamente trovato la quadratura del cerchio, e comunque cè stato chi ha dovuto fare più di un passo indietro, segnatamente Ray Allen.
L’ex Sonics è parso più volte fuori ritmo, anche durante la stagione regolare, lui, abituato ad una squadra dedita a giocare per esaltarne le qualità di tiratore, ha avuto lintelligenza e la classe per [b]riciclarsi come terza punta, un compito non facile da svolgere[/b], ma che alla fine ha portato ad un titolo conquistato comunque da grande protagonista (20 di media col 50% dal campo e il 50% da 3).
Garnett, pur avendo le potenzialità per dominare una gara anche in attacco[/b], non è mai stato quel tipo di giocatore, e quindi per lui non è stato difficile mettersi al servizio della squadra e ricoprire il ruolo di [b]playmaker occulto[/b]. Ma la verità è stata sotto gli occhi di tutti: il vero leader emotivo dei Celtics è The Revolution, con buona pace di [b]Paul Pierce[/b], che per ovvi motivi tecnici è stato invece la prima opzione offensiva della sua squadra,[b] luomo a cui affidare i palloni nei momenti caldi[/b], luomo da cui andare a giochi rotti.
[b]BLACK MAMBA[/b]
Come giudicare la serie finale di Kobe Bryant? Dire male non sarebbe giusto. LeBron James, il miglior realizzatore della stagione regolare, nella serie contro Boston ha tirato col 35% dal campo, rimanendo impigliato nella rete difensiva dei Celtics (cosa che non gli ha comunque impedito di portare la sua squadra fino a gara 7). [b]Bryant[/b], che in attacco ha più varietà di soluzioni, ha tirato male, ed [b]è riuscito ad accendersi solo un paio di volte[/b], non a caso nelle uniche due vittorie dei Lakers.
Cercare di valutare KB solo per quello fatto in finale sarebbe superficiale e riduttivo. [b]Contro la miglior difesa della Lega[/b], Bryant è stato lunico dei suoi in grado di creare opportunità di tiro per se e per gli altri, lunico, assieme al veterano Fisher, preparato per giocare sul palcoscenico più importante. Laver perso la finale, di certo non aggiungerà nulla al suo valore, ma non può succedere nemmeno il contrario. Tra un anno Bryant potrà uscire dal contratto. [b]Il numero 24 ha detto di voler restare un giallo-viola a vita[/b], starà alla crescita di Bynum ed alla definitiva maturazione di Gasol fargli mantenere questa parola.
[b]COSA SUCCEDERÀ ORA?[/b]
Fin dallarrivo di Allen e Garnett, si era capito che i Celtics erano una squadra con una data di scadenza ravvicinata. Laver centrato lobiettivo dellanello già al primo hanno da tutta unaltra dimensione alla squadra costruita da [b]Danny Ainge[/b], che però questestate [b]dovrà prendere delle decisioni importanti[/b]. Prima fra tutte quella che riguarda [b]Posey[/b].
Il giocatore può uscire dal contratto (cosa che farà), ma [b]per rifirmarlo, Boston dovrebbe spendere buona parte della sua Mid Level Exception[/b], cosa che non può permettersi di fare a cuor leggero, visto che dovrà occuparsi anche di altre questioni. Infatti, dopo aver raggiunto il titolo, [b]Brown[/b], che è stato importantissimo in questi playoff, [b]dovrebbe ritirarsi, come anche Cassell[/b].
Due assenze che andrebbe ad aprire una falda importante a livello di leadership ed esperienza, difficilmente colmabile dalla crescita di Rondo e Perkins, un buco nella rotazione che la dirigenza dovrà chiudere in fretta.
Diverse le cose in casa [b]Lakers. La squadra è giovane[/b], e con ampi margini di miglioramento. Ha in Bryant e Fisher i due giocatori più vecchi (30 e 33), ed un [b]gruppo molto unito[/b]. Gasol ha 26 anni, Odom è del 1979, e Bynum, giocatore emergente questanno, ne ha solo 21. In estate [b]Vujacic e Turiaf potrebbero far le valigie[/b], ma sono comunque giocatori rimpiazzabili.
Il vero punto debole è nella posizione di numero 3, dove Walton può andare bene come cambio, e dove Radmanovic è sostanzialmente uno specialista del tiro da 3. Ariza sarebbe una soluzione ideale, se solo avesse un tiro affidabile, ed un gioco offensivo più completo. Dopo essersi trovato per le mani Gasol a metà anno, [b]Kuptchak è chiamato ad unestate che confermi le sue capacità[/b], anche e specialmente con poco margine di manovra a disposizione.
[b]Stefano Manuto[/b]